Con la legge di bilancio sono state introdotte novità al reddito di cittadinanza. Le maggiori riguardano i cosiddetti “occupabili”: chi sono?
Con l’approvazione del Decreto Lavoro il 1° maggio 2023, il reddito di cittadinanza non sarà più lo stesso. A partire dal 1° gennaio 2024, infatti, verrà sostituito da una nuova misura di sostegno: l’Assegno di inclusione.
Nel frattempo però, dal 1 gennaio e fino al 31 dicembre 2023, è cambiata la disciplina del reddito di cittadinanza. È questo uno dei principali effetti della legge di bilancio per l’anno 2023. La novità più importante riguarda la durata del trattamento: dalle precedenti 18 mensilità (rinnovabili) si passa a 7 mensilità.
La riduzione degli assegni riguarda i cosiddetti soggetti “occupabili”: uomini e donne, di età compresa tra i 18 e i 65 anni, abili al lavoro. C’è poi un’altra novità fondamentale: il rifiuto anche di una sola offerta di lavoro comporta la decadenza del sussidio per tutta la famiglia.
È un termine giornalistico utilizzato per riferirsi a tutti i soggetti in condizione di trovare un’occupazione. La definizione normativa è invece offerta dall’articolo 4 del decreto legge 4 del 2019, il testo legislativo che ha introdotto e che disciplina il reddito di cittadinanza.
Questo articolo inserisce nella categoria tutti i componenti maggiorenni del nucleo familiare, con una età inferiore a 65 anni, non già occupati e che non frequentano un regolare corso di studi. Si tratta quindi di tutti i soggetti in grado di trovare un’occupazione e di poter lavorare.
Non rientrano invece tra gli occupabili:
Possono chiedere di essere esclusi dalla categoria coloro che assistono familiari minori di 3 anni o persone con disabilità.
Quanti sono i soggetti occupabili? Secondo un’analisi dell’ANPAL rientrano in questa categoria circa 660 mila cittadini.
La definizione di soggetti occupabili è strettamente collegata alla nuova durata del reddito, come modificato dalla legge di bilancio 2023.
A partire da gennaio 2023, il numero massimo di mensilità è 7. La riduzione da 18 a 7 mensilità si applica a tutti i soggetti occupabili, tranne che per i nuclei familiari con:
Queste tre categorie continuano a percepire il sussidio nella misura di 18 mesi rinnovabili.
Il reddito di cittadinanza non è solo uno strumento di contrasto alla povertà, ma è anche un mezzo per favorire l’occupazione e l’inclusione lavorativa.
Per stimolare un comportamento attivo da parte dei percettori, il legislatore ha previsto sin dall’inizio l’obbligo di offrire la propria disponibilità al lavoro. La norma parla di “immediata disponibilità al lavoro” e deve essere rilasciata da tutti i soggetti occupabili del nucleo familiare, pena l’improcedibilità della domanda.
La seconda grande novità della legge di bilancio riguarda la possibilità di rifiutare le proposte di lavoro. Prima della modifica, il soggetto occupabile aveva la possibilità di non accettare fino a due proposte di lavoro. Dal 1 gennaio 2023, il rifiuto anche di una sola offerta di lavoro fa perdere il sussidio.
Non solo obbligo di immediata disponibilità a lavorare, ma anche obbligo di frequentare percorsi di formazione e aggiornamento professionale, oltre al completamento del percorso scolastico. È un’altra novità prevista dalla legge di bilancio in vigore dal 1 gennaio 2023.
Anche questa nuova previsione si basa su precisi dati statistici: tra i soggetti occupabili, il 70% ha la terza media e il 73% non ha mai avuto un contratto di lavoro subordinato o parasubordinato nei tre anni precedenti.
In particolare, i soggetti occupabili devono essere inseriti, per un periodo di sei mesi, in un corso di formazione o di riqualificazione professionale.
Inoltre, per i beneficiari tra 18 e 29 anni che non hanno assolto l’obbligo scolastico (attualmente 10 anni di scuola) “l’erogazione del reddito di cittadinanza è subordinata anche all’iscrizione e alla frequenza di percorsi di istruzione degli adulti di primo livello”. Se non si frequentano i corsi e/o la scuola, i soggetti perdono il diritto al sussidio.
Leggi anche:
Reddito di cittadinanza 2023, cosa cambia
Reddito di cittadinanza, reato penale per chi lavora in nero