Trasparenza salariale: posso scoprire lo stipendio dei miei colleghi?

trasparenza salariale
(foto Shutterstock)

Scopri i dettagli della Direttiva dell’Unione Europea in materia di trasparenza retributiva

Stipendio, busta paga, RAL, retribuzione, salario: comunque lo si chiami, il guadagno da lavoro rimane il principale interesse dei lavoratori italiani, attirando l’attenzione e la curiosità di colleghi e non solo.

Ma in quanto lavoratore hai davvero il diritto alla trasparenza salariale e, quindi, di sapere quanto guadagnano i tuoi colleghi? E se sì, a chi devi rivolgerti scoprirlo? 

Partiamo da una certezza: è possibile scoprire a quanto ammonta lo stipendio dei propri colleghi solo a livello di “media” e non a livello individuale

Tradotto: non puoi chiedere a quanto ammonta la busta paga di un tuo collega, ma hai diritto a sapere lo stipendio medio e mediano di una certa categoria di colleghi. 

La Direttiva UE 2023/970, infatti, obbliga gli Stati membri ad adottare una normativa nazionale che consenta ai lavoratori di ricevere informazioni non solo sulla propria retribuzione, ma anche su quella dei colleghi in azienda.

Cosa si intende per trasparenza salariale 

Trasparenza salariale significa rendere noto, chiaro e accessibile il dato sulla retribuzione all’interno dell’azienda. La trasparenza salariale, come definita dalla Direttiva 2023/970 non significa diritto di conoscere gli stipendi dei colleghi, ma di accedere ad una serie di informazioni sugli stipendi medi. La trasparenza salariale opera su vari livelli e momenti:

  • fase preassuntiva e di selezione: le aziende sono obbligate a indicare lo stipendio offerto per ciascuna posizione aperta;
  • durante il rapporto, le aziende sono tenute a pubblicare i dati sugli stipendi medi e mediani suddivisi per categoria e settore.

La trasparenza salariale nel 2026 diventa realtà

Il 10 maggio 2023, è stata approvata la Direttiva 2023/970 per la lotta al gender pay gap, con l’obiettivo di “rafforzare l’applicazione del principio della parità di retribuzione tra uomini e donne per uno stesso lavoro o per un lavoro di pari valore attraverso la trasparenza retributiva”.

L’Unione Europea ha spesso introdotto diverse novità, principalmente Direttive Regolamenti, con l’obiettivo di uniformare il più possibile le normative nazionali di ciascuno stato membro, realizzando sul lungo termine un diritto comunitario del lavoro basato su alcuni principi imprescindibili.

A differenza dei Regolamenti, le Direttive non introducono una specifica normativa, bensì indicano agli Stati quali sono gli obiettivi e le tutele da accordare ai lavoratori, lasciando poi a ciascun Paese libera scelta sulle modalità di intervento.

Nello specifico, la Direttiva 2023/970 obbliga gli stati membri a dotarsi di una normativa che favorisca la parità retributiva di genere, creando le giuste condizioni per preveniremonitorare e sanzionare le situazioni di discriminazione entro il termine massimo del 7 giugno 2026. Ecco dunque perché si può parlare di trasparenza salariale nel 2026​: è il termine finale entro il quale gli Stati membri devono uniformare la propria normativa in modo coerente con le previsioni della Direttiva comunitaria.

Cosa dice la direttiva europea sulla trasparenza salariale 

La Direttiva europea sulla trasparenza salariale interviene su più fronti. Per prima cosa ti riconosce il diritto di conoscere i livelli retributivi in azienda, divisi per genere e categoria. Le informazioni che le aziende devono fornire sono medie e riferite a gruppi omogenei, non ai singoli: così si tutela la privacy, ma si garantisce comunque trasparenza. L’obiettivo è evitare discriminazioni salariali e permetterti di capire se la tua retribuzione è in linea con quella delle altre persone in ruoli simili.

Entro il 2026 ogni Paese, Italia compresa, dovrà recepire la normativa e applicarla in concreto. Le imprese dovranno informarti del tuo diritto di accesso a questi dati e comunicare regolarmente il divario retributivo di genere.

La direttiva agisce anche prima dell’assunzione: le aziende hanno l’obbligo di indicare lo stipendio o la fascia retributiva già negli annunci di lavoro. Non saranno più ammesse formule vaghe come “stipendio proporzionato alle competenze” senza un numero. Inoltre, durante i colloqui, non potranno chiederti lo stipendio attuale o passato.

Quali aziende devono conformarsi alla legge sulla trasparenza salariale​?

La Direttiva sulla trasparenza salariale riguarda tutte le aziende, senza distinzioni. Gli Stati membri possono però decidere di esonerare le imprese con meno di 100 lavoratori dall’obbligo di pubblicare i dati sulla trasparenza salariale. Questo non significa che siano esentate da tutto: l’obbligo di indicare la retribuzione negli annunci di lavoro rimane comunque valido anche per loro.

Perché la trasparenza salariale è un’opportunità per le aziende?

La trasparenza salariale è ormai una priorità per molte aziende, soprattutto per chi vuole attrarre e trattenere talenti. Per te significa equità e uguaglianza tra chi lavora, valori molto sentiti dalle nuove generazioni. Le aziende devono saper applicare la direttiva: vuol dire anche spiegare in modo chiaro eventuali differenze retributive tra ruoli o categorie, con criteri oggettivi e comprensibili.

Portare davvero la trasparenza in azienda è una sfida grande, ma chi saprà affrontarla e governarla avrà più attrattività sul mercato del lavoro e un ritorno di immagine più forte rispetto alla concorrenza.

Annunci di lavoro: indicare lo stipendio diventa obbligatorio

Nel testo della Direttiva viene posta molta attenzione sulla retribuzione fin dalla fase preassuntiva, ossia ancor prima di firmare il contratto di lavoro. Espressioni come “lo stipendio sarà proporzionato alle competenze maturate”, “secondo le previsioni del contratto collettivo” o altre indicazioni prive di un concreto dato numerico diventeranno, quindi, vietate.

In sostanza, gli Stati dovranno introdurre una normativa che obblighi le aziende, sin dalle offerte di lavoro, a fornire informazioni sulla retribuzione iniziale o sulla relativa fascia da attribuire alla posizione in questione. Un’altra previsione importante riguarda i colloqui di lavoro: il datore di lavoro, infatti, non potrà chiedere ai candidati informazioni sulle retribuzioni percepite negli attuali o nei precedenti rapporti di lavoro.

Il diritto di conoscere le retribuzioni dei colleghi

Tornando alla domanda iniziale: puoi sapere lo stipendio dei tuoi colleghi o vale il segreto salariale?

Sì, questa possibilità esiste. La Direttiva sulla trasparenza salariale ti riconosce il diritto di ottenere informazioni sulle retribuzioni in azienda, ripartite per genere e per categoria di persone che svolgono lo stesso lavoro o un lavoro di pari valore.

Attenzione però: non puoi conoscere lo stipendio del singolo collega. Hai diritto a consultare i dati medi (e mediani) della categoria di riferimento, così da capire se la tua retribuzione è in linea e individuare eventuali divari ingiustificati.

Lo stipendio medio per categoria di lavoratori

Tuttavia, c’è un importante aspetto da sottolineare: i dati diffusi saranno raggruppati per categoria e non illustreranno la situazione di ogni singolo lavoratore. L’azienda, quindi, sarà tenuta a fornire un dato complessivo.

Inoltre, i numeri saranno medi, ossia riferiti alla “categoria” di chi svolge lo stesso lavoro o un lavoro “di pari valore”. Si tratta, comunque, di un dato estremamente importante e che ha l’obiettivo di evitare discriminazioni retributive: in questo modo, come lavoratore potrai capire se la tua annua è in linea con quella degli altri colleghi o se, invece, stai subendo una (immotivata) discriminazione retributiva.

Il diritto a ricevere informazioni sulla situazione retributiva

Entro il 2026 avrai diritto a ricevere tutte le informazioni sulle condizioni retributive applicate nella tua azienda, perché l’Italia dovrà tradurre in norme concrete la Direttiva europea 2023/970 sulla trasparenza salariale. La direttiva prevede che il datore di lavoro ti avvisi ogni anno del tuo diritto a chiedere e ricevere le informazioni sui livelli retributivi

Inoltre, le aziende, con cadenza diversa a seconda delle dimensioni, dovranno fornire a te e alle rappresentanze sindacali i dati sul divario retributivo di genere, per categorie di lavoratori e distinguendo tra salario, paga base e componenti variabili.

Cosa può fare il dipendente se l’azienda non si adegua alla trasparenza salariale?

La Direttiva sulla trasparenza salariale impone agli Stati di introdurre specifiche leggi obblighi per le aziende del proprio territorio in base agli obiettivi da raggiungere. Oltre alle tutele giudiziarie per i lavoratori, gli Stati dovranno prevedere anche un sistema sanzionatorio “efficace, proporzionato e dissuasivo”.

 

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