Con il mancato accordo tra le associazioni sindacali viene applicata la previsione del contratto collettivo
Da gennaio 2023 sono scattati gli aumenti che coinvolgono le retribuzioni di colf e badanti.
Questi aumenti sono strettamente legati all’inflazione, che nell’ultimo periodo è cresciuta molto. Per questo motivo, quest’anno gli stipendi di questa categoria di lavoratrici e lavoratori saranno più alti dell’anno scorso.
La misura non coinvolge solo la retribuzione base, ma anche le indennità di vitto e alloggio. Secondo le stime, andrà a incidere per una quota anche maggiore di 150 euro lordi. Tutto ciò potrebbe comportare però una riduzione delle tutele qualora il datore di lavoro decidesse di utilizzare, illegalmente, il lavoro non in regola.
I contratti collettivi prevedono degli accordi periodici tra associazioni sindacali e associazioni dei datori di lavoro su vari aspetti del contratto, tra cui la retribuzione.
Se questi accordi non vengono raggiunti, il contratto collettivoÈ l’accordo stipulato a livello nazionale tra i sindacati di rappresentanza dei lavoratori e dei datori di lavoro per regolare determinati aspetti dei contratti individuali di lavoro di un certo settore (es. orario di lavoro, retribuzione minima, ferie, congedi, ecc.). More applicato a colf e badanti prevede degli adeguamenti contrattuali automatici, come ad esempio l’aumento di retribuzione legato all’inflazione.
È quello che è successo in questo ultimo periodo: tre tentativi di accordo si sono conclusi con un nulla di fatto e quindi è stato applicato l’art.38 del CCNL, che disciplina per l’appunto anche il caso in cui le organizzazioni sindacali non siano state in grado di raggiungere un accordo tra le parti.
L’articolo disciplina la variazione periodica sia dei minimi retributivi che delle indennità di vitto e alloggio, prevedendo che:
L’aumento varia a seconda del caso. Per i livelli retributivi più bassi, la variazione non è particolarmente rilevante.
Chi invece vedrà un aumento importante sono i lavoratori e le lavoratrici conviventi, che si occupano dell’assistenza a persone non autosufficienti.
Facciamo un esempio:
L’aumento della retribuzione percepita porta come conseguenza diretta un maggiore versamento di contributi previdenziali e quote di tredicesima e TFR.
Si stima che questo aumento dei costi possa comportare un costo aggiuntivo per i datori di lavoro che in alcuni casi dovranno sborsare quasi duemila euro in più all’anno rispetto al 2022.
Oltre ai minimi retributivi, sono aumentate anche le indennità previste, che hanno subito un rincaro dell’11,5%, in base alle regole già viste.
Per l’anno 2022, infatti, l’indennità di pranzo e/o colazione, unita a quella di alloggio, ammontava a una quota di 5,81 € al giorno.
Questa somma, con il recente adeguamento, è passata nel 2023 a 6,47 € giornalieri, di cui 4,52 euro per i pranzi e 1,95 euro per l’alloggio.
L’adeguamento dei contratti si applica a tutte le colf, badanti e babysitter che presentano un contratto di lavoro subordinato (sono cioè dipendenti) e applicano il CCNL di settore.
Sono quindi esclusi i lavoratori domestici che sono impiegati occasionalmente e retribuiti tramite il libretto famigliaLibretto nominativo prefinanziato per il pagamento di prestazioni occasionali. More.
Gli aumenti previsti si applicano già a partire dal pagamento della mensilità di gennaio 2023.
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