Conguaglio IRPEF: tutto quello che c’è da sapere

Conguaglio IRPEF
(foto Shutterstock)

Ecco quali sono le ragioni per cui potresti trovarti il conguaglio fiscale di fine anno in busta paga

Molti di noi conoscono il termine conguaglio” perché legato alle bollette, ma si applica anche al mondo del lavoro. In questo articolo scopriamo perché avviene, come viene indicato in busta paga, come si calcola.

Conguaglio fiscale: cos’è e come funziona? 

Per capire cos’è il conguaglio, partiamo dal suo significato. Con questo termine si intende un importo che serve a pareggiare i conti. A seconda delle situazioni, il conguaglio può voler dire che è necessario pagare delle somme aggiuntive, oppure che devi ricevere dei soldi perché in precedenza hai pagato troppo.

Nel mondo del lavoro il conguaglio fiscale è il risultato del calcolo complessivo delle imposte IRPEF e delle addizionali dovute da te che il datore di lavoro è tenuto a effettuare al termine dell’anno solare o in caso di cessazione del rapporto di lavoro.

Per consentire l’elaborazione del conguaglio fiscale, in qualità di lavoratore dipendente devi comunicare quanto prima al sostituto d’imposta, e quindi al datore di lavoro, le somme di denaro a te liquidate anche da altri sostituti d’imposta (ad esempio, i redditi percepiti in un precedente rapporto di lavoro).

Questo aspetto è molto importante per non ritrovarsi nella busta paga di dicembre con somme da restituire: se dichiari tutto, il calcolo delle imposte sarà più preciso e ci saranno meno brutte sorprese al momento del conguaglio.

 Il conguaglio fiscale da parte del datore di lavoro è obbligatorio. Infatti, in quanto sostituto d’imposta è tenuto a effettuare le operazioni di conguaglio di fine anno in base alle informazioni in suo possesso. 

Se così non fosse, ti ritroveresti a dover fare il ricalcolo in sede di dichiarazione dei redditi

Quando c’è il conguaglio in busta paga? 

Solitamente il conguaglio è visibile a fine anno, nel mese di dicembre, o al più tardi entro il 28 febbraio dell’anno successivo. Facciamo un esempio: se l’anno di competenza è il 2023, il conguaglio è inserito nella busta paga di dicembre 2023, o comunque entro il 28 febbraio 2024.

Nel caso in cui il rapporto di lavoro si interrompa nel corso dell’anno, il conguaglio viene fatto nell’ultima busta paga.

Generalmente quando il conguaglio è a debito (ovvero sei tu a dover pagare) la trattenuta avviene a dicembre; mentre quando il conguaglio è a credito (ovvero devi ricevere tu i soldi) la ricezione del denaro avviene a febbraio.

Come influisce il conguaglio fiscale in busta paga

Nell’ultima busta paga dell’anno il datore di lavoro calcola le ritenute d’acconto operate mensilmente nello stipendio nel corso dell’anno e le confronta con le imposte effettivamente dovute rispetto ai redditi percepiti nell’anno.

Questo calcolo può dare come risultato nella tua busta paga:

  • una trattenuta di denaro nel caso di conguaglio a debito, e quindi un netto più basso: significa che nei redditi delle buste paga sono state trattenute meno tasse o che si è beneficiato di “esenzioni” in eccesso (vedi trattamento integrativo, ulteriore detrazione);
  • una restituzione di denaro nel caso di conguaglio a credito, cioè un netto più alto: significa che sono state pagate più tasse del dovuto o che non si è beneficiato di “esenzioni” in misura nettamente inferiore a quanto in realtà spettava.

Conguaglio busta paga: come si calcola

Per procedere con il conguaglio in busta paga, bisognerà innanzitutto capire l’importo delle retribuzioni che hai ricevuto, perché tutti i redditi imponibili dell’anno verranno sommati, comprese, ad esempio, le mensilità aggiuntive o i fringe benefit. 

A questo punto viene applicata l’aliquota per il calcolo dei contributi, dell’IRPEF e delle addizionali: una volta stabilito l’imponibile, vengono applicati gli scaglioni e ricalcolate le detrazioni.

Infine, bisogna sommare tutte le ritenute dell’anno sia per la parte contributiva sia per quella relativa alle tasse e si procede a saldare la differenza. 

Esempio di calcolo conguaglio fiscale

Supponiamo che hai lavorato fino a giugno presso una determinata azienda, mentre da luglio hai iniziato a lavorare per un altro datore di lavoro. Nel nostro esempio, con la prima azienda percepivi una RAL di 30.000 €, mentre per la seconda 36.000 €.

Tenendo conto delle aliquote del 2024, per i primi 6 mesi il tuo datore di lavoro ha trattenuto ogni mese per il pagamento dell’IRPEF 595 €, per un totale di 3.570 €; mentre il secondo datore di lavoro ha trattenuto ogni mese 635 €, per un totale di 3.810 €

In totale hai pagato 7.380 € di IRPEF, ma avresti dovuto pagare 8.190 €, dunque dovrai effettuare un conguaglio fiscale di 810 €, che ti verranno addebitati sulla busta paga nel mese di dicembre.

Come non andare a debito con il conguaglio fiscale?

Per non trovare una trattenuta in busta paga a debito, e quindi una retribuzione netta inferiore, è necessario comunicare al datore di lavoro:

  • eventuali altri redditi percepiti da altri datori di lavoro nell’anno, anche consegnando la relativa CU o dichiarazione sostitutiva;
  • rimandare a fine anno la percezione di eventuali «esenzioni» (vedi trattamento integrativo, ulteriore detrazione).

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