L’attività del Dirigente d’azienda

Cos'è un dirigente
(foto Shutterstock)

Qual è la definizione di dirigente, come viene regolato il rapporto di lavoro e quali sono le differenze con altri ruoli direttivi o di coordinamento

Chi è il dirigente 

Il Codice Civile (art. 2095) distingue quattro categorie di lavoratori subordinati: dirigenti, quadri, impiegati e operai. Tuttavia, non fornisce una definizione precisa di dirigente d’azienda. Per capire chi è il dirigente e quali caratteristiche contraddistinguono questa figura, è necessario fare riferimento ai contratti collettivi.

Nel contratto collettivo dirigenti settore industria, il dirigente azienda è descritto come chi ricopre un ruolo ad alto contenuto professionale, con grande autonomia e potere decisionale, e che lavora per promuovere, coordinare e gestire la realizzazione degli obiettivi dell’azienda o di un suo ramo autonomo.

Il contratto collettivo dirigenti del settore terziario offre una definizione simile, ovvero sono dirigenti coloro che, rispondendo direttamente all’imprenditore o a un altro dirigente, assumono responsabilità elevate e hanno il potere di impartire direttive a tutta l’azienda o a una parte autonoma di essa.

Dunque, la definizione di dirigente ruota intorno a tre elementi: autonomia operativa, discrezionalità nelle decisioni e funzioni direttive. Sebbene tu abbia un’ampia libertà d’azione, resti un lavoratore subordinato, soggetto alla direzione dell’imprenditore o dell’amministratore.

Essere tra i dirigenti d’azienda significa quindi assumere un ruolo di grande responsabilità nel raggiungimento degli obiettivi aziendali, pur sempre nell’ambito di un rapporto di lavoro dipendente.

Dirigenti d’azienda: esempi

Solitamente sono dirigenti di azienda le seguenti figure:

  • i direttori;
  • i condirettori;
  • coloro che sono posti con ampi poteri direttivi a capo di importanti servizi o uffici;
  • gli institori e i procuratori ai quali la procura conferisca in modo continuativo poteri di rappresentanza e di decisione per tutta o per una notevole parte dell’azienda.

Le differenze con il quadro e l’impiegato con funzioni direttive

Dirigenti e quadri hanno ruoli diversi e responsabilità di ampiezza diversa.

Il dirigente si occupa della gestione dell’intera azienda, di una sua parte autonoma oppure di funzioni molto importanti all’interno di strutture complesse.

Il quadro (o impiegato con mansioni elevate) invece coordina un ufficio, un servizio o un reparto, ma lavora sotto la supervisione di un dirigente o della persona che guida l’azienda. Per questo motivo, ha meno poteri e responsabilità più limitate.

Nelle aziende con un’organizzazione più complessa possono esserci più livelli suddivisi gerarchicamente. Di solito si dividono in top manager, dirigenti medi e dirigenti minori. In questi casi, ciascun lavoratore gode comunque di ampia autonomia decisionale, ma circoscritta al loro livello

In cosa consiste il contratto da dirigente

Il contratto da dirigente è il documento che stabilisce le regole del lavoro.

Spesso, quando si parla di “contratto da dirigente”, si fa riferimento a una promozione o al riconoscimento di un ruolo importante in azienda. In realtà, da un punto di vista pratico, è il documento che segna l’inizio del rapporto di lavoro con l’azienda.

Questo contratto:

  • deve essere scritto e non può essere solo verbale;
  • deve indicare gli aspetti principali del lavoro, come il periodo di prova (se previsto), la durata (se il contratto è a tempo determinato), e come viene calcolata la retribuzione;
  • deve descrivere chiaramente le funzioni, i poteri e le responsabilità affidate alla persona che ricopre il ruolo di dirigente.

Come viene regolato il rapporto di lavoro

Il rapporto di lavoro dei dirigenti segue le stesse regole generali previste per tutte le altre persone che lavorano, ma con alcune eccezioni.

La legge, infatti, esclude chi ha questo ruolo da alcune tutele che invece valgono per altri tipi di contratto.

Per esempio, quando si parla di orario di lavoro, ai dirigenti si applicano solo le norme sul riposo settimanale, sulle ferie e sulle limitazioni al lavoro notturno. Non si applicano invece i limiti orari previsti per gli altri, né le regole sugli straordinari.

Questo perché il lavoro di un dirigente, per la sua natura e responsabilità, non può essere misurato in base al numero di ore, ma va valutato per gli obiettivi raggiunti e le decisioni prese.

Dirigente aziendale: lo stipendio 

Chi ha un contratto da dirigente ha uno stipendio più alto rispetto ad altri tipi di lavoratori, perché ha più poteri e responsabilità.

Secondo il contratto collettivo del settore terziario, lo stipendio lordo mensile minimo è di 4.340 €, su 14 mensilità.

Questo importo è il minimo che non può essere ridotto. Tuttavia, l’azienda e il dirigente possono accordarsi per una cifra più alta, soprattutto se l’impresa è di grandi dimensioni o se il ruolo è particolarmente rilevante.

Infatti, secondo i dati dell’Inps sui rapporti di lavoro privato, lo stipendio medio di un dirigente aziendale è pari a 150.000 € annui.

Dirigenti: il preavviso

Se l’azienda decide di interrompere il rapporto con un dirigente, deve rispettare un periodo di preavviso.

Questo vale in tutti i casi, tranne quando c’è una giusta causa. In quel caso, come per tutte le altre persone che lavorano, il rapporto si interrompe subito, senza bisogno di preavviso.

La durata del preavviso dipende da da quanto tempo il dirigente lavora in azienda. Può variare da 6 mesi fino a 12 mesi, cioè un intero anno, nei casi di maggiore anzianità.

Licenziamento dei dirigenti

Il contratto di chi lavora come dirigente segue regole diverse rispetto a quelle previste per gli altri tipi di lavoro dipendente.

Una delle differenze principali riguarda le regole sul licenziamento, che sono più flessibili rispetto a quelle applicate ad altre persone con contratto da dipendente.

Proprio perché il dirigente non gode di tutte le tutele previste dalla legge per le altre categorie, si applicano contratti collettivi specifici, diversi da quelli usati per gli altri lavoratori.

Il licenziamento deve comunque essere giustificato da motivi concreti, anche se non gravi quanto quelli richiesti per una giusta causa. È sufficiente che l’azienda abbia perso fiducia nel dirigente, per esempio a causa di comportamenti non adeguati al ruolo, anche se non gravissimi.

In ogni caso, le motivazioni devono essere reali, mai pretestuose o discriminatorie.

Il dirigente per la sicurezza sul lavoro

Non si deve confondere chi ha un contratto da dirigente con la figura del dirigente per la sicurezza sul lavoro.

Non sempre si tratta della stessa persona. Infatti, chi ricopre il ruolo di dirigente per la sicurezza può anche non avere un contratto da dirigente nel senso legale o contrattuale del termine.

In tema di sicurezza, questa figura è una persona con le competenze e l’autorità necessarie per organizzare il lavoro e controllare che venga svolto in modo sicuro. Deve quindi essere in grado di gestire le attività e vigilare sul rispetto delle regole, secondo quanto stabilito dal Testo Unico sulla sicurezza sul lavoro.

Questo incarico si basa sul ruolo effettivo all’interno dell’organizzazione, non sull’inquadramento contrattuale.

Come funziona la pensione dei dirigenti​ 

I dirigenti sono iscritti al Fondo Pensioni Lavoratori Dipendenti dell’INPS, con requisiti di pensione di vecchiaia fissati a 67 anni di età e almeno 20 anni di contributi. 

Oltre al sistema previdenziale ordinario, i dirigenti possono aderire a fondi di previdenza complementare, come il Fondo Mario Negri o Previndai.

Questi fondi hanno il compito di provvedere a prestazioni di natura previdenziale, in aggiunta ai trattamenti pensionistici di legge, nell’interesse dei dirigenti iscritti, senza alcun fine di lucro.

 

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