Il bonus contro il carovita era destinato a diverse tipologie di beneficiari, lavoratori subordinati e autonomi
Nell’ultimo periodo, il legislatore ha cercato di andare incontro all’aumento incontrollato del costo della vita, anche tramite il pagamento di bonus per le famiglie una tantum (pagati cioè una volta sola) che servono per aiutare ad affrontare le spese sempre maggiori.
Tra questi, uno dei più famosi è stato il cosiddetto bonus 200 euro, messo a disposizione da quello che è stato poi definito “Decreto Aiuti bis”.
Si trattava di un bonus una tantum di 200 euro, pagato in un’unica soluzione. Una misura spot, non strutturale, intervenuta in un momento di maggiori rincari e che quindi oggi, nel 2024, non è più in vigore.
Vediamo quindi schematicamente i punti essenziali di questo bonus, con un focus particolare su chi lo poteva richiedere e come.
La condizione prevista era quella di aver percepito una retribuzione mensile lorda tra gennaio e aprile 2022 al di sotto di 2.692 euro lordi.
Per andare ulteriormente incontro a te e agli altri lavoratori dipendenti, erano state previste poi delle deroghe al bonus 200 euro, che avevano ampliato la platea di beneficiari.
Inoltre, era stato previsto un limite perentorio per il pagamento del bonus da parte del datore di lavoro: 30 dicembre 2022.
Le somme venivano anticipate dall’azienda, che poi recuperava tramite i contributi dovuti all’INPS.
Per te era sufficiente presentare un’autocertificazione in cui dichiaravi di avere il possesso dei requisiti previsti dalla normativa.
Tra i beneficiari c’erano anche i titolari di trattamenti di disoccupazione quali Naspi e Dis-Coll, disoccupazione agricola, o anche i beneficiari dell’Indennità Covid-19 prevista dai decreti Sostegni e Sostegni Bis. Per queste categorie, non era prevista la presentazione di alcuna domanda; qualora spettante, il beneficio veniva pagato direttamente dall’INPS.
La prestazione è stata corrisposta anche per particolari rapporti di lavoro dipendente o per quelli diversi dal lavoro subordinato.
Potevano beneficiarne anche:
Ci sono poi due categorie che sono particolari perché, a differenza delle precedenti, dovevano presentare domanda all’INPS attraverso il servizio dedicato, entro il termine previsto del 31 ottobre:
Chi era in pensione ha potuto goderne, nella mensilità di luglio 2024, ma solo qualora non avessero percepito nell’anno 2021 redditi IRPEF superiori a 35.000 euro, al netto dei contributi previdenziali e assistenziali.
Nel caso di soggetti contitolari di pensione ai superstiti, poi, la prestazione è stata corrisposta a ciascun titolare in misura intera.
È stata una misura del 2022, quindi per il 2023 e per il 2024 niente bonus 200 euro nemmeno per i pensionati.
Anche tutti coloro che percepivano l’assegno ordinario di invalidità sono stati compresi nella possibilità di ricevere il bonus 200 euro. Come visto, per il 2024 questa indennità non è stata riproposta.
La misura era stata liquidata anche ai nuclei beneficiari del Reddito di cittadinanza, oggi sostituito dall’Assegno di inclusione. Per questi ultimi, infatti, in via automatica, è stata data una maggiorazione sulla rata di luglio 2022, ma solo nel caso in cui i membri del nucleo non avessero già beneficiato dello stesso contributo in quanto appartenenti ad altre categorie destinatarie.
La domanda per il bonus 200 euro non può più essere presentata poiché, come visto, questa indennità una tantum non è più stata riproposta per il 2023 e per il 2024. Dunque, chi non ha fatto domanda per il bonus 200 euro o non gli è stato riconosciuto dal datore di lavoro, ha perso l’occasione per poter ricevere questa misura contro il caro vita.
Il Governo non sembra intenzionato a rinnovare per il 2024 il bonus 200 euro. Come anticipato, il bonus è stata una misura non strutturale e non è stata rinnovata nemmeno per l’anno 2023. Si tratta dunque di un’indennità una tantum che non verrà replicata.
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