I crediti di lavoro possono derivare dal rapporto di lavoro o da un eventuale risarcimento a seguito di un infortunio sul lavoro o per situazioni di mobbing
I crediti di lavoro sono tutte le somme che puoi vantare nei confronti del tuo datore di lavoro o di altri soggetti, a seguito del rapporto di lavoro o di situazioni collegate. Possono derivare da:
Di solito chi ha l’obbligo del pagamento è il datore di lavoro, ma in certe situazioni possono esserci anche altri responsabili. Per esempio, un collega che ha causato il danno, oppure un’altra azienda coinvolta nel rapporto lavorativo (in caso di appalti, somministrazione o cessione di azienda).
In questi casi si parla di responsabilità solidale, cioè tu puoi chiedere il pagamento del tuo credito a più soggetti, e ognuno di loro può essere obbligato a saldare l’intero debito.
Questo sistema serve a rafforzare le tue tutele, perché ti permette di recuperare il dovuto anche se il tuo datore di lavoro diretto non è in grado di pagare.
La prescrizione è una causa di estinzione del credito che si basa sul semplice passare del tempo. Se trascorre un determinato periodo senza che tu faccia valere un tuo diritto, questo si considera perso per legge. Nel caso dei crediti di lavoro, ciò significa che potresti non poter più chiedere il pagamento delle somme che ti spettano se non agisci per tempo.
Come ha affermato anche la Corte di CassazioneÈ l’organo di vertice della magistratura ordinaria italiana e rappresenta l’ultimo grado di giudizio ricorribile. Ad essa spetta, in via definitiva, l’ultima parola sulla legittimità o meno di una sentenza. More, la prescrizione serve a garantire certezza e stabilità nei rapporti giuridici, evitando che le pretese rimangano indefinite nel tempo e possano essere esercitate a distanza di molti anni.
Tuttavia, puoi interrompere la prescrizione con un semplice atto formale: una lettera di messa in mora, scritta anche da un avvocato o da un rappresentante sindacale, è sufficiente per fermare il conteggio e far ripartire il termine da zero.
Per quanto riguarda i crediti INPS, il meccanismo della prescrizione segue regole particolari e non coinvolge direttamente i tuoi diritti pensionistici come lavoratore.
Se l’azienda non versa i contributi, tu non perdi il diritto alla pensione, né i periodi utili al calcolo, perché il tuo rapporto di lavoro è coperto dalla contribuzione figurativaMeccanismo per cui, in un determinato periodo nel quale non si ha una normale attività lavorativa (come malattia, maternità, cassa integrazione etc.), non si versano contributi ma è comunque garantita la copertura assicurativa. More. Questo significa che l’INPS riconosce comunque i contributi per i periodi in cui hai effettivamente lavorato, anche se il datore non li ha pagati. In questi casi, non sei tu a doverti attivare, ma è l’INPS a dover richiedere all’azienda quanto dovuto.
La prescrizione per i crediti INPS è regolata come segue:
Se l’INPS non agisce entro questi termini, non potrà più recuperare i contributi omessi. Ma questo non tocca i tuoi diritti come lavoratore: i contributi non versati continueranno a valere ai fini pensionistici se hai effettivamente lavorato in quel periodo.
Ci sono molti modi per procedere con il recupero crediti di lavoro. Le diverse modalità di recupero crediti dipende dall’ammontare e dalla tipologia del credito. Vediamo le modalità più diffuse:
La prescrizione è uno dei modi con cui un credito può estinguersi. Succede quando lasci passare troppo tempo senza far valere il tuo diritto: se non ti attivi entro i termini previsti, perdi la possibilità di chiedere il pagamento. In pratica, prescrizione dei crediti di lavoro vuol dire che non puoi più pretendere quanto ti spetta, anche se il tuo credito era legittimo.
Secondo la Corte di Cassazione, si tratta di un principio che serve a garantire certezze nei rapporti tra le persone, sia in ambito economico che familiare o lavorativo.
C’è un aspetto importante, ovvero che basta poco per interrompere la prescrizione: anche solo una lettera in cui intimi il pagamento, meglio se inviata da un avvocato o da un sindacato, è sufficiente per fermare il tempo e non perdere il tuo diritto.
In ambito lavorativo, la prescrizione dei crediti professionali indica il periodo di tempo entro cui puoi far valere i tuoi diritti, come il recupero di stipendi non pagati o il pagamento degli straordinari. Allo stesso modo, anche per il datore di lavoro è utile sapere entro quanto tempo può essere chiamato a rispondere di queste richieste.
La legge stabilisce che i crediti da lavoro si prescrivono in 5 anni. Questo termine, però, ha generato molti dubbi, anche tra giudici e avvocati, soprattutto su un punto preciso: da quando iniziano a decorrere questi 5 anni? È una questione fondamentale, perché può determinare se hai ancora diritto a chiedere quanto ti spetta oppure no.
Per i rapporti di lavoro con le piccole aziende, la regola è chiara: la prescrizione inizia a decorrere dalla fine del rapporto di lavoro. Questo principio è pacifico e non è mai stato messo in discussione.
La questione diventa più delicata quando si parla di aziende più grandi, cioè quelle con più di 15 dipendenti per unità produttiva o oltre 60 in totale. In questi casi, si applica l’articolo 18 dello Statuto dei LavoratoriSi tratta della legge 300/1970, che ha introdotto importanti norme a tutela della libertà e dignità dei lavoratori, della libertà sindacale, dell’attività sindacale nei luoghi di lavoro e norme sul collocamento More, e ci si è spesso chiesti se la prescrizione debba iniziare già durante il rapporto o solo alla sua conclusione.
Come funziona la prescrizione dei crediti di lavoro se hai ottenuto l’assunzione in un’azienda medio-grande dal 7 marzo 2015 in poi?
La questione è stata molto discussa, perché il dubbio principale riguarda quando inizia a decorrere la prescrizione: già durante il rapporto o solo dopo la fine del lavoro?
La risposta arriva direttamente dalla Cassazione e parte da un punto fondamentale: la disciplina dei licenziamenti. Perché è così importante? Perché dal 2012 in poi, con le varie riforme (come il Jobs Act), non è più possibile sapere con certezza quale tutela avrai in caso di licenziamento illegittimo.
E cosa comporta questa incertezza? Secondo la Corte, non c’è più quella stabilità del posto di lavoro che prima permetteva al lavoratore di far valere i propri diritti anche mentre era ancora assunto. In altre parole, potresti avere paura a rivendicare quanto ti spetta, proprio perché temi ritorsioni o il licenziamento.
E non finisce qui. Sempre secondo la Cassazione, nemmeno le sentenze della Corte CostituzionaleÈ un organo di garanzia costituzionale che, tra l’altro, ha il compito di giudicare la legittimità delle leggi di Stato e Regioni con riferimento ai diritti e principi fondamentali fissati dalla Costituzione italiana. More riescono a garantire una tutela certa. Quindi, oggi manca una protezione adeguata, che ti metta nelle condizioni di agire serenamente durante il rapporto.
Cosa significa tutto questo in concreto? Che per i lavoratori assunti dal 7 marzo 2015 in poi in aziende medio-grandi, la prescrizione inizia solo dopo la fine del contratto. Così hai più tempo per far valere i tuoi diritti, senza essere penalizzato dal timore di perderli mentre sei ancora in azienda.
Sulla base di queste considerazioni, la Corte di Cassazione, da ultimo con la sentenza n. 33066 del 2024, ha chiarito un punto fondamentale: se hai ottenuto l’assunzione dopo il 7 marzo 2015, la prescrizione dei crediti di lavoro inizia solo alla fine del rapporto.
Questo significa che non c’è più alcuna differenza tra chi lavora in una piccola impresa e chi lavora in un’azienda più grande, almeno per quanto riguarda i tempi entro cui puoi far valere i tuoi diritti economici.
Cosa comporta per te tutto questo? Una volta concluso il rapporto di lavoro, hai 5 anni di tempo per richiedere il pagamento di tutto ciò che ti spetta, anche se si tratta di somme maturate anni prima, all’inizio della tua assunzione. Quindi, se stai ancora lavorando, non perdi nulla: potrai comunque rivendicare i tuoi diritti quando il contratto finirà.
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