Contratto di espansione 2022: chi può utilizzarlo

(foto Shutterstock)

Per il 2022 sono stati ridotti i requisiti dimensionali delle imprese che possono beneficiare di questo nuovo strumento

Le Legge di Bilancio per il 2022 ha ridotto i limiti dimensionali delle aziende che vogliono usufruire di questo strumento, ampliando la platea dei possibili beneficiari. Ora possono utilizzarlo tutte le società con più di 50 dipendenti. Estesa la sperimentazione a tutto il 2023.

Contratto di espansione, cos’è 

È una particolare tipologia di uscita agevolata dal lavoro che permette il ricambio generazionale all’interno delle aziende. Il meccanismo è semplice: si consente il pensionamento anticipato ai lavoratori prossimi alla pensione (massimo 60 mesi prima della domanda di pensionamento), a fronte di nuove assunzioni a tempo indeterminato.

In questo modo si favorisce il ricambio generazionale della popolazione aziendale: escono lavoratori più anziani per far posto a nuove leve. 

Quali aziende possono richiederlo?

Inizialmente era stato previsto come uno strumento per le grandi imprese.

Dall’inizio della pandemia, il requisito dimensionale è stato via via ridotto. Con la legge di bilancio per il 2022 il requisito dimensionale è stato ulteriormente ridotto: oggi possono utilizzare il contratto di espansione tutte le società con almeno 50 dipendenti.

Queste società devono essere interessate da processi di reindustrializzazione e riorganizzazione «che comportino, in tutto o in parte, una strutturale modifica dei processi aziendali» e la «conseguente esigenza di modificare l competenze professionali in organico mediante un loro più razionale impiego». 

Contratto di espansione, come funziona 

Per poter effettuare questo particolare turnover aziendale è necessario un accordo aziendale sottoscritto in sede ministeriale e con le rappresentanze sindacali.

L’accordo riguarda i lavoratori che si trovano a non più di sessanta mesi dalla prima decorrenza utile della pensione di vecchiaia: questi lavoratori possono aderire alla uscita agevolata proposta dall’azienda. La società deve garantire loro, fino alla prima occasione utile per andare in pensione, una indennità mensile pari alla differenza tra l’indennità di disoccupazione percepita e l’importo del trattamento pensionistico 

Perché conviene? 

È uno strumento per favorire il ricambio generazionale in azienda.

I lavoratori con maggiore anzianità, spesso con stipendi più elevati, possono godere di una uscita agevolata e ricevere l’assegno pensionistico anticipato rispetto alle scadenze ordinarie: una volta maturati i requisiti per la pensione, dovranno fare regolare domanda.

Dall’altra parte, si permette l’ingresso in azienda a personale più giovane, con competenze e attitudini diverse, per favorire un più efficace processo di riorganizzazione aziendale. 

Quali sono gli oneri a carico dell’azienda? L’azienda deve versare all’Inps una somma pari alla somma di tutti gli assegni dall’uscita fino alla pensione, detratti gli importi che sarebbero spettati al lavoratore a titolo di indennità di disoccupazione.

 

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