Dal voucher Inps al Libretto Famiglia: il nuovo sistema per i piccoli lavori

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(foto Shutterstock)

I voucher avevano un valore unitario di 10 euro che comprendeva i contributi per la pensione

Negli ultimi anni, il mondo dei piccoli lavori occasionali ha subito diverse trasformazioni. Dopo l’abolizione dei voucher Inps, che venivano spesso usati per retribuire in modo semplice e tracciabile le prestazioni saltuarie, il legislatore ha introdotto una nuova soluzione: il Libretto Famiglia.

Pensato per agevolare le famiglie nella gestione di attività come lavori domestici, assistenza a bambini o anziani, lezioni private e simili, questo strumento ha l’obiettivo di garantire maggiore trasparenza e tutela, sia per chi offre la prestazione che per chi ne usufruisce.

In questo articolo, però,vedremo i predecessori degli attuali titoli del Libretto Famiglia, cioè i voucher, per capire come funzionavano e cosa è cambiato.

Cosa sono i voucher

I buoni lavoro, conosciuti anche come voucher, erano un sistema di pagamento che i datori di lavoro, in questo caso chiamati “committenti”, potevano usare per retribuire prestazioni di lavoro accessorio, cioè quei lavori svolti in modo discontinuo, saltuario e non abituale.

I voucher INPS offrivano diversi vantaggi a chi li riceveva. Ad esempio, se li utilizzavi, potevi mantenere lo stato di disoccupato o inoccupato, rendendo il sistema compatibile con la NASpI.

Un altro beneficio riguardava i pensionati: chi era già in pensione poteva continuare a lavorare e ricevere voucher, senza che questo incidesse sull’importo della pensione.

Infine, i cittadini extracomunitari potevano utilizzare i voucher per far valere i compensi ricevuti come parte del reddito necessario al rinnovo del permesso di soggiorno.

Come funzionano i voucher

I voucher potevano essere acquistati dal committente in diversi modi:

  • nelle sedi Inps;
  • presso i tabaccai che aderiscono alla convenzione INPS – FIT; 
  • attraverso procedure online (il cosiddetto “buono lavoro virtuale”), accedendo al sito dell’INPS;
  • presso le banche popolari abilitate;
  • negli uffici postali di tutto il territorio nazionale.

Una volta acquistati, come funzionavano i voucher INPS? Il committente doveva inviare una comunicazione obbligatoria prima dell’inizio del lavoro e poi consegnarli direttamente al lavoratore. Il pagamento con i voucher era quindi molto semplice e immediato.

Per riscuoterli, tu, come lavoratore, dovevi presentarti con Tessera Sanitaria (o codice fiscale) e un documento di identità valido presso uno dei seguenti canali: Poste, tabaccai abilitati o sportelli bancari.

I tempi di validità variavano in base al luogo di acquisto:

  • voucher acquistati all’INPS: riscuotibili alle Poste, a partire dal secondo giorno successivo alla fine dell’incarico e entro 2 anni dall’emissione;
  • voucher acquistati in tabaccheria: riscuotibili solo presso tabaccai abilitati, entro 1 anno dalla data di emissione;
  • voucher acquistati in banca: riscuotibili solo nella stessa banca o circuito bancario, anche in questo caso entro 1 anno e dal secondo giorno dopo la prestazione.

Chi paga le tasse

Ogni voucher valeva 10 euro e corrispondeva al compenso minimo di un’ora di prestazione. L’unica eccezione è il settore agricolo per cui venivano applicate regole diverse. 

Questi 10 euro, però, erano da considerarsi lordi. In questa quota erano incluse:

  • la contribuzione in favore della Gestione separata dell’Inps ( pari al 13%);
  • l’assicurazione all’Inail (7%);
  • un compenso all’INPS per la gestione del servizio. 

Il valore netto che si riceveva quando si andava a riscuotere il voucher era di 7,50 € (ora, con il Libretto Famiglia, questo compenso è leggermente superiore).

È importante sottolineare che questa forma di pagamento era esentasse. In altre parole significa che sui voucher non si pagavano le tasse ma solo i contributi, a carico del committente, che venivano pagati al momento dell’acquisto.

Quali sono le novità dal 2023?

Dal 2023 per alcuni settori, come quello turistico-alberghiero, sono stati eliminati i limiti di utilizzo ed è stata introdotta una disciplina ad hoc per l’agricoltura.

Ci sono state delle novità anche per quanto riguarda gli importi:

  • un’azienda (il committente) poteva pagare un massimo di 10.000 € in voucher nel corso di un anno solare, il doppio rispetto al limite precedente di 5.000 €;
  • chi percepisce i buoni lavoro, invece, poteva incassarne per un valore massimo all’anno pari a 5.000 €.

Come attivare i voucher INPS

Per attivare i voucher INPS era necessario seguire una procedura appositamente semplificata, per risultare quanto più snella possibile. 

Il datore di lavoro, prima dell’inizio della prestazione, doveva effettuare l’attivazione dei voucher Inps attraverso il portale dell’Istituto, via mail o anche via SMS, indicando i dati del prestatore, la durata dell’attività e l’importo previsto. 

Questo passaggio era fondamentale per garantire la tua copertura assicurativa e previdenziale in quanto lavoratore, oltre che per rispettare gli obblighi di legge. Una volta completata l’attivazione, potevi riscuotere il compenso tramite i canali abilitati, come per esempio gli uffici delle Poste Italiane. Con la fine dei voucher tradizionali, questa modalità non è più attiva, ma resta utile per comprendere l’evoluzione normativa che ha portato al Libretto Famiglia.

Voucher Inps addio: nel 2017 arriva il Libretto Famiglia

Nel 2017, con l’abolizione definitiva dei voucher Inps, si è chiusa una fase controversa del lavoro occasionale in Italia. 

Lo strumento, nato per semplificare il pagamento di prestazioni saltuarie, era finito spesso al centro di polemiche per un uso distorto e poco controllato. Per rispondere all’esigenza di regolamentare in modo più trasparente queste attività, il legislatore ha introdotto il Libretto Famiglia, una nuova modalità pensata per prestazioni svolte in ambito domestico da persone fisiche. 

Il sistema mantiene la semplicità operativa dei voucher, ma introduce tutele più forti per i lavoratori e la possibilità di un tracciamento più rigoroso delle giornate e delle quote pagate.

 

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