Restituzione stipendio indebitamente percepito

Restituzione stipendio
(foto Shutterstock)

Con circolare n. 8/E del 14 luglio l’Agenzia delle Entrate chiarisce la modalità di restituzione delle somme assoggettate a tassazione in anni precedenti indebitamente percepite dal lavoratore

In quali casi il lavoratore potrebbe dover restituire quanto erogato dal datore di lavoro?

Se il rapporto di lavoro è ancora attivo, il tuo datore di lavoro può chiederti di restituire somme percepite per errore, cioè stipendi o parti di stipendio non dovuti.

Anche se è raro che un’azienda paghi per sbaglio un intero stipendio, ad esempio versandolo due volte o pagandolo a chi non lavora più in azienda, ci sono situazioni più comuni.

Succede più spesso che tu riceva dei compensi extra, come voci di busta paga o premi, che non ti spettavano per errore o per una valutazione sbagliata. In questi casi, il datore di lavoro ha il diritto di chiedere la restituzione delle somme indebitamente versate.

Ecco alcuni esempi in cui potresti essere obbligato a restituire parte dello stipendio che non ti spettava:

  • hai ricevuto un compenso legato a un patto di non concorrenza, ma in seguito il patto è stato dichiarato nullo;
  • ti è stato versato un acconto sul premio di risultato, che poi si è scoperto non essere dovuto;
  • il datore di lavoro è stato inizialmente condannato da un giudice a pagarti una somma, come un’indennità risarcitoria, ma in seguito quella somma è risultata non dovuta.

In tutti questi casi, l’azienda può chiederti la restituzione degli importi versati per errore o in eccesso.

Restituzione somme indebitamente percepite, al lordo o al netto?

Tu e il tuo datore di lavoro potete decidere insieme se la restituzione delle somme indebitamente percepite debba essere fatta al lordo o al netto delle tasse già pagate.

Con la circolare n. 8/E del 14 luglio 2021, l’Agenzia delle Entrate ha chiarito come gestire la restituzione di somme tassate in anni precedenti, che non ti spettavano.

Se hai ricevuto una somma per errore e questa è già stata tassata negli anni precedenti, tu e il datore di lavoro potete decidere se restituirla al lordo o al netto.

Nel caso di restituzione al lordo, il datore trattiene l’intero importo dalla tua busta paga e riduce il tuo reddito imponibile nello stesso anno della restituzione. In questo modo recuperi anche le imposte che avevi pagato quando hai ricevuto quella somma.
Esempio: se nel 2019 hai ricevuto per errore 1.000 €, e nel 2021 il tuo reddito è di 30.000 €, il datore trattiene i 1.000 € dalla busta paga e tu paghi l’IRPEF su 29.000 €, non su 30.000 €.

Nel caso di restituzione al netto, il datore trattiene dalla tua busta paga solo l’importo già decurtato delle tasse pagate all’epoca. In questo modo non recuperi le imposte già versate, perché la somma viene restituita al datore per l’importo effettivo che ti era rimasto.

Restituzione stipendio non dovuto: un esempio dell’Agenzia delle Entrate

Se nel 2019 il tuo datore di lavoro ti ha pagato 28.000 €, trattenendo 6.960 € di tasse, e nel 2021 ti chiede di restituire un quarto della somma ricevuta, cioè 7.000 € (pari a 28.000 × 1/4), bisogna calcolare correttamente l’importo netto da restituire.

Per farlo, il datore di lavoro deve sottrarre un quarto delle ritenute IRPEF già trattenute, cioè 1.740 € (ottenuti da 6.960 × 1/4).

Quindi, la somma effettiva che dovrai restituire sarà pari a 5.260 € (cioè 7.000 € – 1.740 €).

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