Quando si inizia un nuovo lavoro, è possibile che tra le clausole del contratto ci sia un periodo di prova
Il periodo di prova è un tempo in cui sia tu che il datore di lavoro potete capire se è conveniente e positivo portare avanti la collaborazione professionale. Durante questo periodo potete decidere di interrompere il rapporto senza preavviso e senza dover dare una motivazione specifica.
Perché il periodo di prova sia valido, è importante che il “patto di prova” sia scritto chiaramente nel contratto o nella lettera di assunzione. Ma non solo: è altrettanto importante che sia specificato con precisione che il patto di prova avrà ad oggetto lo svolgimento delle mansioni per cui si è stati assunti.
Detto questo, durante questo periodo hai gli stessi diritti e doveri che avrai dopo, con l’unica differenza che entrambe le parti possono recedere senza necessariamente dare una motivazione. Per evitare abusi, comunque, questo periodo è regolato da diverse fonti legislative.
Se nessuna delle due parti decide di recedere, il rapporto di lavoro continua automaticamente, senza bisogno di una comunicazione scritta.
Il periodo di prova è regolato in primo luogo dal codice civile che stabilisce una regola molto importante: se la conferma del rapporto di lavoro è subordinata allo svolgimento di un periodo di prova, questo deve essere obbligatoriamente riportato per iscritto.
Ma non solo: al terzo paragrafo c’è scritto “se la prova è stabilita per un tempo minimo, la facoltà di recesso non puo’ esercitarsi prima della scadenza del termine”.
Questo vuol dire che se è riportata una data o un tempo minimo di prova, bisogna rispettarla e quindi non puoi andartene prima. Ad ogni modo, per sapere quanti giorni effettivi di prova serve rispettare, dobbiamo fare riferimento a cosa prevede il contratto collettivoÈ l’accordo stipulato a livello nazionale tra i sindacati di rappresentanza dei lavoratori e dei datori di lavoro per regolare determinati aspetti dei contratti individuali di lavoro di un certo settore (es. orario di lavoro, retribuzione minima, ferie, congedi, ecc.). More applicato in azienda, dato che potrebbe variare anche in base al tuo livello.
Lo stesso CCNL, poi, potrebbe prevedere che la prova venga sospesa, ad esempio per malattia, maternità o infortunio. In questi casi, il periodo di prova si allunga per un numero di giorni pari a quelli di sospensione.
Più recentemente, l’articolo 7 del decreto legislativo 104/2022, conosciuto anche come “decreto trasparenza”, introduce regole importanti per i rapporti di lavoro, tra cui la durata minima e massima della prova per i contratti a termine.
Il Collegato lavoro, infine, approvato in sede definitiva nel 2025, è tornato a regolare la durata del periodo di prova per i contratti a tempo determinato, confermando quanto già disposto dal Decreto trasparenza.
Periodo di prova tempo indeterminato
Il periodo di prova in un contratto a tempo indeterminato non è obbligatorio, ma se previsto, deve essere specificato per iscritto nel contratto o nella lettera di assunzione.
Durante questo periodo, come abbiamo già anticipato, entrambe le parti possono recedere dal contratto senza preavviso né obbligo di motivazione, anche se si tratta di un contratto a tempo indeterminato.
Ma questo perché? perché l’arco temporale di cui stiamo parlando serve come fase di sperimentazione: l’azienda testa le capacità e le competenze della risorsa, mentre la persona studia l’ambiente di lavoro, le attività assegnate, i ritmi lavorativi e, spesso, anche i colleghi.
Per questo motivo, non è obbligatorio rispettare le procedure ordinarie in materia di licenziamento, per l’azienda, o dimissioni, per chi lavora.
Vale la pena precisare, però, che se il patto di prova è concordato entro un certo limite di tempo, il recesso libero non potrà essere esercitato prima dello scadere di questo termine.
Nei contratti a tempo determinato, il periodo di prova deve essere proporzionato alla durata del contratto e alle mansioni previste. Questo vuol dire che, ad esempio, se il contratto dura 6 mesi, non si può stabilire un periodo di prova di 5 mesi.
Il Decreto Lavoro era già intervenuto su questo punto stabilendo che la durata del periodo di prova per i contratti a tempo determinato, doveva essere calcolata come un giorno di lavoro effettivo ogni quindici giorni di calendario a partire dall’inizio del rapporto.
Detta più semplice: ogni 15 giorni, scattava 1 giorno di prova.
Tale regola è stata di recente confermata anche dall’articolo 13 del Collegato Lavoro, secondo cui la durata del periodo di prova è regolata in questo modo:
Attenzione: in caso di rinnovo di un contratto per lo svolgimento delle stesse mansioni, non potrà esserci un nuovo periodo di prova dato che entrambe le parti hanno avuto modo di portare a termine il periodo di sperimentazione.
Ma vediamo ora alcuni esempi dai CCNL più diffusi.
Nel contratto collettivo del commercio, la durata del periodo di prova cambia in base al livello di appartenenza.
Queste sono le durate dei vari periodi di prova ccnl commercio:
Anche nel contratto collettivo dei metalmeccanici – industria, la durata del periodo di prova varia in base al livello di inquadramento.
Ecco la durata dei vari periodo di prova ccnl metalmeccanici:
Il patto di prova deve essere scritto e indicato nella lettera di assunzione o in un documento separato, ma sempre firmato prima dell’inizio dell’attività lavorativa. È fondamentale che venga specificata anche la durata del periodo di prova.
Se il patto viene concordato dopo l’inizio del rapporto di lavoro o se non è inserito nel contratto, non è valido. In questo caso, per interrompere il rapporto di lavoro, sia tu che l’azienda dovrete seguire la procedura ordinaria prevista dalla legge.
Ad esempio, se vuoi dimetterti, ma il patto di prova non è stato firmato, dovrai seguire la procedura telematica delle dimissioni.
Se invece lavori senza un contratto che preveda il periodo di prova, quest’ultimo non ha alcun valore legale. L’azienda, in questo caso, non può interrompere il rapporto liberamente appellandosi a un patto che non esiste.
Il recesso durante il periodo di prova non richiede motivazioni. In questi casi si parla di recesso libero, perché l’azienda non è obbligata a spiegare le ragioni della decisione. Spesso si usa il termine “licenziamento in periodo di prova”, ma non si tratta tecnicamente di un licenziamento: è una facoltà prevista dalla legge in questa fase iniziale del rapporto di lavoro.
Questa regola vale sia per il recesso da parte dell’azienda che per le tue dimissioniL’atto unilaterale con cui il lavoratore comunica di voler interrompere il rapporto lavorativo con il datore di lavoro. More. Tuttavia, c’è un aspetto importante da considerare: devi aver svolto effettivamente le mansioni indicate nel patto di prova. Se ciò non accade, il periodo di prova non è valido.
Come abbiamo spiegato nel paragrafo precedente, non è corretto al 100% parlare di licenziamento durante il periodo di prova perché l’azienda può decidere di porre fine alla collaborazione senza spiegarti il perché.
Ad ogni modo, se pensiamo a cosa accade nella realtà, molto spesso si parla di licenziamento in periodo di prova quando l’azienda ti comunica che non sei stato o stata all’altezza del ruolo e/o delle mansioni per cui ti avevano assunto.
Se ti ritrovi, quindi, di fronte ad un licenziamento per mancato superamento del periodo di prova, cosa puoi fare?
Puoi contestare il recesso del tuo datore di lavoro. Questa azione, nel gergo tecnico, viene chiamata impugnazione licenziamento per mancato superamento periodo di prova. Dobbiamo valutare bene, però, certi aspetti:
Sì, sono consentite le dimissioni nel periodo di prova. Inoltre, le dimissioni durante il periodo di prova sono libere e molto più semplici, ossia non serve dare alcuna motivazione e non serve rispettare il termine di preavviso.
Dunque, se vuoi dare le dimissioni durante la prova, non devi comunicare alcuna motivazione e non devi seguire la procedura telematica prevista per le ordinarie dimissioni.
Le dimissioni durante il periodo di prova sono libere e non richiedono alcuna motivazione. Questo significa che non devi spiegare le ragioni della tua decisione di lasciare il lavoro durante questo periodo.
È però importante comunicare la tua decisione per iscritto. Ti consigliamo di utilizzare una raccomandata o una lettera firmata e consegnata direttamente all’azienda, facendoti rilasciare una ricevuta.
Ecco un esempio di lettera per dimissioni durante il periodo di prova:
“Oggetto: Dimissioni durante il periodo di prova
Spett.le Società,
con la presente, desidero comunicarVi la mia decisione di recedere dal rapporto di lavoro con la vostra azienda, attualmente in corso durante il periodo di prova.
Questa decisione avrà effetto immediato (o dalla data del __, se intendi dare un preavviso, anche se non obbligatorio).
Resto a disposizione per eventuali formalità legate alla chiusura del rapporto di lavoro.
Cordiali saluti”
Il periodo di prova rappresenta a tutti gli effetti l’inizio della collaborazione tra te e l’azienda. Durante questo periodo, sei tenuto a lavorare normalmente, rispettando l’orario previsto dal contratto e svolgendo le mansioni assegnate.
Allo stesso modo, il datore di lavoro deve darti la retribuzione completa, come previsto dal Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro (CCNL), esattamente come per chi ha già superato il periodo di prova.
I contributi previdenziali, le trattenute fiscali e la maturazione del trattamento di fine rapporto (TFR) devono essere regolati nello stesso modo che viene utilizzato per i lavoratori già confermati.
Il periodo di prova viene inoltre conteggiato per la maturazione dell’anzianità di servizio e per il calcolo dell’età pensionabile. In altre parole, hai gli stessi diritti e doveri del personale che ha già superato questa fase. L’unica differenza è che non sei tenuto al periodo di preavviso in caso di dimissioni.
Infine, è importante sapere che il patto di prova non è valido se hai già svolto un periodo di prova per le stesse mansioni presso la stessa azienda. Questo vale, ad esempio, nel caso in cui il tuo contratto passi da tempo determinato a tempo indeterminato senza cambiare mansioni.
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