Come funziona l’erogazione statale che riduce il carico fiscale dei lavoratori
Il trattamento integrativo è andato a sostituire in busta paga, a partire da metà del 2020, il ben più conosciuto “bonus Renzi”. Non è stato cambiato solo il nome, però: sono previsti infatti importi maggiori rispetto al precedente bonus, ma solo per alcune fasce di reddito.
Il Decreto Legge 31 Dicembre 2020 è molto chiara sull’applicazione di questo nuovo contributo, che diminuisce le imposte in busta paga e permette ai lavoratori dipendenti di avere uno stipendio netto più alto. Se hai più redditi da lavoro dipendente durante l’anno, dovrai prestare attenzione a non superare le soglie previste per ottenere il trattamento integrativo, altrimenti potresti dover pagare cifre ingenti in sede di conguaglio.
È una somma che si aggiunge alla retribuzione netta da pagare al dipendente, e che quindi aumenta il netto annuo fino a 1.200 euro. Questo beneficio viene riconosciuto ai lavoratori direttamente dallo Stato, ma anticipato dal proprio datore di lavoro: se ne hai diritto, troverai l’importo direttamente nella busta paga mensile e il datore di lavoro lo recupererà con il pagamento degli importi dovuti allo Stato.
È stato introdotto per limitare la pressione fiscale, quindi l’IRPEF da pagare annualmente. In alcuni cedolini paga potrebbe trovarsi sotto la voce “T.i.r.”, cioè trattamento integrativo al reddito, oppure può essere indicata semplicemente la legge da cui deriva, cioè la “l.n.21/2020”.
Hanno diritto a questo trattamento integrativo:
Sono invece esclusi i lavoratori di tutte le altre categorie, i pensionati e coloro che non raggiungono i requisiti minimi di reddito.
Non serve fare una richiesta o autocertificazione, perché venga riconosciuto il trattamento integrativo. Ricorda però che questo varia in base al reddito, e viene meno dopo una data soglia.
Se hai diversi redditi da lavoro dipendente e pensi di superare questa soglia, sarà tuo dovere richiedere al datore di lavoro che non ti venga erogato il trattamento integrativo, altrimenti potresti dover restituire in sede di conguaglioÈ il ricalcolo dei redditi e delle tasse che i sostituti d’imposta effettuano a fine anno, o alla cessazione del rapporto di lavoro in corso d’anno, per determinare correttamente le somme da questi erogate: redditi, imposte, detrazioni, bonus. More grosse cifre, percepite erroneamente.
L’importo viene riconosciuto in base al reddito complessivo annuo. In particolare, tieni presente che:
Ci sono però anche altri fattori da considerare. Possiamo dire che questo trattamento integrativo al reddito si aggiunge a una serie di altre detrazioniSono una somma da sottrarre alle imposte che dovrebbero essere pagate annualmente. Vengono riconosciute in base a determinati requisiti di reddito e personali. More sull’imposta già presenti.
Partendo dall’IRPEF lorda da pagare, ti vengono detratti i carichi di famiglia, le varie detrazioni da lavoro dipendente, quelle per l’acquisto di prima casa, le spese sanitarie e il resto. Se hai i requisiti di reddito che abbiamo elencato poco fa e la somma di tutte le detrazioni non copre l’IRPEF da pagare, ti viene scalato anche l’importo del trattamento integrativo, fino a un massimo di 1200 euro.
Il trattamento integrativo cambia in busta paga in base al numero dei giorni di lavoro nel mese. È quindi possibile che la cifra presente nel cedolino non sia sempre uguale, ma vari di qualche euro nei diversi mesi dell’anno.
Troverai le somme incassate a titolo di trattamento integrativo nella tua CU e quindi nel 730. Ricorda però che questi importi non sono imponibili ai fini delle imposte sui redditi, delle addizionali comunali o regionali. Questo vuol dire che non dovrai pagare alcuna cifra in più per aver percepito queste somme.
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