Il primo contratto degli “shoppers”

Il primo contratto degli shoppers
(foto Shutterstock)

È stato firmato il primo contratto nazionale degli “shoppers”, i lavoratori che si occupano di fare la spesa e consegnarla agli utenti delle piattaforme digitali

Non solo rider, nell’ultimo anno ai fattorini del deliver food si sono aggiunti dei nuovi “colleghi”: gli shoppers. Chi sono? Se i primi sono i professionisti del delivery del cibo, gli shoppers sono gli specialisti del “fare la spesa” al posto tuo (e te la consegnano a casa).

A fine gennaio 2021 è stato firmato – tra le polemiche – il primo contratto collettivo nazionale.
Vediamone i punti principali.

Chi sono gli shoppers?

Sono sempre più diffuse le piattaforme digitali, utilizzate anche dai supermercati, che permettono all’utente di fare la spesa online e farsi recapitare i prodotti a domicilio. Ebbene, gli shoppers sono i dipendenti che, incaricati da queste piattaforme, riempiono (materialmente) il carrello della spesa presso il supermercato, pagano lo scontrino ed eseguono la consegna al cliente.

Il primo contratto collettivo degli shoppers

Il 28 gennaio 2021 è stato firmato il primo contratto collettivo nazionale per questa particolare categoria di professionisti. L’accordo è stato sottoscritto da Assogrocery (in rappresentanza delle piattaforme digitali) e dalla Unione Shopper Italia, neonata sigla sindacale.
L’accordo così raggiunto permette alle piattaforme di sottrarsi alla generale disciplina del lavoro subordinato, applicando le più specifiche disposizioni del contratto collettivo.

Lo shopper con partita iva

La prima figura disciplinata è quella del “professionista” con partita iva e incarichi – anche terzi – non superiori a 5.000 euro annui.

Questo shopper opera, anche
senza continuità, senza alcun coordinamento della piattaforma; è libero di decidere se e quando lavorare e può scegliere se accettare o meno i vari ordini di spesa.

Svolge l’attività con un mezzo proprio e può utilizzare una borsa frigo e indumenti con i loghi e i colori aziendali.

Quanto può guadagnare uno shopper con partita Iva?

È previsto un compenso lordo di 12 euro per ciascun incarico, comprensivo di tutte le fasi, dal carrello alla consegna, e a condizione che l’ordine rispetti alcuni standard quantitativi e qualitativi (ad esempio, l’ordine contenga almeno 55 prodotti). All’importo fisso può essere aggiunto un importo variabile, che sarà oggetto di successiva contrattazione sindacale.

Lo shopper parasubordinato

A differenza del collega con partita iva, lo shopper “parasubordinato” svolge la propria attività in modo continuativo e coordinato dalla piattaforma, ed è obbligato ad accettare gli incarichi che gli vengono affidati nella fascia di disponibilità concordata con l’azienda.

Utilizza indumenti e kit dell’impresa e gli può essere affidato un veicolo aziendale per il trasporto e la consegna.

Il compenso è fissato in 13  euro lordi per ciascun incarico affidato ed eseguito in ogni singola fase: preparazione, pagamento, consegna. Nel caso in cui non siano state eseguite tutte le fasi, il compenso è ridotto in proporzione.

Ferie, malattia, maternità

Il contratto collettivo prevede delle forme di assistenza, comuni ad entrambe le figure di shopper.
Innanzitutto, è stato introdotta un tutela simile alle “ferie”, denominata “bilanciamento tempo di vita/tempi di lavoro”. Lo shopper che ha effettuato 1000 ordini nei 6 mesi precedenti ha diritto a sospendere la prestazioni per massimo 15 giorni, non retribuiti.

In caso di ricovero ospedaliero o patologie oncologiche, il rapporto è sospeso e il termine finale è automaticamente prorogato per un periodo pari alla durata della sospensione, per massimo 60 giorni. Lo shopper ha diritto ad una indennità giornaliera parametrata alla media dei compensi conseguiti negli ultimi 6 mesi. Negli altri casi di malattia e in caso di infortunio, il rapporto è sospeso (e prorogato), ma senza alcuna indennità.

In caso di gravidanza, il rapporto può essere sospeso per 9 mesi, di cui 7 mesi prima del parto. È prevista un’indennità, corrisposta per 5 mesi, a condizione che la shopper abbia eseguito più di 500 incarichi dall’inizio del rapporto.

Le polemiche

La firma del contratto collettivo ha sollevato feroci critiche da parte dei sindacati CGIL, CISL e UIL. Le polemiche riguardano, in particolare, la paga “a cottimo dei collaboratori e la scarsa trasparenza nell’affidamento degli incarichi. Non solo. Le sigle confederali hanno denunciato la posizione di “comodo” dell’Unione Nazionale Shopper, sigla nata – guarda caso – pochi giorni prima della firma del contratto e ritenuta non rappresentativa dei lavoratori della categoria.

 

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