La differenza retributiva si nasconde in bonus, premi e incentivi sbilanciati verso la parte maschile, a causa di un retaggio culturale. Poche le donne ai vertici, penalizzate le lavoratrici con figli
Il gender pay gap è la differenza nella retribuzione media percepita da uomini e donne che lavorano, a sfavore di queste ultime. Ma che cos’è il gender pay gap esattamente?
Per capire il significato del termine “gender pay gap” bisogna fare un passo indietro. Si tratta di una traduzione dall’inglese che significa esattamente “divario retributivo di genere”. Questo divario salariale riflette le disparità economiche e sociali tra i generi e può essere influenzato da vari fattori, tra cui discriminazioni dirette, differenze nei settori di impiego, livelli di esperienza e responsabilità familiari. Il gender pay gap rappresenta un indicatore delle disuguaglianze di genere presenti nel mercato del lavoro.
Il gender pay gap in Italia è influenzato da diversi fattori che vanno oltre la semplice discriminazione salariale. Tra questi troviamo la segregazione occupazionale, ovvero la distribuzione non omogenea delle mansioni lavorative tra diversi gruppi della popolazione, dove le donne sono spesso impiegate in settori meno retribuiti rispetto agli uomini.
Inoltre, le donne tendono a lavorare meno ore a causa delle responsabilità familiari, e questo incide negativamente sui loro guadagni complessivi. Anche il livello di istruzione gioca un ruolo: sebbene le donne siano spesso più istruite degli uomini, sono meno presenti nei settori STEM (Scienza, Tecnologia, Ingegneria e Matematica), che sono tra i più remunerativi.
Secondo Maurizio Del Conte, professore di diritto del Lavoro alla Bocconi ed ex presidente dell’Anpal (Agenzia Nazionale Politiche Attive Lavoro), una parte del gender pay gap si nasconde nei superminimi individualiIl S.I. è un aumento retributivo aggiuntivo rispetto ai minimi previsti dalla contrattazione collettiva. Viene definito come “aumento di merito” ed è spesso concordato in fase di assunzione. More. Questi sono aumenti salariali che i datori di lavoro possono decidere di dare ai singoli lavoratori.
Anche se i contratti collettivi stabiliscono che uomini e donne devono avere lo stesso salario minimo, nulla impedisce di dare aumenti extra solo agli uomini. Inoltre, gli uomini fanno più lavoro straordinario rispetto alle donne, che in molti casi devono occuparsi della famiglia, guadagnando così di più.
Le donne hanno più difficoltà a fare carriera rispetto agli uomini. Molti ruoli di alto livello sono occupati da uomini, il che rende più difficile per le donne raggiungere posizioni di vertice. Questo contribuisce a mantenere il gender pay gap. Anche il part-time involontario, cioè lavorare meno ore di quanto si desideri, colpisce più le donne che gli uomini, riducendo le loro opportunità di guadagno e crescita professionale.
Secondo l’ultimo rapporto dell’Eurostat (2022), il gender pay gap nell’Unione Europea è al 12,7%, mentre nell’eurozona è al 13,2%. L’Italia risulta tra i Paesi con un divario di genere meno elevato, pari al 4,3%, mentre il Lussemburgo è l’unico Paese dove le donne hanno guadagnato mediamente lo 0,7% in più degli uomini.
Secondo un’indagine di AlmaDiploma e AlmaLaurea, dopo 5 anni dalla laurea, i maschi guadagnano il 18,3% in più rispetto alle femmine: 1.675 euro netti contro 1.416 euro. In media, gli uomini guadagnano 155 euro netti in più al mese rispetto alle donne.
Dopo 5 anni dalla laurea, solo il 49,4% delle donne svolge un lavoro altamente specializzato, contro il 59,2% degli uomini.
In presenza di figli, il divario aumenta: il tasso di occupazione maschile è del 90,2%, mentre quello femminile è del 65,7%.
Sulla base dei dati Istat, nel 2018 il tasso di occupazione femminile era sotto il 50% (49,8%). Al sud la situazione è ancora peggiore, considerando che lavora meno di una donna su tre (32,7%). Ai vertici delle aziende solo il 17% dei posti è occupato da donne.
Per ridurre il gender pay gap, è necessario adottare diverse strategie:
Adottando queste misure, le aziende possono contribuire significativamente alla riduzione del gender pay gap, promuovendo un ambiente di lavoro più equo e inclusivo.
Inoltre, la tecnologia può svolgere un ruolo fondamentale nel promuovere la parità di genere. Software HR avanzati possono aiutare le aziende a monitorare e correggere le disuguaglianze salariali.
Ad esempio, strumenti di analisi dei dati possono identificare discrepanze salariali e suggerire azioni correttive. Inoltre, la trasparenza nelle comunicazioni interne aziendali e nelle procedure di definizione dei salari può contribuire a creare un ambiente più paritario tra uomini e donne.
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