Una guida alla cassa integrazione

Cassa integrazione
(foto Shutterstock)

La cassa integrazione è un sostegno economico ai lavoratori e alle aziende in difficoltà, che viene dato seguendo alcune specifiche norme

La cassa integrazione è uno degli ammortizzatori sociali più importanti quando si verifica un problema improvviso nel tuo ambiente di lavoro. È pensata per offrire un sostegno economico sia ai lavoratori che alle aziende nei momenti di difficoltà produttiva o finanziaria.

Il funzionamento di questo strumento è piuttosto articolato, perché coinvolge norme specifiche, requisiti da rispettare e modalità di accesso precise. In genere, è il datore di lavoro a doversi occupare della richiesta di cassa integrazione, ma gli effetti ricadono direttamente anche su di te, se sei dipendente dell’azienda.

Attraverso questo meccanismo, puoi ricevere una parte della tua retribuzione, anche se l’impresa non è temporaneamente in grado di garantirti il normale svolgimento dell’attività lavorativa, ad esempio per crisi aziendale, calo della domanda o processi di riorganizzazione interna.

Cassa integrazione: cos’è​

Quando si parla di ammortizzatori sociali, uno dei più importanti è senza dubbio la cassa integrazione.

Ma quindi, cos’è la cassa integrazione e a cosa serve? Si tratta di un sostegno economico finanziato dallo Stato, pensato per aiutarti nei periodi in cui, per crisi aziendali o eventi straordinari, ti trovi a dover affrontare una riduzione o sospensione dell’orario di lavoro.

L’obiettivo principale è garantirti un reddito minimo anche quando la tua azienda sta attraversando una fase difficile e non riesce a garantirti lo stipendio pieno. In questo modo, si prova a evitare licenziamenti e si offre alle imprese la possibilità di superare momenti critici senza dover rinunciare al proprio personale.

Cassa integrazione: i requisiti​

Per accedere alla cassa integrazione, devono verificarsi condizioni ben precise, stabilite dalla normativa. I requisiti richiesti prevedono che la tua azienda sia in grado di dimostrare uno stato di difficoltà, come ad esempio crisi organizzative, calo di commesse o eventi straordinari, che rendono necessario sospendere o ridurre l’attività lavorativa.

Anche tu, come lavoratore, devi avere determinati requisiti: per poter beneficiare della cassa integrazione, devi aver maturato un’anzianità minima di servizio. In genere, hai diritto al trattamento solo se hai lavorato almeno 30 giorni effettivi presso l’unità produttiva coinvolta. In alcune circostanze, potrebbe essere richiesto un periodo di anzianità maggiore.

Attenzione: possono beneficiare della cassa integrazione solo i lavoratori subordinati, compresi apprendisti e lavoratori a domicilio. Restano invece esclusi i dirigenti.

Come funziona la cassa integrazione

Ci sono diversi tipi di ammortizzatori sociali, e a ciascuno corrisponde una situazione di crisi specifica e un procedimento diverso.

Per capire come funziona la cassa integrazione, possiamo concentrarci sui casi più comuni, cioè quelli gestiti e pagati dall’INPS.

Quindi, come funziona davvero la cassa integrazione? In pratica, è l’azienda che presenta la domanda all’INPS, indicando le cause della crisi e la durata prevista dell’intervento. Il modulo da utilizzare varia in base al settore in cui opera l’azienda e alla natura della crisi, che può essere temporanea o più strutturale.

Una volta che l’INPS approva la richiesta, tu, come lavoratore coinvolto, riceverai un’integrazione salariale. Questa integrazione viene calcolata sulla retribuzione che hai perso a causa della riduzione o sospensione dell’orario di lavoro, ed è limitata nel tempo, secondo quanto stabilito dalla normativa.

Cassa di integrazione ordinaria

Il suo nome completo è Cassa Integrazione Guadagni Ordinaria, motivo per cui viene spesso indicata con l’acronimo CIGO.

Si tratta di un ammortizzatore sociale che può essere richiesto dall’azienda nei periodi di crisi aziendale, più precisamente in presenza di eventi temporanei che non sono imputabili al datore di lavoro.

La cassa di integrazione ordinaria è la forma più tipica per le imprese che operano nei settori industriali o in settori strettamente collegati all’industria.

Il trattamento economico viene pagato dall’INPS e serve a coprire crisi passeggere, cioè situazioni in cui si prevede una ripresa dell’attività lavorativa entro un tempo ragionevole.

Cassa di integrazione straordinaria

La Cassa Integrazione Guadagni Straordinaria (CIGS) consente al datore di lavoro di affrontare situazioni in cui ci sono più dipendenti rispetto al lavoro disponibile. In questi casi, è possibile sospendere temporaneamente una parte del personale, che continua comunque a percepire lo stipendio grazie all’intervento dell’INPS, evitando, per quanto possibile, di dover ricorrere a licenziamenti collettivi.

La cassa integrazione straordinaria viene applicata anche nei casi di amministrazione straordinaria, ovvero quando l’impresa si trova coinvolta in una procedura fallimentare o di crisi aziendale complessa.

Cassa di integrazione in deroga

La cassa integrazione in deroga viene utilizzata quando l’azienda non può accedere né alla CIGO né alla CIGS. Si tratta di uno strumento pensato per tutelarti anche nei casi in cui la tua impresa si trovi in una situazione di crisi temporanea o straordinaria, legata a eventi non imputabili né al datore di lavoro né ai lavoratori.

Queste situazioni possono nascere anche da ristrutturazioni o riorganizzazioni aziendali. Per accedere a questa misura, è richiesto che tu abbia almeno 12 mesi di anzianità lavorativa. In questi casi, l’INPS riconosce comunque un sostegno economico, anche se la tua azienda non rientra nei requisiti per le forme “ordinarie” di cassa integrazione.

La cassa integrazione quanto dura

La durata della cassa integrazione dipende dalla tipologia di ammortizzatore sociale richiesto e dalla situazione dell’azienda. 

  • Cassa Integrazione Guadagni Ordinaria (CIGO), il periodo massimo è di 13 settimane continuative, prorogabili fino a 52 in caso di necessità;
  • Cassa Integrazione Guadagni Straordinaria (CIGS), invece, può durare fino a 24 mesi in un quinquennio mobile, quindi in 5 anni a partire dall’inizio della CIGS. 

Quanto può durare la cassa integrazione? La risposta è ancora una volta: dipende. In base al tipo, alla causale per cui viene richiesta, ci sarà una specifica durata limite.

Per quanto riguarda i contributi in cassa integrazione, bisogna sapere che viene riconosciuta la contribuzione figurativa.

Cassa integrazione: quanto si prende

Nel caso in cui la tua azienda richieda l’intervento della cassa integrazione, lo stipendio per le giornate in cui non lavori è garantito dall’INPS. Puoi essere messo in cassa a zero ore, cioè restare a casa per tutto il mese, oppure solo parzialmente, lavorando alcuni giorni o solo una parte dell’orario.

Per le ore o giornate in cui sei in cassa integrazione, non percepisci lo stipendio pieno, ma solo l’80% della retribuzione globale. Tuttavia, esiste un limite massimo: indipendentemente dal tuo stipendio, la somma mensile massima che puoi ricevere è pari a 1.404,03 € lordi (circa 1.322,05 € netti).

Ad esempio, se il tuo stipendio lordo è di 1.800 € e sei in cassa integrazione a zero ore per tutto il mese, non riceverai più di 1.404,03 € lordi.

Questo massimale viene aumentato del 20% per i settori edili e lapidei in caso di sospensione per pioggia o condizioni simili, portando il limite mensile a 1.684,85 € lordi.

Se ti stai chiedendo quanto si prende in cassa integrazione, ricorda sempre che c’è un tetto massimo oltre il quale non riceverai alcuna ulteriore integrazione salariale, anche se normalmente percepisci uno stipendio più alto.

Cassa integrazione: chi paga lo stipendio

Durante il periodo di cassa integrazione, ricevi un’indennità che sostituisce parzialmente lo stipendio.

Chi paga la cassa integrazione? Il pagamento dell’integrazione salariale avviene tramite l’INPS, che può versarla direttamente a te o tramite l’azienda, in base alla modalità scelta nel singolo caso.

L’importo che ricevi non corrisponde alla retribuzione piena, ma rappresenta una percentuale dello stipendio perso, con un massimale annuale fissato per legge, di cui abbiamo parlato nel paragrafo precedente.

Di conseguenza, durante la cassa integrazione, il tuo stipendio viene ridotto, anche se l’ammortizzatore sociale serve proprio ad attenuare la perdita economica.

Esempio busta paga cassa integrazione

Il procedimento per richiedere la cassa integrazione è interamente a carico del datore di lavoro, che deve occuparsi di inoltrare la domanda e allegare tutta la documentazione necessaria.

Tu potrai comunque vedere una traccia dei giorni di cassa integrazione direttamente nel tuo foglio presenze. Questo documento è spesso incluso o allegato alla busta paga, ma non è obbligatorio che ti venga consegnato: quindi, può darsi che tu non lo abbia ricevuto.

Nessun problema: un riepilogo delle presenze e delle assenze del mese sarà comunque riportato anche nella parte centrale del cedolino, dove troverai i giorni di cassa integrazione e il relativo pagamento. Li troverai indicati nelle colonne di destra, accanto alle voci delle competenze del mese.

In questo modo, puoi confrontare i giorni di cassa integrazione riportati nel cedolino con quelli che hai effettivamente svolto nel mese di riferimento.

Cassa integrazione: gli obblighi del datore di lavoro

Quando un’azienda ricorre alla cassa integrazione, deve rispettare una serie di regole previste dalla legge. 

Per la cassa integrazione, gli obblighi del datore di lavoro consistono in:

  • presentare domanda all’INPS entro i termini stabiliti, indicando la causale e i lavoratori coinvolti
  • informare tempestivamente i dipendenti e le rappresentanze sindacali sull’avvio della procedura
  • in alcuni casi, deve anticipare l’integrazione salariale per conto dell’INPS, che poi provvede al rimborso.

Durante il periodo di sospensione o riduzione dell’attività, l’azienda non può licenziare i lavoratori coinvolti, salvo eccezioni specifiche previste che vengono individuate dalla normativa.

Cassa integrazione e corsi di formazione obbligatori​

Se sei in cassa integrazione straordinaria (CIGS), devi sapere che hai l’obbligo di partecipare ai corsi di formazione pensati per aggiornare o rafforzare le tue competenze. Il legame tra cassa integrazione e formazione obbligatoria è stato rafforzato dalle normative più recenti, con l’obiettivo di favorire la riqualificazione professionale e agevolare il reinserimento nel mercato del lavoro.

Questi corsi vengono generalmente cofinanziati dalle Regioni, nell’ambito delle politiche attive del lavoro. Se non partecipi ai corsi, rischi sanzioni importanti, come la perdita del pagamento della mensilità di CIGS, oppure, nei casi più gravi, l’esclusione definitiva dal beneficio.

Cassa integrazione e tredicesima​

Il trattamento economico della cassa integrazione può avere effetti anche sulla maturazione della tredicesima mensilità. Il rapporto tra cassa integrazione e tredicesima varia a seconda della tipologia di ammortizzatore sociale attivato.

Nel caso di Cassa Integrazione Guadagni Ordinaria (CIGO) o Straordinaria (CIGS), la tredicesima viene ridotta in proporzione alle ore non lavorate, perché l’INPS non copre i periodi di sospensione ai fini della sua maturazione.

Se è l’azienda ad anticipare l’integrazione salariale, potrebbe scegliere di erogare anche la quota di tredicesima corrispondente alle ore di cassa. Tuttavia, si tratta di una facoltà, non di un diritto garantito.

Cassa integrazione e malattia

Il rapporto tra cassa integrazione e malattia cambia a seconda del tipo di sospensione dal lavoro. Come chiarito dallo stesso INPS, se sei in cassa integrazione a zero ore, non hai diritto all’indennità di malattia, perché in quel periodo non hai alcun obbligo di prestazione lavorativa.

Diverso è il caso in cui la cassa integrazione comporti una riduzione dell’orario: in questa situazione, continui a percepire l’integrazione salariale, e potresti anche avere diritto all’indennità di malattia, se prevista dal tuo contratto collettivo.

Cassa integrazione e ferie

Anche per le ferie, bisogna distinguere il tipo di cassa integrazione in corso.
Se sei in cassa integrazione a zero ore, le ferie non maturano, a meno che non ci sia una previsione specifica nel contratto collettivo che stabilisca diversamente. Questo perché, in questi casi, il rapporto di lavoro è temporaneamente sospeso.

Se invece stai lavorando con una riduzione dell’orario, le ferie continuano a maturare, in base ai giorni lavorati durante il mese. In assenza di previsioni contrattuali diverse, se hai lavorato più di 15 giorni nel mese, maturerai il rateo ferie, altrimenti no.

Molti si chiedono: “Se sono in cassa integrazione posso andare in vacanza?”
In generale, , puoi farlo. Tuttavia, spesso viene chiesto alle aziende di far fruire prima eventuali ferie o permessi residui, prima di richiedere la cassa integrazione.

Cassa integrazione e licenziamento​

Il rapporto tra cassa integrazione e licenziamento è stato oggetto di numerosi cambiamenti negli ultimi anni. Durante il 2020 e nei periodi immediatamente successivi, era stato introdotto un blocco dei licenziamenti per tutelare i lavoratori in piena emergenza pandemica.

Oggi quel blocco non esiste più, ma bisogna comunque fare attenzione a questo tema delicato. Non è escluso un licenziamento durante la CIG, ma ci sono regole ben precise da rispettare, che variano a seconda della situazione.

Potrebbe esserci un licenziamento, ad esempio, se l’azienda non riesce a riprendersi e non può più richiamare tutti i lavoratori sospesi, né accedere ad altre misure alternative. Si tratta però di ipotesi particolarmente delicate, da valutare caso per caso, spesso accompagnate da procedure di licenziamento collettivo e dalla partecipazione delle organizzazioni sindacali.

La cassa integrazione incide sulla pensione​? 

Uno dei principali dubbi quando sei in cassa integrazione riguarda l’impatto che questa misura può avere sulla tua futura pensione.

La risposta dipende dal tipo di cassa integrazione che percepisci. Se si tratta di cassa integrazione ordinaria o straordinaria, l’INPS ti riconosce comunque la contribuzione figurativa per i periodi in cui non hai lavorato, garantendo così la copertura ai fini pensionistici.

Tieni però presente che questa contribuzione figurativa potrebbe essere inferiore rispetto a quella che avresti maturato lavorando normalmente, e questo può incidere sull’importo finale della tua pensione.

Contributi in cassa integrazione

Durante i periodi di sospensione o riduzione dell’orario di lavoro coperti dalla cassa integrazione ordinaria o straordinaria, l’INPS ti riconosce automaticamente i contributi figurativi, che servono a garantire la continuità della tua posizione assicurativa ai fini pensionistici.

Questi contributi figurativi, che si andranno poi a sommare ai contributi ordinari già versati, vengono calcolati sulla retribuzione del periodo coperto dalla cassa integrazione.

Potrai utilizzarli per raggiungere i requisiti richiesti sia per la pensione di vecchiaia che per quella anticipata.

Vantaggi e svantaggi della cassa integrazione

Il ricorso alla cassa integrazione ha sia vantaggi che svantaggi. Si tratta senza dubbio di uno strumento importante di tutela per te e per la tua azienda in momenti di difficoltà, ma non mancano alcuni aspetti critici da considerare.

Tra i vantaggi, c’è innanzitutto la possibilità di mantenere il posto di lavoro e di percepire un’indennità, anche se ridotta, durante i periodi di crisi aziendale o del mercato. Questo permette di evitare licenziamenti e di attendere una ripresa dell’attività.

Inoltre, durante la cassa integrazione, l’INPS ti riconosce i contributi figurativi, così da garantire la continuità della tua posizione previdenziale.

Tra gli svantaggi, invece, c’è la riduzione del reddito rispetto allo stipendio ordinario, con un possibile impatto sull’importo della pensione futura.

Devi considerare anche il fatto che, salvo eccezioni specifiche, l’azienda non può assumere nuovi lavoratori per le stesse mansioni svolte da chi è in CIG. 

Lavorare in cassa integrazione è reato?

Uno dei dubbi più comuni riguarda la possibilità di lavorare durante la cassa integrazione. In generale, svolgere attività lavorativa mentre percepisci la CIG è un reato se continui a lavorare per la stessa azienda che ha richiesto l’ammortizzatore sociale.

Durante la cassa integrazione, infatti, il rapporto di lavoro è sospeso o ridotto, in base alle ore per cui è stato richiesto il sostegno. Il datore di lavoro non può obbligarti a lavorare durante i periodi coperti dalla CIG, e se ciò avviene si configura un illecito.

Molti si chiedono: “Sono in cassa integrazione ma mi fanno lavorare, cosa rischio?” In casi come questo, potresti dover restituire le somme percepite indebitamente, e nei casi più gravi rischi una denuncia per truffa ai danni dell’INPS. Anche l’azienda può andare incontro a pesanti sanzioni, che vanno dalla revoca del trattamento fino a conseguenze penali.

Diverso è invece il caso in cui tu voglia svolgere un secondo lavoro diverso da quello per cui sei in cassa. In questa situazione puoi farlo, ma dovrai comunicare preventivamente l’attività all’INPS. La giornata lavorata nell’altro impiego verrà sospesa dal trattamento di cassa integrazione, ma non perderai il beneficio per le restanti ore o giornate.

Cassa integrazione 2024: quali sono le novità nel 2025

Nel 2025, con l’entrata in vigore della Legge 207/2024, sono state introdotte importanti novità sulla cassa integrazione.

Tra le principali novità, spicca l’introduzione di nuove misure di sostegno per le aziende in difficoltà, con un’attenzione particolare ai settori in crisi, come la pesca, il turismo e l’industria.

È stato inoltre riconosciuto un supporto straordinario per le aziende che hanno cessato o stanno cessando l’attività produttiva, tramite un finanziamento di 100 milioni di euro per facilitare l’accesso alla CIGS.

Un’altra novità importante riguarda la possibilità di svolgere un secondo lavoro durante i periodi di cassa integrazione. In questi casi, non perderai il trattamento per l’intera durata del contratto, ma solo per le giornate effettivamente lavorate.

Infine, è stato potenziato il supporto per le aziende in ristrutturazione o in crisi, con l’ampliamento della durata degli ammortizzatori sociali per alcuni settori specifici.

 

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