La tua azienda è pronta per il lavoro flessibile? Vediamo insieme quali sono gli elementi indispensabili per un mondo del lavoro ibrido
Il lavoro ibrido è sempre più diffuso tra le aziende, che devono trovare nuove modalità di approccio alla gestione degli spazi e delle persone. Le organizzazioni sono davvero pronte ad affrontare questa sfida? E quali sono le linee guida da tener presenti perché il lavoro ibrido sia sinonimo di efficienza e soddisfazione?
McKinsey ha individuato le 12 competenze necessarie alle aziende per realizzare la migliore modalità di lavoro ibrido e renderla un’opportunità di sviluppo in termini di performance e benessere delle persone.
Secondo le stime dell’osservatorio Smart WorkingÈ una nuova modalità di svolgimento dell’attività lavorativa, introdotta dalla l. 81/2017 e caratterizzata dall’assenza di precisi vincoli di orario e di luogo di lavoro per il dipendente. More del Politecnico di Milano, il 91% delle imprese italiane utilizza lo smart working e il lavoro ibrido con una media di 9,5 giorni di lavoro da remoto al mese. Questa scelta porta importanti vantaggi economici per aziende e lavoratori, soprattutto per quanto riguarda la riduzione dei consumi energetici.
Le persone che, nel 2020, hanno lavorato a distanza durante la fase acuta della pandemia sono state 6,58 milioni, un terzo circa dei lavoratori dipendenti italiani e oltre dieci volte più dei 570 mila registrati nel 2019, coinvolgendo il 97% delle grandi imprese, il 94% delle pubbliche amministrazioni italiane e il 58% delle Pmi.
Con 2 giorni di remote working a settimana, un’azienda potrebbe arrivare a risparmiare circa 500 euro all’anno per postazione. Il risparmio medio per le persone viene quantificato in 600 euro all’anno, una cifra significativa anche se intaccata dall’aumento del costo della vita.
Tra le 12 competenze individuate da McKinsey, c’è la necessità di impegnarsi per investire in strumenti tecnologici e percorsi formativi dedicati allo sviluppo del lavoro ibrido. Cosa dovete fare per rendere la vostra realtà davvero pronta ad affrontare i cambiamenti in atto?
Tanto per cominciare, è importante raccogliere dati sul sentiment delle persone: capire come dipendenti e collaboratori vivono e affrontano il lavoro da remoto, e quali possano essere i vantaggi e le criticità da risolvere.
Un altro aspetto che le aziende devono tenere presente quando decidono di applicare la modalità ibrida di lavoro è la sostenibilità: l’alternanza di lavoro in presenza e lavoro da remoto consente di ridurre i consumi sia per le aziende che per le persone e, di conseguenza, anche l’inquinamento.
Per questo motivo le aziende devono affidarsi alla tecnologia: tra le best practice che interessano il lavoro ibrido c’è l’utilizzo della tecnologia avanzata così da creare sistemi di lavoro efficienti da qualsiasi luogo.
Strumenti come la videoconferenza e le lavagne digitali sono diventate indispensabili nel remote working e nel prossimo futuro ci sarà una maggiore adozione di questi mezzi di comunicazione, a cui si aggiungerà l’integrazione di tecnologie di realtà aumentata e virtuale per facilitare le interazioni con i colleghi.
Le organizzazioni, inoltre, possono aiutare i lavoratori a fare scelte intelligenti su quando stare insieme è più efficace e avvisarli quando i colleghi della loro rete potrebbero essere in ufficio. Questo approccio può essere accolto meglio dalle persone rispetto all’imposizione a priori che richiede giorni specifici in ufficio, soprattutto se i dipendenti non percepiscono un vantaggio dall’essere sul posto in quei momenti.
La vostra azienda non potrà affrontare il cambiamento con efficacia se non dedicherà un’apposita formazione ai leader. La diffusione del lavoro flessibile impone un nuovo modello di leadership, basato più sulla delega e sulla collaborazione con le persone, piuttosto che sul controllo.
Perché il lavoro ibrido possa funzionare il leader deve affiancare i propri collaboratori nell’accrescere il loro livello di autonomia e responsabilità, un passaggio chiave per un cambiamento culturale dell’approccio al lavoro.
Leggi anche:
‘ENEA: lo smart working permette di abbattere il 40% delle emissioni’
‘Splitter o blender? Trovare il giusto equilibrio tra vita e lavoro’