Voucher 2023: chi paga le tasse del lavoratore

Voucher 2023
(foto Shutterstock)

I voucher hanno un valore unitario di 10 euro che comprende i contributi per la pensione, mentre sono uno strumento esentasse

Uno dei metodi più utilizzati per pagare chi svolge un lavoro stagionale è quello dei buoni lavoro, o voucher.

Sono infatti una modalità regolare che il datore di lavoro può utilizzare per pagare i dipendenti che svolgono per lui un’attività lavorativa saltuaria.

Hanno diversi vantaggi sia per il datore che per il lavoratore, perché consentono all’azienda di gestire il rapporto di lavoro in modo flessibile e al dipendente di accumulare i contributi per andare in pensione.

In questo articolo vedremo nello specifico come funziona con le tasse: ci sono? E se sì, sono incluse? Il valore del voucher corrisponde a una somma netta, che quindi finisce tutta nelle tasche del lavoratore in denaro, oppure comprende delle altre voci, come contributi e assicurazione?

Che cosa sono

I buoni lavoro (o voucher) sono un sistema di pagamento che i datori di lavoro (in questo caso chiamati “committenti”) possono utilizzare per pagare prestazioni di lavoro accessorio, cioè quei lavori svolti in modo discontinuo e saltuario, non abituale.

I voucher hanno molti vantaggi per chi li riceve. Ad esempio, se ti pagano con questo metodo il tuo stato di disoccupato o inoccupato non viene meno. Si tratta dunque di un sistema cumulabile con la Naspi.

Un altro vantaggio riguarda chi è in pensione: se vuoi continuare a lavorare, puoi essere pagato con i voucher e la cifra che ricevi come pensione non viene intaccata.

Un ultimo aspetto positivo riguarda i cittadini extracomunitari: i soldi ricevuti con i buoni lavoro sono conteggiati nel reddito utile per il rinnovo del permesso di soggiorno.

Come funzionano

I voucher possono essere acquistati dal committente in diversi modi:

  • nelle sedi Inps;
  • presso i tabaccai che aderiscono alla convenzione INPS – FIT; 
  • attraverso procedure online (il cosiddetto “buono lavoro virtuale”), accedendo al sito dell’Inps;
  • presso le banche popolari abilitate;
  • negli uffici postali di tutto il territorio nazionale.

Una volta che li ha acquistati, il committente deve inviare la comunicazione obbligatoria prima dell’inizio del lavoro e poi consegnarli direttamente al lavoratore.

Quest’ultimo per poter riscuotere i voucher deve poi presentarsi alle Poste, dal tabaccaio (se abilitato) o agli sportelli bancari con la propria Tessera Sanitaria o il tesserino del codice fiscale e con un documento di identità valido.

Per quanto riguarda i tempi di validità, i buoni lavoro acquistati all’Inps possono essere ritirati presso gli uffici postali entro 2 anni dal giorno in cui sono stati emessi. Quelli acquistati presso i tabaccai sono riscuotibili in tutte le tabaccherie, a patto che siano abilitate, mentre quelli acquistati presso le banche sono riscuotibili esclusivamente all’interno dello stesso circuito bancario. Questo significa che puoi decidere tu la sede della banca, ma non puoi andare in una di un altro gruppo.

In entrambi i casi devi incassarli entro 1 anno dal giorno dell’emissione e a partire dal secondo giorno successivo alla fine dell’incarico.

I voucher acquistati presso gli Uffici Postali, invece, sono riscuotibili presso gli uffici postali a partire dal secondo giorno successivo alla fine della prestazione di lavoro ed entro 2 anni dal giorno dell’emissione.

Chi paga le tasse

Ogni voucher vale 10 euro e corrisponde al compenso minimo di un’ora di prestazione. L’unica eccezione è il settore agricolo per cui vengono applicate regole diverse. 

Questi 10 euro, però, sono lordi. Significa che sono la somma che il committente paga quando li acquista. In questa quota sono incluse, oltre a quello che riceverai in denaro:

  • la contribuzione in favore della Gestione separata dell’Inps ( pari al 13%),
  • l’assicurazione all’Inail (7%)
  • un compenso all’INPS per la gestione del servizio. 

Il valore netto che riceverai quando andrai a riscuotere il voucher è di 7,50 euro.

È importante sottolineare che questa forma di pagamento è esentasse. In altre parole significa che sui voucher non si pagano le tasse ma solo i contributi, che sono a carico del committente e vengono pagati al momento dell’acquisto.

Quali sono le novità del 2023?

Nel 2023 per alcuni settori, come quello turistico-alberghiero, sono stati eliminati i limiti di utilizzo ed è stata introdotta una disciplina ad hoc per l’agricoltura.

Ci sono delle novità anche per quanto riguarda gli importi:

  • un’azienda (il committente) può erogare un massimo di 10.000 euro in voucher nel corso di un anno solare, il doppio rispetto al limite precedente di 5.000 euro
  • chi percepisce i buoni lavoro, invece, può incassarne per un valore massimo all’anno pari a 5.000 euro.

 

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