Interagisce con clienti e colleghi, si muove sullo schermo e anche nel Metaverso: l’umano digitale è la nuova frontiera dell’IA
Le impiegate virtuali sono la nuova sfida dell’Intelligenza Artificiale, che ha creato dei veri e propri avatar dalle sembianze umane, in tutto e per tutto simili alle collaboratrici che ricoprono un ruolo fondamentale nelle aziende.
Grazie all’intraprendenza della multinazionale italiana di consulenza e system integration Reply, nel prossimo futuro le aziende potranno scegliere di arruolare nel proprio organico anche le impiegate virtuali.
Un umano digitale è una rappresentazione virtuale di un essere umano, che può essere utilizzata in molti modi e in altrettanti ambiti diversi. L’impiego del human digital nel lavoro potrebbe essere un vantaggio per il mondo delle aziende, che potranno avere a disposizione un valore aggiunto in termini di collaborazione.
Lo human digital rientra nel processo di trasformazione digitale che sta attraversando ogni comparto dell’economia, ed è destinato a cambiare la gestione delle organizzazioni.
Il management si sta già attrezzando per acquisire competenze e strumenti con cui attuare una governance efficace del cambiamento. Come? Utilizzando la stessa tecnologia per coordinare attività e persone, sia fisiche che virtuali, in modo da trovare un equilibrio ottimale tra lavoro in presenza e smart workingÈ una nuova modalità di svolgimento dell’attività lavorativa, introdotta dalla l. 81/2017 e caratterizzata dall’assenza di precisi vincoli di orario e di luogo di lavoro per il dipendente. More.
In entrambi questi ultimi casi, le impiegate virtuali potrebbero davvero fare la differenza: le persone che fanno lavori di segreteria e di amministrazione potrebbero, almeno in parte, dedicarsi a formazione e aggiornamento, e avere più spazio per sviluppare la propria creatività e nuove skills.
L’idea di dare sembianze umane alla voce che assiste clienti e collabora con i colleghi è venuta a Reply, leader nell’hi-tech, che da anni si sta dedicando allo sviluppo dell’umano digitale.
Il prodotto di questa ricerca sono Rose e Margot, due accoglienti human digital capaci di fare conversazione, e interagire con intelligenza e naturalezza con tutti.
La necessità delle aziende che utilizzano abitualmente i chatbot come mezzo di comunicazione nel customer care è avere a disposizione una figura virtuale che riesca a rispondere alla maggior parte delle domande del cliente.
È questa la vera sfida del futuro: realizzare umani digitali che siano empatici rispetto alle persone con cui si relazionano, così da essere completamente efficaci nel rapporto con il cliente.
Rose e Margot sono semplici, rispondono a domande basilari, e la loro capacità di interazione viene aumentata e specializzata a seconda delle necessità dell’azienda: una sorta di prototipo, che diventa più sofisticato sulla base dei bisogni del settore in cui viene utilizzato e applicato.
Le impiegate virtuali sono l’apripista di altre figure human digital: in futuro, questa sorta di avatar potranno ricoprire il ruolo di ambasciatore aziendale o, all’interno delle fabbriche, essere il collegamento tra uomo e macchina: il passaggio che permette alla persona che sta lavorando di utilizzare meglio il macchinario e sentirsi più ingaggiata nelle proprie attività.
Queste umane digitali sono dotate di particolari che fanno una grande differenza nella relazione con gli esseri umani: la postura, la mimica facciale e le loro espressioni sono manifestazione del clima della relazione in atto. In questo modo, chi interagisce con loro si sente davvero ascoltato nelle proprie necessità, e accorcia la distanza con l’azienda.
Anche la voce deve essere capace di adattarsi, ed essere coerente con le emozioni e i concetti che si stanno esprimendo in quel momento. Chiaramente, ogni impiegata virtuale sarà in grado di parlare nella lingua del cliente, o del collega con cui deve rapportarsi.
Rose e Margot sono il frutto di una necessità commerciale di Reply, che ha voluto rendere più stretta la relazione nell’ambito customer care: l’obiettivo è stato quello di sviluppare maggior empatia nell’essere umano che la human digital ha di fronte.
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