Prescrizione e recupero dei crediti da lavoro: tutto quello che c’è da sapere

Prescrizione e recupero dei crediti da lavoro
(foto Shutterstock)

I crediti di lavoro possono derivare dal rapporto di lavoro o da un eventuale risarcimento a seguito di un infortunio sul lavoro o per situazioni di mobbing

Cosa sono i crediti di lavoro

I crediti di lavoro sono tutte le somme che puoi vantare nei confronti del tuo datore di lavoro o di altri soggetti, a seguito del rapporto di lavoro o di situazioni collegate. Possono derivare da:

  • rapporto di lavoro: sono tutti i crediti che in quanto dipendente vanti per aver svolto la propria attività lavorativa. In questa categoria, i crediti di lavoro più famosi sono sicuramente gli stipendi e il pagamento dell’orario straordinario e del trattamento di fine rapporto;
  • risarcimento del danno: ad esempio per un infortunio sul luogo di lavoro o per situazioni di mobbing.

Di solito chi ha l’obbligo del pagamento è il datore di lavoro, ma in certe situazioni possono esserci anche altri responsabili. Per esempio, un collega che ha causato il danno, oppure un’altra azienda coinvolta nel rapporto lavorativo (in caso di appalti, somministrazione o cessione di azienda). 

In questi casi si parla di responsabilità solidale, cioè tu puoi chiedere il pagamento del tuo credito a più soggetti, e ognuno di loro può essere obbligato a saldare l’intero debito.

Questo sistema serve a rafforzare le tue tutele, perché ti permette di recuperare il dovuto anche se il tuo datore di lavoro diretto non è in grado di pagare.

Cosa si intende per prescrizione dei crediti di lavoro? 

La prescrizione è una causa di estinzione del credito che si basa sul semplice passare del tempo. Se trascorre un determinato periodo senza che tu faccia valere un tuo diritto, questo si considera perso per legge. Nel caso dei crediti di lavoro, ciò significa che potresti non poter più chiedere il pagamento delle somme che ti spettano se non agisci per tempo.

Come ha affermato anche la Corte di Cassazione, la prescrizione serve a garantire certezza e stabilità nei rapporti giuridici, evitando che le pretese rimangano indefinite nel tempo e possano essere esercitate a distanza di molti anni.

Tuttavia, puoi interrompere la prescrizione con un semplice atto formale: una lettera di messa in mora, scritta anche da un avvocato o da un rappresentante sindacale, è sufficiente per fermare il conteggio e far ripartire il termine da zero.

Prescrizione crediti INPS: una sentenza 

Per quanto riguarda i crediti INPS, il meccanismo della prescrizione segue regole particolari e non coinvolge direttamente i tuoi diritti pensionistici come lavoratore.

Se l’azienda non versa i contributi, tu non perdi il diritto alla pensione, né i periodi utili al calcolo, perché il tuo rapporto di lavoro è coperto dalla contribuzione figurativa. Questo significa che l’INPS riconosce comunque i contributi per i periodi in cui hai effettivamente lavorato, anche se il datore non li ha pagati. In questi casi, non sei tu a doverti attivare, ma è l’INPS a dover richiedere all’azienda quanto dovuto.

La prescrizione per i crediti INPS è regolata come segue:

  • 5 anni, come regola generale;
  • 10 anni, se l’accertamento parte da una verifica interna e non da una segnalazione del lavoratore.

Se l’INPS non agisce entro questi termini, non potrà più recuperare i contributi omessi. Ma questo non tocca i tuoi diritti come lavoratore: i contributi non versati continueranno a valere ai fini pensionistici se hai effettivamente lavorato in quel periodo.

Come funziona il recupero crediti di lavoro 

Ci sono molti modi per procedere con il recupero crediti di lavoro. Le diverse modalità di recupero crediti dipende dall’ammontare e dalla tipologia del credito. Vediamo le modalità più diffuse:

  • in proprio: puoi inviare una richiesta scritta (meglio se tramite PEC o raccomandata A/R) al tuo datore di lavoro. È una strada percorribile se il credito è di modesta entità, come nel caso di un piccolo ritardo sullo stipendio o sul TFR. In tutti gli altri casi, è consigliabile farsi assistere;
  • tramite un sindacato: molte sigle sindacali hanno un ufficio vertenze che assiste gli iscritti nel recupero crediti. È una soluzione utile, soprattutto per evitare i costi legali iniziali e per avviare tentativi di conciliazione con l’azienda;
  • tramite un avvocato: è la scelta più indicata nei casi di somme elevate, situazioni complesse o quando è necessario procedere con un ricorso per decreto ingiuntivo. Inoltre, è fondamentale se si devono coinvolgere soggetti diversi dal datore di lavoro, ad esempio nei casi di responsabilità solidale;
  • attraverso l’Ispettorato del Lavoro: puoi presentare un’istanza di diffida accertativa, uno strumento che consente all’Ispettorato di accertare la somma dovuta e intimare al datore di lavoro il pagamento. È particolarmente utile quando ci sono prove chiare, ma il datore si rifiuta di pagare.

Cosa si intende per prescrizione dei crediti di lavoro? 

La prescrizione è uno dei modi con cui un credito può estinguersi. Succede quando lasci passare troppo tempo senza far valere il tuo diritto: se non ti attivi entro i termini previsti, perdi la possibilità di chiedere il pagamento. In pratica, prescrizione dei crediti di lavoro vuol dire che non puoi più pretendere quanto ti spetta, anche se il tuo credito era legittimo.

Secondo la Corte di Cassazione, si tratta di un principio che serve a garantire certezze nei rapporti tra le persone, sia in ambito economico che familiare o lavorativo. 

C’è un aspetto importante, ovvero che basta poco per interrompere la prescrizione: anche solo una lettera in cui intimi il pagamento, meglio se inviata da un avvocato o da un sindacato, è sufficiente per fermare il tempo e non perdere il tuo diritto.

L’importanza della questione e il quesito sottoposto alla Cassazione

In ambito lavorativo, la prescrizione dei crediti professionali indica il periodo di tempo entro cui puoi far valere i tuoi diritti, come il recupero di stipendi non pagati o il pagamento degli straordinari. Allo stesso modo, anche per il datore di lavoro è utile sapere entro quanto tempo può essere chiamato a rispondere di queste richieste.

La legge stabilisce che i crediti da lavoro si prescrivono in 5 anni. Questo termine, però, ha generato molti dubbi, anche tra giudici e avvocati, soprattutto su un punto preciso: da quando iniziano a decorrere questi 5 anni? È una questione fondamentale, perché può determinare se hai ancora diritto a chiedere quanto ti spetta oppure no.

La sentenza: la prescrizione decorre solo al termine del rapporto

Per i rapporti di lavoro con le piccole aziende, la regola è chiara: la prescrizione inizia a decorrere dalla fine del rapporto di lavoro. Questo principio è pacifico e non è mai stato messo in discussione.

La questione diventa più delicata quando si parla di aziende più grandi, cioè quelle con più di 15 dipendenti per unità produttiva o oltre 60 in totale. In questi casi, si applica l’articolo 18 dello Statuto dei Lavoratori, e ci si è spesso chiesti se la prescrizione debba iniziare già durante il rapporto o solo alla sua conclusione.

La Legge Fornero e il Jobs Act non consentono di prevedere la tutela in caso di licenziamento

Come funziona la prescrizione dei crediti di lavoro se hai ottenuto l’assunzione in un’azienda medio-grande dal 7 marzo 2015 in poi?

La questione è stata molto discussa, perché il dubbio principale riguarda quando inizia a decorrere la prescrizione: già durante il rapporto o solo dopo la fine del lavoro?

La risposta arriva direttamente dalla Cassazione e parte da un punto fondamentale: la disciplina dei licenziamenti. Perché è così importante? Perché dal 2012 in poi, con le varie riforme (come il Jobs Act), non è più possibile sapere con certezza quale tutela avrai in caso di licenziamento illegittimo.

E cosa comporta questa incertezza? Secondo la Corte, non c’è più quella stabilità del posto di lavoro che prima permetteva al lavoratore di far valere i propri diritti anche mentre era ancora assunto. In altre parole, potresti avere paura a rivendicare quanto ti spetta, proprio perché temi ritorsioni o il licenziamento.

E non finisce qui. Sempre secondo la Cassazione, nemmeno le sentenze della Corte Costituzionale riescono a garantire una tutela certa. Quindi, oggi manca una protezione adeguata, che ti metta nelle condizioni di agire serenamente durante il rapporto.

Cosa significa tutto questo in concreto? Che per i lavoratori assunti dal 7 marzo 2015 in poi in aziende medio-grandi, la prescrizione inizia solo dopo la fine del contratto. Così hai più tempo per far valere i tuoi diritti, senza essere penalizzato dal timore di perderli mentre sei ancora in azienda.

Gli effetti della sentenza: si torna indietro di 15 anni

Sulla base di queste considerazioni, la Corte di Cassazione, da ultimo con la sentenza n. 33066 del 2024, ha chiarito un punto fondamentale: se hai ottenuto l’assunzione dopo il 7 marzo 2015, la prescrizione dei crediti di lavoro inizia solo alla fine del rapporto

Questo significa che non c’è più alcuna differenza tra chi lavora in una piccola impresa e chi lavora in un’azienda più grande, almeno per quanto riguarda i tempi entro cui puoi far valere i tuoi diritti economici.

Cosa comporta per te tutto questo? Una volta concluso il rapporto di lavoro, hai 5 anni di tempo per richiedere il pagamento di tutto ciò che ti spetta, anche se si tratta di somme maturate anni prima, all’inizio della tua assunzione. Quindi, se stai ancora lavorando, non perdi nulla: potrai comunque rivendicare i tuoi diritti quando il contratto finirà.

 

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