La Legge di Bilancio 2024 ha confermato alcune delle misure a sostegno contro la povertà, tra cui il taglio al cuneo fiscale introdotto con il Decreto Lavoro nella primavera del 2023
Tra gli obiettivi del governo c’è anche quello di dare un ulteriore taglio al cuneo fiscale in busta paga, cioè cercare di ridurre la differenza tra lo stipendio lordo che spetta al dipendente e l’importo netto che risulta in busta paga a seguito dell’applicazione dei contributi e delle imposte sul reddito.
A parità di retribuzione lorda, quindi, il lavoratore percepisce più soldi in termini di netto, senza che per l’azienda ci sia un aumento dei costi, che restano invariati.
In particolare, con la legge di bilancio è stato prorogato fino al 31 dicembre 2024 lo sconto dei contributi a carico del lavoratore pari al 6% o 7% in base a diverse soglie di reddito del lavoratore.
Ciò comporta un vantaggio per il dipendente, perché i contributi INPS a suo carico sono più bassi e, quindi, sono basse anche le trattenute in busta paga. In altre parole, il netto è più alto perché diminuiscono le trattenute.
Con la legge di bilancio è stato prorogato fino al 31 dicembre 2024 lo sconto dei contributi a carico del lavoratore pari al 6% o 7% in base a diverse soglie di reddito del lavoratore. Le percentuali e le soglie sono le stesse dello scorso anno.
Per i periodi di paga dal 1°gennaio 2024 al 31 dicembre 2024, l’esonero sulla quota dei contributi previdenziali per l’invalidità, la vecchiaia e i superstiti è pari al:
È bene sottolineare che questo taglio non comporta alcuna penalità in termini pensionistici al lavoratore. È previsto, infatti, che l’aliquota di computo delle prestazioni pensionistiche resti la stessa.
La verifica dell’esistenza di tutti i requisiti viene effettuata su ciascun mese di paga preso singolarmente. Quindi, non basta rientrare nei requisiti una volta per richiedere lo sgravio per tutto il periodo indicato nella misura.
In pratica questo vuol dire che, nei diversi mesi retribuiti, lo sgravio può essere diverso o non venire riconosciuto perché la retribuzione supera i limiti massimi consentiti.
Lo sgravio spetta a tutti lavoratori dipendenti del settore privato. A prescindere dalla qualifica, infatti, rientrano i dipendenti full-time, part-time, apprendisti, tempi determinati ecc. L’esonero si applica sia ai lavoratori già in forza che ai lavoratori assunti nel corso del 2024. Restano esclusi dal beneficio i rapporti di lavoro domestico, come previsto espressamente dalla legge.
Lo sgravio, però, non è uguale per tutti: la percentuale varia a seconda della retribuzione annua lorda di ciascun lavoratore.
Inoltre, è importante ricordare che si tratta di una misura temporanea. Questo significa che non verrà corrisposta all’infinito, ma solo fino al 31 dicembre 2024.
Per vedere questo aumento in busta paga non è necessario fare alcuna domanda, perché verrà applicato in automatico.
Lo sgravio verrà riportato nel corpo del cedolino, ovvero nella parte centrale che contiene lo sviluppo del mese lavorato con indicazione di ore o dei giorni lavorati.
Qui verrà esposta la voce “Esonero IVS”, generalmente dopo l’esposizione dell’imponibile previdenziale. A lato della voce “Esonero”, nella colonna “Importo base” è riportata la stessa cifra dello sconto con l’indicazione della percentuale di esonero che è stato applicato.
Trattandosi di uno sconto, quindi di un’agevolazione per il lavoratore, questo importo verrà indicato nella colonna delle competenze.
Facciamo un esempio pratico per avere chiaro come funziona e capire bene quanto posso ricevere in più in busta paga.
Ipotizziamo un imponibile previdenziale di 2.100 euro mensili con l’applicazione dell’aliquota a carico del dipendente del 9,19%. Senza l’applicazione dello sconto sui contributi andrebbe a pagare 193 euro di contributi. L’imponibile fiscale sarebbe quindi pari a 1.907 euro.
A questo imponibile verrebbe applicata l’aliquota irpef pari al 23% (con le nuove aliquote del 2024). E quindi il netto, senza calcolare le varie detrazioni personali, sarebbe pari a 1.468 euro.
Con il taglio del cuneo fiscale, invece, il calcolo sarebbe il seguente: all’aliquota del 9,19% verrebbe applicato lo sconto del 6% e sarebbe quindi pari al 3,19%. Con l’imponibile previdenziale di 2.100, quindi, il dipendente dovrebbe pagare 67 euro.
L’imponibile fiscale sarebbe quindi pari a 2.033,00 euro a cui viene applicata aliquota irpef del 23%. Il netto sarà quindi pari a 1.565 euro.
Il taglio sul cuneo fiscale in questo esempio porta quindi ad avere all’incirca 100 euro in più in busta paga.
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