Proroga cassa integrazione Covid per tessile e abbigliamento

Cassa integrazione Covid, proroga per tessili e abbigliamento
(foto Shutterstock)

Solo alcuni datori di lavoro e lavoratori potranno fruire di ulteriori 9 settimane di cassa integrazione nel settore tessile e dell’abbigliamento

Quante settimane di cassa integrazione spettano a chi lavora nel tessile e nell’abbigliamento?

L’INPS ha chiarito che spettano ulteriori 9 settimane di cassa integrazione per chi lavora per l’industria tessile e dell’abbigliamento.

Su proposta del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, infatti, per venire incontro alle imprese e affrontare le criticità derivanti dalla contrazione di lavoro causata dall’emergenza epidemiologica da Covid-19 tutt’ora in corso, la legge 146/2021 (c.d. Decreto Fiscale) ha messo a disposizione ulteriori settimane di cassa integrazione.

L’accesso alla cassa integrazione era inizialmente vincolato alla fruizione da parte dell’azienda delle 28 settimane messe a disposizione dal Decreto Sostegni Bis, che ora scendono a 17 per il settore tessile e abbigliamento.

A chi spetta? 

La possibilità di usufruire della cassa integrazione è riservata esclusivamente a chi lavora per datori di lavoro di industrie del settore tessile, e cioè per:

  • i lavoratori del tessile;
  • chi confeziona abbigliamento;
  • chi confeziona articoli in pelle e pelliccia;
  • chi fabbrica articoli in pelle e simili.

Per usufruirne è comunque necessario essere già stati in precedenza in cassa integrazione, per interruzione o riduzione dell’attività produttiva con causale Covid-19, nel periodo compreso tra il 1° ottobre e il 31 dicembre 2021, ed essere stati esclusi dal trattamento a causa della mancata o parziale fruizione delle 17 settimane messe a disposizione nei periodi precedenti al Decreto Fiscale.

Quali requisiti bisogna avere per beneficiare della cassa integrazione?

L’INPS ha chiarito i requisiti essenziali per accedervi, che sono:

  • il lavoratore deve avere 90 giorni di effettivo lavoro;
  • l’azienda deve redigere una relazione tecnica da cui siano chiari i motivi della riduzione o sospensione dell’attività lavorativa;
  • si deve aver provveduto al versamento del contributo addizionale.

L’azienda può chiedere il pagamento diretto della cassa integrazione ai lavoratori da parte dell’INPS; in questo caso è necessaria l’integrazione di un documento comprovante le difficoltà finanziarie in essere.

 

 

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