L'evoluzione del mondo del lavoro è continua, ma ci sono competenze destinate a non passare di moda. Ne abbiamo selezionate cinque
Il mondo del lavoro continua a evolvere a ritmo serrato per tanti motivi. Da un lato c’è un popolo di lavoratori che in poco tempo ha ripreso in mano la propria vita, ha rivisto l’ordine delle priorità e, spesso, è arrivato a decisioni che hanno scardinato quelle che fino a poco prima sembravano incrollabili certezze.
Dall’altro c’è una trasformazione digitale inarrestabile: ci sono mestieri che nascono e muoiono nel giro di pochi anni, meno di quelli che impiegano gli atenei per formare nuove leve.
Nel mezzo ci sono aziende assetate di persone qualificate, competenti e motivate.
Come trarre il meglio da questo contesto? Come selezionare risorse che possano risultare un buon investimento sul breve e sul lungo periodo? Sicuramente puntando molto su alcune soft skills.
Non è un mistero, del resto, che alcune competenze “hard” oggi molto ambite un domani non troppo lontano potrebbero essere completamente affidate all’intelligenza artificiale, che in alcuni settori può essere più rapida e precisa rispetto all’intelligenza umana. Chat GPT ce lo ha mostrato in modo lampante: per programmare un codice l’umano non è indispensabile.
Ci sono però competenze che non passeranno di moda e anzi che permetteranno ai lavoratori di adattarsi alla trasformazione in atto, di creare un clima lavorativo sereno e motivante, di riuscire se necessario a passare agilmente a nuove mansioni.
In questo articolo abbiamo raccolto e selezionato le principali soft skill indicate da esperti e indagini sul tema come le immancabili per il lavoro di oggi e del futuro.
Sembra banale, ma non lo è. La creatività è una skill prettamente umana: un robot può creare un contenuto originale a partire da moltissime fonti, oppure può estrapolare le informazioni necessarie per trovare soluzioni nuove a problemi che erano sconosciuti fino a quel momento.
Ma la creatività intesa come libera associazione di idee e concetti per arrivare a soluzioni nuove è solo umana. Chi riesce, con immaginazione e creatività, a creare prodotti e servizi utili, non solo nell’immediato ma negli anni a venire, ha grandi vantaggi rispetto agli altri nel mondo del lavoro.
Con la Psicologa del lavoro, Consulente organizzativa e Formatrice per le risorse umane Elena Magello abbiamo parlato di alcuni metodi per stimolare e allenare la creatività.
L’intelligenza emotiva aiuta a mantenere buoni rapporti con i colleghi, ma anche più in generale a vivere bene la quotidianità sul posto di lavoro.
Utile per tutti i lavoratori, diventa fondamentale per i manager: il tempo dei leader autoritari e delle rigide strutture gerarchiche è ormai definitivamente tramontato per fare spazio a quello dei leader equilibrati ed empatici.
Al tema dell’intelligenza emotiva è dedicato il libro “Lavorare con intelligenza emotiva” di Daniel Goleman, consulente e collaboratore scientifico del New York Times, del quale abbiamo parlato anche qui.
Un recente studio della società di consulenza McKinsey & Company include, tra le competenze più utili per il lavoro del futuro, anche la cosiddetta “flessibilità cognitiva”. Si tratta della capacità di capire se il nostro metodo o il nostro approccio nei confronti del lavoro sta funzionando oppure no.
Nella seconda ipotesi, la flessibilità cognitiva ci permette di cambiare analizzando la situazione da diversi punti di vista e affrontando le novità in modo creativo.
La flessibilità cognitiva è una skill davvero utile per affrontare i cambiamenti aziendali, per relazionarsi con gli altri, per individuare una o più soluzioni a ogni problema.
Federico Vigorelli Porro, managing partner di Choralia e TedX Speaker, definisce la learning agility come una forma di elasticità di apprendimento. In altre parole è la capacità di entrare in una situazione incerta e capire cosa bisogna fare, lavorando per prove ed errori.
La learning agility permette di entrare in un ruolo nuovo con flessibilità, adattandosi a contesti e mansioni diverse. In un mondo del lavoro in così rapida evoluzione è una dote di grande importanza.
Il cambiamento, che ad alcune persone potrebbe portare stress, a chi è dotato di learning agility può al contrario suscitare curiosità, interesse per le novità e desiderio sempre acceso di imparare nuove competenze.
La psicologa e coach di carriera Claudia Campisi, Top Voice di LinkedIn, ne parla in un post. Definisce il professional networking come “una competenza che ci consente di creare relazioni professionali costruttive e di svilupparle e ampliarle nel tempo in modo simile ai nodi di una rete. Un passaparola virtuoso di contatti e occasioni di incontro”.
Possiamo considerarla, “una competenza soft”, spiega Campisi, “perché basata sulla relazione. Ma per alcuni settori la capacità di creare connessioni tra professionisti e persone può essere considerata a tutti gli effetti una competenza tecnico-professionale”.
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