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Partita IVA: definizione e significato

Il termine “partita” ha significati ben diversi solitamente, come nel caso degli eventi sportivi (partita di calcio, di basket, di tennis e così via), ma ha un proprio significato nel linguaggio economico, come spiegato anche dalla Treccani. Per esempio “partite invisibili” della bilancia internazionale dei pagamenti sono l’insieme delle importazioni ed esportazioni invisibili.

In alcuni casi con il termine “partite IVA” si intendono i liberi professionisti e le imprese individuali che operano sul territorio italiano. Non di rado si può leggere sui giornali economici l’espressione “Popolo delle partite IVA”, ovvero quelle persone che hanno aperto questa posizione fiscale e sono lavoratori autonomi. Le forme di lavoro autonomo però sono diverse.

La partita IVA è un codice di 11 cifre che identifica univocamente sul territorio italiano un’attività economica, che si tratti di un lavoratore autonomo o di un’azienda. Nell’Unione Europea ogni partita IVA inizia con una sigla dello Stato di appartenenza, infatti in Italia iniziano con la sigla IT, che identifica l’Italia stessa. Per fare alcuni esempi una partita IVA francese ha come sigla iniziale FR, una spagnola ES e una tedesca DE.

La partita IVA è una sorta di “codice fiscale” delle aziende e dei lavoratori autonomi, che li identifica e grazie alle quali è possibile emettere fattura e pagare le tasse, tra cui l’IVA.

IVA è una sigla e sta per Imposta sul Valore Aggiunto, in inglese conosciuta come VAT (Value Added Tax). Si tratta di una tassa applicata all'acquisto di beni e servizi, in aggiunta all’importo già pagato. In Italia l’IVA è pari al:

  • 4% sui beni alimentari e agricoli, incluse le bevande;
  • 5% su alcuni alimenti;
  • 10% su alcuni beni e servizi, come medicine e l’erogazione di energia elettrica e gas;
  • 22% su tutti gli altri prodotti, si tratta dell’aliquota ordinaria.
P.Iva: tutti i dettagli

Aprire una partita IVA è piuttosto semplice e si può fare compilando un modulo dell’Agenzia delle Entrate e inviarlo alla stessa agenzia. La difficoltà sta nel capire che tipo di partita IVA aprire, che può variare a seconda dell’attività professionale che si andrà a svolgere. Per questa ragione e per evitare errori molti liberi professionisti e ditte individuali si rivolgono a un commercialista o a un CAF.

In particolar modo sarà necessario scegliere un codice Ateco, ossia un codice alfanumerico che identifica la professione. Ogni codice Ateco ha un proprio indice di redditività, utile per capire la percentuale di tasse e contributi previdenziali da sostenere per chi opta per il regime forfettario. Inoltre l’INAIL ha associato a ogni codice Ateco una fascia di rischio in merito alla sicurezza sul lavoro. A seconda della fascia di rischio del codice Ateco è necessario adottare specifiche misure di protezione e prevenzione per aumentare la sicurezza sul lavoro.

I costi non sono esorbitanti. Se sei un libero professionista e decidi di aprirla senza l’ausilio di un commercialista non dovrai pagare alcunché; qualora ti rivolgessi a un commercialista dovresti pagare il suo compenso per aver svolto il servizio al posto tuo. Per le ditte individuali il discorso è diverso perché avresti alcuni costi fissi  tra cui l’imposta di bollo, i diritti di segreteria, l’iscrizione alla Camera di commercio, la SCIA (Segnalazione certificata di inizio attività) e l’apertura di una PEC (posta elettronica certificata) e della firma digitale. Anche in questo caso rivolgersi a un commercialista comporta dei costi, dal momento che sarà necessario pagare il suo compenso.