L’aiuto per la maternità che l’Inps riconosce, con precisi requisiti, ai lavoratori atipici e discontinui
In Italia esistono tante tipologie di rapporto di lavoro e alcune, anche se rientrano nel concetto di lavoro subordinato, presentano degli aspetti particolari.
Stiamo parlando dei lavori atipici e discontinui, cioè di lavori che non sono svolti con quotidianità oppure che, per una maggiore flessibilità sia del lavoratore che del datore, consentono di svolgere la prestazione lavorativa in modo diverso rispetto al lavoro ordinario.
Come abbiamo scritto più volte nei nostri articoli, lo Stato cerca di assicurare degli aiuti a quante più categorie di lavoratori possibili e questo avviene anche in caso di maternità.
In questo articolo spieghiamo come funziona l’assegno di maternità dello Stato – cioè l’aiuto economico riconosciuto alla madre o al padre, anche adottivi o affidatari – per i lavoratori discontinui o atipici.
Quali sono i requisiti da rispettare? A quanto ammonta? Scopriamolo!
Un contratto di lavoro viene definito “atipico” perché è diverso dal contratto di lavoro subordinato a tempo pieno e indeterminato e, in genere, viene scelto per assicurare, nella gestione del rapporto di lavoro, una maggiore flessibilità sia all’azienda che al lavoratore.
Un esempio? Il lavoro a chiamata, conosciuto anche come lavoro intermittente. Se ti interessa conoscere e approfondire la disciplina di questi contratti, prova a leggere il Decreto 81/2015.
I lavori discontinui, invece, comprendono le prestazioni lavorative che non prevedono un impegno continuativo e permettono al lavoratore di organizzarsi in modo più variabile. Puoi leggere l’elenco nel REGIO DECRETO 6 dicembre 1923: troverai, ad esempio, il lavoro di cameriere di sala oppure di commesso nei negozi.
Assegno di maternità dello stato: quali sono i requisiti?
Facciamo chiarezza sui requisiti, perché ne esistono tanti e cambiano a seconda di chi fa la domanda.
L’Inps ne richiede due senza distinzioni:
Oltre a questi, si aggiungono altri requisiti, a seconda che a farne richiesta sia la madre o il padre.
Se la neomamma è una lavoratrice, dovrà avere almeno 3 mesi di contributi versati nel periodo compreso tra i 18 e i 9 mesi precedenti il parto o l’effettivo ingresso del bambino in famiglia.
Nel caso in cui sia disoccupata, invece, deve dimostrare di aver lavorato almeno 3 mesi e, successivamente, aver perso il diritto a prestazioni previdenziali o assistenziali come la NASpILa “Nuova Assicurazione Sociale per l’Impiego” (NASpI) è un’indennità mensile di disoccupazione, istituita in relazione agli eventi di disoccupazione involontaria che si sono verificati dal 1° maggio 2015. More.
Attenzione: in quest’ultimo caso non devono essere trascorsi più di nove mesi tra la data in cui ha perso le prestazioni e la data del parto o ingresso del bambino in famiglia.
Il padre può fare domanda dell’assegno di maternità dello stato solo se la madre abbandona il figlio oppure il bambino gli viene affidato al 100%.
In questi casi, dovrà rispettare gli stessi requisiti previsti per la madre lavoratrice oltre a dimostrare che il figlio:
Esistono ulteriori e diversi requisiti nel caso di genitore affidatario o adottante, puoi leggerli nella pagina di approfondimento dell’Inps.
Sul sito dell’Inps non troverai mai una somma specifica di denaro, perché l‘importo dell’assegno è rivalutato ogni anno sulla base di un certo valore ISTAT e comunicato con una Circolare dell’Ente.
Ad ogni modo, per il 2023 la Circolare n. 11 del 1° febbraio riporta che l’importo massimo dell’assegno di maternità dello Stato per lavori atipici e discontinui è pari a 2.360,66 euro.
Questo bonus spetta per intero se chi fa la domanda non può contare su alcuna tutela economica, altrimenti viene erogato come integrazione di altre prestazioni economiche, come ad esempio l’indennità di maternità.
Puoi fare la domanda di assegno di maternità dello Stato entro sei mesi dalla nascita del bambino oppure dall’ingresso del minore in famiglia. Puoi usare il servizio dedicato online, oppure chiedendo aiuto al Contact Center dell’Inps o a un Patronato.
Se vuoi presentarla in autonomia, accedi alla tua area privata Inps con SPID oppure Carta d’identità elettronica e clicca su “Sostegni, Sussidi e Indennità” e poi su “Per genitori”. Troverai la pagina del servizio come secondo risultato.
Per concludere clicca su “Utilizza il servizio” e visualizzerai questa schermata che dovrai compilare con i tuoi dati:
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