Come funziona l’assegno di invalidità, quali sono i requisiti e le scadenze, e cosa può portare alla revoca
L’assegno ordinario di invalidità è una prestazione economica, erogata su domanda, in favore di coloro che presentano una capacità lavorativa ridotta. Non è quindi una vera e propria prestazione pensionistica.
Questo trattamento ha validità triennale e deve essere confermato due volte prima di venire riconosciuto definitivamente.
La domanda di rinnovo deve essere presentata rispettando le scadenze previste dalla legge. In questo articolo vedremo cosa può succedere subito dopo l’invio della richiesta e cosa può portare alla revoca dell’assegno.
La legge prevede che i titolari dell’assegno di invalidità possano, in qualsiasi momento, essere sottoposti a una visita per la verifica dei requisiti richiesti per avere diritto al sussidio.
In seguito alla visita, che viene effettuata da un medico-legale, l’INPS potrebbe decidere di revisionare la pratica. Di conseguenza, la persona che percepisce l’assegno potrebbe non riceverlo più.
L’assegno di invalidità non è erogato in via definitiva sin dal primo accertamento.
Se sono rispettati i requisiti per ottenerlo, avrà una durata limitata e dovrà essere rinnovato, su domanda dell’interessato, per almeno due volte.
In particolare, il percettore dovrà presentare domanda di rinnovo alcuni mesi prima della data di scadenza, fissata a tre anni.
Ricapitolando, quindi, l’interessato dovrà presentare:
Di norma, quindi, nell’arco di sei anni l’assicurato potrà essere visitato fino a tre volte. Nell’arco di questo periodo, possono essere inoltre fissate ulteriori visite di revisione. Ad esempio, quando è previsto un intervento chirurgico che possa risolvere la situazione invalidante.
Dopo tre riconoscimenti, l’assegno di invalidità diventa stabile e duraturo, ma ciò non vuol dire che ci possano essere ulteriori visite di revisione da parte di un medico-legale incaricato.
I requisiti per continuare a godere del trattamento economico possono essere interrotti al verificarsi di diverse ipotesi.
Una volta accolta la prima domanda, il principio essenziale per mantenere il sussidio si basa sull’avere la capacità lavorativa ridotta a meno di un terzo.
Facciamo quindi un esempio di cause che possono portare all’interruzione:
I requisiti per l’erogazione del beneficio sono solo due:
Nel periodo in cui si percepisce l’assegno, quindi, non è richiesto che il rapporto di lavoro sia cessato.
La riduzione a meno di un terzo della capacità lavorativa, comunque, potrebbe prevedere nella maggior parte delle ipotesi un ridimensionamento delle attività svolte.
Al raggiungimento dell’età pensionabile, poi, il sussidio si trasformerà automaticamente in pensione ordinaria.
Leggi anche:
Stipendi Colf e badanti: aumenti fino a 150 euro in più