I rider stanno diventando sempre di più e spesso vengono considerati lavoratori autonomi, anche se alcuni tribunali sostengono debbano essere dipendenti
Negli ultimi anni, il numero di rider è aumentato esponenzialmente. Se fai parte di questa categoria, sai bene che il tuo lavoro è diventato ormai essenziale nelle città. Consegni cibo e altri prodotti a domicilio, permettendo a tantissime persone di ricevere ciò di cui hanno bisogno in tempi rapidi.
Il tuo ruolo in quanto rider, però, è stato spesso al centro di discussioni. C’è chi sostiene che tu debba essere considerato un lavoratore autonomo, mentre altri ritengono che tu abbia diritto a più tutele. Essendo quella del rider una professione nata di recente, si sta cercando di garantire regole chiare e giuste, evitando abusi da parte delle aziende.
Vediamo quindi come funziona davvero il tuo impiego e quali sono le sfide ancora aperte.
Il lavoro del rider è ormai parte della nostra quotidianità. Se fai questo mestiere, significa che consegni cibo e prodotti a domicilio, spostandoti in bicicletta, scooter o altri veicoli per portare gli ordini direttamente ai clienti.
Ma cosa significa davvero essere un rider? In sostanza, utilizzi piattaforme digitali per ricevere richieste da ristoranti o negozi e consegnare la merce nel minor tempo possibile.
Lavorare come rider ti offre flessibilità, perché puoi gestire i tuoi turni e percorsi, ma al tempo stesso non sempre hai certezze contrattuali. Molti rider, infatti, sono inquadrati come lavoratori autonomi o con contratti di collaborazione spesso poco chiari.
In definitiva, il tuo lavoro è fondamentale: sei il collegamento tra chi produce e chi consuma, garantendo una consegna veloce ed efficiente.
Il contratto da rider può cambiare a seconda della piattaforma per cui lavori e dell’inquadramento previsto dalla legge. In Italia, puoi essere assunto come lavoratore autonomo oppure con un contratto etero-organizzato.
Cosa cambia tra i due? Se sei un rider autonomo, lavori in modo indipendente e gestisci i tuoi tempi. Se invece la piattaforma organizza le tue consegne e il tuo lavoro è continuativo, hai diritto alle stesse tutele dei lavoratori dipendenti.
Dal 15 settembre 2020, esiste anche un CCNL per i rider autonomi, che ha introdotto maggiori tutele per chi fa questo mestiere. È stato un passo avanti importante per garantire più diritti e sicurezza a chi si occupa delle consegne.
Il contratto da rider Deliveroo rientra spesso nel lavoro autonomo, quindi il pagamento avviene in base alle consegne che effettui.
Per lavorare con Deliveroo, così come con altre piattaforme di food delivery, devi avere alcuni requisiti fondamentali:
All’interno della loro piattaforma, potrai inoltrare la tua candidatura.
I contratti di lavoro per i rider di Glovo sono di tipo autonomo, proprio come quelli di Deliveroo.
Per iniziare a lavorare con Glovo, devi prima inviare la tua candidatura e attendere la verifica dei tuoi dati. Se la selezione va a buon fine, firmerai il contratto e avrai accesso a un account personale. Da lì riceverai le notifiche sulle consegne disponibili e potrai iniziare a lavorare.
I requisiti per diventare rider sono gli stessi di Deliveroo.
Diverso è il caso del contratto per i rider di Just Eat, che prevede un’assunzione come dipendente con retribuzione oraria e tutte le tutele tipiche del lavoro subordinato.
A differenza di altre piattaforme, i rider di Just Eat ricevono una paga fissa oraria, indipendentemente dal numero di consegne effettuate. Inoltre, hanno diritto a ferie retribuite e al TFR.
Prima di iniziare a lavorare, è necessario sottoporsi a una visita medica per verificare l’idoneità a svolgere l’attività di rider.
Per candidarti, devi indicare la provincia in cui vuoi lavorare e il numero di ore che sei disposto a dedicare. Una volta inviata la candidatura, Just Eat selezionerà i candidati più adatti e ti contatterà per completare il processo di assunzione.
Il dibattito va avanti da anni: i rider sono lavoratori autonomi o dipendenti? In teoria, molte piattaforme li inquadrano come autonomi, dato che possono scegliere quando e quanto lavorare. Tuttavia, in diversi casi, i tribunali hanno riconosciuto che il loro lavoro presenta caratteristiche tipiche del lavoro subordinato, come il controllo da parte dell’azienda e l’assenza di una reale autonomia organizzativa.
Alcune sentenze hanno stabilito che, in determinate condizioni, i rider hanno diritto alle stesse tutele dei lavoratori dipendenti, come ferie pagate e contributi previdenziali. La normativa si sta evolvendo, ma la situazione resta complessa e va valutata caso per caso.
In generale, la differenza tra lavoro autonomo e subordinato dipende dal rapporto con la piattaforma che gestisce le consegne:
Le normative stanno cambiando per garantire maggiore tutela ai rider, introducendo regole più chiare su retribuzione minima, sicurezza sul lavoro e diritti sindacali.
Il tipo di contratto che sottoscrivi determina il tuo rapporto di lavoro come rider. Se lavori come autonomo, riceverai proposte di consegna direttamente sullo smartphone, che utilizzi per svolgere l’attività.
Una volta effettuato il login alla piattaforma, sei tu a decidere se accettare o rifiutare le consegne, senza alcun obbligo. In questo caso, non hai vincoli orari e puoi scegliere quando e quanto lavorare, in totale autonomia.
Se invece hai un contratto da dipendente, gli orari sono concordati al momento della firma e variano generalmente da 10 a 30 ore settimanali. L’organizzazione effettiva del lavoro, però, dipende dagli accordi tra te e l’azienda.
Fare il rider come secondo lavoro è possibile, ma ci sono alcuni aspetti da considerare. Se hai già un impiego dipendente, dovresti verificare se il tuo contratto prevede limitazioni sulle attività extra-lavorative, come patti di non concorrenza o incompatibilità. Se invece sei un dipendente pubblico, le regole sono più rigide e potrebbe essere necessaria un’autorizzazione.
Un altro aspetto importante è quello fiscale: se svolgi questa attività in modo occasionale, potresti rientrare nel regime delle prestazioni occasionali; se invece diventa un’attività continuativa, potrebbe essere necessario aprire una partita IVA.
Se lavori come rider per più compagnie in modo autonomo, non ci sono vincoli di esclusività, quindi puoi collaborare con diverse piattaforme senza problemi.
Per un rider autonomo, lo stipendio dipende dalle consegne effettuate. Il CCNL stabilisce che il rider può accettare o rifiutare ogni singola consegna, senza alcun obbligo professionale oltre a questo. Meno consegne fai, meno guadagni.
Tuttavia, il CCNL, all’articolo 11, prevede un compenso minimo orario di 10 €, che può essere riparametrato se il tempo di lavoro effettivo è inferiore.
Ci sono poi condizioni particolari che aumentano il compenso, come:
Se più di una di queste condizioni si verifica contemporaneamente, la retribuzione minima viene aumentata del 20%.
Per un rider dipendente, invece, lo stipendio è fisso e si aggira intorno ai 9 € lordi all’ora, con la possibilità di rimborsi chilometrici a seconda del mezzo utilizzato.
La mancia, pur essendo un compenso aggiuntivo e volontario, ha un valore fiscale diverso a seconda che tu sia un rider autonomo o dipendente.
Se sei un lavoratore subordinato, la mancia può essere considerata parte della tua retribuzione se prevista dal contratto collettivoÈ l’accordo stipulato a livello nazionale tra i sindacati di rappresentanza dei lavoratori e dei datori di lavoro per regolare determinati aspetti dei contratti individuali di lavoro di un certo settore (es. orario di lavoro, retribuzione minima, ferie, congedi, ecc.). More o se rappresenta una componente abituale del tuo reddito. In questo caso, potrebbe essere soggetta a tassazione e contribuzione previdenziale.
Se invece sei un rider autonomo, la mancia rientra nei redditi derivanti dall’attività professionale e viene trattata fiscalmente come un’entrata aggiuntiva, quindi soggetta a tassazione secondo le regole per i lavoratori autonomi.
Di norma, le piattaforme per cui lavori non trattengono nulla sulle mance ricevute, ma queste somme potrebbero comunque essere tassate dallo Stato, in base alle leggi vigenti.
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