Report Istat 2023: la situazione su lavoro e stipendi in Italia

Stipendio lavoratori
(foto Shutterstock)

Analizziamo i dati pubblicati dall’Istituto di statistica sulla situazione degli stipendi del nostro Paese

È stato pubblicato lo scorso 7 luglio 2023 il Rapporto Istat 2023 sugli stipendi degli italiani. Un report scientifico che soddisfa la curiosità di molti sulle buste paga di amici e conoscenti, ad ogni latitudine del nostro Paese. 

Allo stesso tempo, il Rapporto è un efficace termometro per misurare lo stato di salute del Paese, da nord a sud, e per avere un’idea sui possibili sbocchi lavorativi, stipendi inclusi. 

Preoccupano le condizioni dei NEET: circa un quinto dei giovani non lavora, non studia e non si forma. Altrettanto preoccupante è il dato degli aumenti degli stipendi: in dieci anni solo il 13% in più, la metà rispetto alla media europea.

Alcune novità, molte conferme: in questo articolo analizziamo le parti più interessanti del Rapporto annuale sul mondo del lavoro.

Quanta gente lavora in Italia?

L’analisi comincia dal numero di persone occupate nel nostro Paese. Secondo l’Istat, nel corso del 2022 il numero di occupati è cresciuto del 2,4%, pari a più 545.000 unità, riportando la situazione occupazionale al periodo pre-pandemia. 

In percentuali il tasso di occupazione – che considera la popolazione abile al lavoro dai 15 ai 64 anni – è salito nel 2022 al 60,1%. Gli ultimi dati riportano un numero di soggetti occupati pari a circa 23,5 milioni su un totale della popolazione residente di 58.850.000. La media d’età della popolazione lavorativa è di 43,6 anni, record (negativo) europeo.

Quanti sono gli occupati laureati?

Il titolo di studio fa ancora la differenza nella ricerca di un’occupazione. Dalla lettura dell’ultimo Rapporto si scopre che l’83,4% dei laureati italiani ha trovato un’occupazione, contro il 72% dei diplomati e il 53,5% di chi, invece, ha terminato solo le scuole medie. Inoltre, guardando alle buste paga, i laureati guadagnano uno stipendio netto pari a circa 2,5 volte quello dei lavoratori con al più la licenza media.

Quanti sono i NEET in italia?

Acronimo per “Not in Education , Employment or Training”: una piaga sociale che descrive il fenomeno dei giovani, tra 15 e 29 anni, che non studiano, non lavorano e non frequentano corsi di formazione.

Leggendo il Rapporto Istat, la situazione in Italia è preoccupante: quasi il 19% dei giovani tra 15 e 29 anni in Italia rientra nella categoria dei NEET. Si tratta di una percentuale di 7 punti percentuali superiore alla media europea.

Ma c’è un altro dato preoccupante: nella classe di età 30-34, il 12,1% per degli individui dichiara di non aver mai lavorato.

Secondo l’Istituto, questo fenomeno “è riconducibile alla debolezza dell’offerta formativa professionalizzante, alla carenza di efficaci politiche attive sul lavoro, a una scarsa dinamicità del mercato, fattori sui quali il Programma di Ripresa e resilienza intende rimediare”. 

Una possibile soluzione? Secondo l’Istituto di statistica, “le notevoli risorse finanziarie messe in campo per uscire dalla crisi dovrebbero supportare investimenti che accompagnino e rafforzino il benessere dei giovani nelle diverse fasi dei percorsi di vita, intervenendo fin dai primi anni di vita”.

Quante ore sono state lavorate?

Le ore lavorate per dipendente sono risultate in aumento sia in termini congiunturali (+1,9 per cento) sia, soprattutto, in termini tendenziali (+4,6 per cento). 

Il ricorso alla cassa integrazione è sceso a 8,7 ore ogni mille ore lavorate

A quanto ammonta lo stipendio medio in Italia?

27 mila euro lordi è il dato medio della retribuzione dei lavoratori italiani, si tratta di poco più di 2.200 euro lordi al mese, sui cui calcolare le tasse. Al netto, si tratta di una somma attorno ai 20.000 euro all’anno.

Retribuzioni: aumenti dimezzati rispetto ai lavoratori europei

Dal 2013 al 2019, le retribuzioni lorde annue per dipendente sono cresciute in Italia a un tasso medio annuo inferiore all’1 per cento. Nel decennio 2013-2022, la crescita delle retribuzioni lorde annue per dipendente è stata di circa il 12%. 

Negli ultimi due anni, nonostante un’inflazione ai massimi storici, le retribuzioni per unità di lavoro sono cresciute del 0,3% nel 2021 e del 3,7 % nel 2022. Si tratta di aumenti pari alla metà di quella osservata nella media europea. 

Confrontando le buste paga, in un anno, i lavoratori italiani guadagnano 3.700 euro in meno della media dei colleghi europei. Il confronto con i colleghi tedeschi è impietoso: 8.000 euro in meno all’anno.

 

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