Stellantis trova lavoro ai dipendenti che vogliono lasciare

(foto Shutterstock)

Firmato un accordo con i sindacati: incentivi per l’uscita e ricerca di lavoro con un’agenzia specializzata, mantenendo il proprio posto

Il welfare aziendale italiano si arricchisce di nuove frontiere, più vicine alle nuove esigenze che stanno emergendo con il fenomeno delle Grandi dimissioni. 

In luglio è stato raggiunto un innovativo accordo tra la multinazionale Stellantis e varie sigle sindacali, che prevede per il lavoratore che decide di lasciare il proprio posto la possibilità di affidarsi alla stessa azienda in cui lavora per trovare un nuovo impiego, continuando nel frattempo a lavorare senza perdere lo stipendio.

Il gruppo Stellantis 

La holding multinazionale produttrice di autoveicoli con sede ad Amsterdam, nata nel gennaio 2021 dalla fusione tra i gruppi PSA e Fiat Chrysler Automobiles, a dicembre dello stesso anno annoverava un totale di 281.595 dipendenti. 

Con un fatturato 152 miliardi di euro, Stellantis è il quarto gruppo al mondo del mercato auto dopo Volkswagen, Toyota e Renault Nissan Alliance, con una ventina di controllate tra cui 15 brand del mercato automotive – tra cui gli italiani Fiat, Alfa Romeo, Lancia, Maserati e Abarth – e altre cinque specializzate in accessori e ricambi, automazione, componentistica industriale, servizi di car sharing e noleggio.

Accordo per 1.820 uscite volontarie entro il 2022 

L’accordo sottoscritto il 7 luglio con i sindacati prevede un tetto di 1.820 uscite volontarie dal gruppo in Italia entro fine anno, di cui una quota significativa nelle fabbriche di Mirafiori dove attualmente lavorano 3.600 persone. Su quasi 49.000 dipendenti a livello nazionale, le nuove uscite volontarie rappresentano un 3,7%. 

In alcuni stabilimenti erano state già raggiunte 752 pre-intese, mentre in altri saranno avviate le relative procedure per le restanti 1.068. Le uscite avverranno sulla base della non opposizione alla risoluzione del rapporto di lavoro, all’interno delle unità e delle mansioni per cui sussiste un’eccedenza di personale.

Gli incentivi variano a seconda dell’età. Per chi può raggiungere la pensione entro 48 mesi gli incentivi saranno tali da garantire per i primi 24 mesi, incluso il trattamento di NASpI, il 90% della retribuzione e per i restanti 24 mesi il 70% della retribuzione più un importo pari ai contributi volontari da versare.

Per gli operai che non raggiungono la pensione, l’incentivo sarà pari a 24 mensilità e comunque a non meno di 55 mila euro, a cui vanno aggiunti 20.000 euro nel caso in cui si risolva il rapporto di lavoro entro il 30 settembre. 

L’active placement arriva in Italia 

La vera novità nell’accordo sta nell’introduzione dell’active placement: uno strumento di welfare messo in campo da un’azienda che mira a ristrutturarsi in ottica socialmente responsabile, supportando concretamente i lavoratori in uscita nel reinserimento nel mondo del lavoro. 

Con l’accordo tra Stellantis e i sindacati, anche in Italia verrà sperimentata questa modalità di politica attiva del lavoro, che viene gestita dal privato e va decisamente oltre i classici incentivi economici all’uscita. Il progetto punta a favorire il ricollocamento attraverso la consulenza di società specializzate del settore del job placement.

 I dipendenti che decidono di entrare nel percorso di active placement continueranno a lavorare per l’azienda fino a quando, sempre su base volontaria, accetteranno un altro impiego già concretamente individuato in una società terza, con la formalizzazione scritta del nuovo contratto di lavoro. Anche in questo caso verrà previsto un incentivo all’uscita, pari al 50% rispetto a chi non usufruirà del progetto di ricollocamento.

Soddisfazione per l’azienda e i sindacati 

“Si tratta di un accordo positivo perché permetterà di adeguare gli organici in modo socialmente responsabile prevedendo un concreto e innovativo strumento di ricollocazione attiva, a esclusiva adesione volontaria, che auspichiamo possa dare risultati concreti”, hanno rimarcato le sigle sindacali firmatarie Fim Cisl, Uilm, Fismic, Uglm e Aqcf-R (rappresentanza quadri e capi Fiat) in una nota congiunta. 

“Il processo di cambiamento e di transizione verso le nuove motorizzazioni elettriche che sta attraversando il settore dell’automotive deve essere accompagnato da una serie di interventi in grado di garantire la sostenibilità sociale, che eviti impatti traumatici e pesanti sugli attuali occupati e nello stesso tempo preveda nuovi investimenti sulla mobilità futura per gli stabilimenti italiani e un conseguente successivo ricambio generazionale”, hanno ribadito i sindacati che hanno firmato l’accordo. 

Da parte di Stellantis la soddisfazione è alta, sia per l’ampiezza del fronte sindacale, sia per l’impatto positivo atteso da uno strumento come l’active placement, anche a livello di immagine.

Fiom in disaccordo 

Non mancano in ogni caso detrattori. Dal coro si è staccata decisamente la Fiom Cgil, che ha deciso di non sottoscrivere l’intesa con Stellantis, come in altri casi precedenti. 

“Sono altre 1.820 le uscite incentivate dagli enti centrali, dalle aree di staff e dagli stabilimenti di Termoli, Verrone, Pratola Serra e Melfi, che la Fiom ha deciso di non firmare. Se si considerano le uscite già previste fino a oggi si arriva a oltre 4 mila lavoratrici e lavoratori in meno dal 2021”, ha sottolineato Simone Marinelli, coordinatore nazionale automotive per la Fiom-Cgil. 

“Si continua senza un piano sull’occupazione che preveda un reale ricambio generazionale. La transizione ecologica impone un confronto serio sulle competenze e sull’occupazione, ma il risultato di questi accordi è che la maggioranza di chi ha deciso di uscire sono lavoratori e lavoratrici giovani”, è l’allarme lanciato dal responsabile della sigla sindacale.

 

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