Dal 1° luglio sono entrate in vigore le misure adottate dal Governo nell’ultima legge di bilancio, con l’obiettivo di dare un ulteriore taglio al cuneo fiscale, cioè cercare di ridurre la differenza tra lo stipendio lordo spettante al dipendente e l’importo netto che risulta in busta paga a seguito dell’applicazione delle imposte sul reddito.
Si tratta di importanti modifiche al “bonus Renzi”: queste novità interessano tutti i lavoratori dipendenti con reddito annuale fino a 40 mila euro, con contratto a tempo indeterminato o con contratto a termine, sia nelle aziende private sia nel settore pubblico.
Fino a giugno di quest’anno trovava applicazione il bonus Renzi da 80 euro, introdotto già dal 2015 quale strumento per la riduzione del cuneo fiscale; ne beneficiavano tutti i lavoratori dipendenti con reddito annuo complessivo inferiore a 26.600 euro.
Il bonus è un credito Irpef attribuito dal datore di lavoro direttamente nella busta paga; l’importo massimo era di 960 euro per l’intero anno, ovvero 80 euro al mese, da rapportare poi in base al reddito complessivo. Infatti con la dichiarazione annuale viene effettuato un ricalcolo del bonus tenendo conto di tutti i redditi dichiarati: se il bonus spettante per l’intero anno è superiore a quello riconosciuto in busta paga, la parte non utilizzata può essere recuperata nella dichiarazione dei redditi; se il bonus spettante è inferiore a quello calcolato in busta paga, la parte già utilizzata deve essere conguagliata.
Con il nuovo bonus introdotto da luglio si amplia la categoria dei beneficiari di questo taglio fiscale, con una fascia di reddito annuale molto più ampia che va da un minimo di 8.145 euro a un massimo di 40.000 euro.
Il beneficio non si applica al di sotto del reddito annuale di 8.145 (no tax area), poiché in questo caso i lavoratori usufruiscono già di altre agevolazioni fiscali e sono incapienti, cioè non versano imposte.
Per gli altri lavoratori viene introdotto un doppio sistema, che va a sostituire il vecchio bonus Renzi:
Ricordiamo che beneficiari del bonus Renzi sono anche i lavoratori in cassa integrazioneÈ uno strumento previsto dalla legge ed erogato dall’INPS per integrare o sostituire lo stipendio dei lavoratori che hanno subito una riduzione o sospensione dell’attività lavorativa per ragioni legate all’azienda. More, o che percepiscono indennità di mobilità o disoccupazione. Tuttavia il massiccio utilizzo degli ammortizzatori sociali nell’anno in corso rischia di avere come effetto per molti dipendenti la riduzione del reddito e della relativa imposta, rendendo probabile il rischio di perdere il diritto a percepire queste agevolazioni fiscali.
Proprio per evitare questo effetto indesiderato, il Decreto Rilancio n. 34/20 ha previsto una clausola di salvaguardia: per l’anno 2020 l’integrazione di 80 euro mensili (che ora aumenta a 100 euro) sarà comunque riconosciuta nel caso in cui il lavoratore risulti incapiente – ovvero non sia tenuto a versare Irpef – a causa della riduzione dello stipendio in conseguenza dell’emergenza Covid-19.
In sostanza viene stabilito che per i lavoratori costretti a sospensione o riduzione dell’orario di lavoro per intervento della cassa integrazione, il calcolo dei bonus fiscali non dovrà tenere conto degli importi netti percepiti in busta paga, ma si baserà sulla ordinaria retribuzione contrattuale.
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