Contratto a tempo determinato: tutto quello che c’è da sapere

Contratto a tempo determinato
(foto Shutterstock)

Regole e particolarità del rapporto di lavoro a tempo determinato

Contratto a tempo determinato: cos’è 

Il contratto a tempo determinato è una delle tipologie contrattuali con cui si può essere assunti in Italia. 

Questa forma contrattuale è regolata dal Jobs Act del 2015 ed è stata più volte ritoccata nel tempo, da ultimo dal Decreto Milleproroghe convertito in legge a febbraio 2025. Le principali discussioni sul contratto a tempo determinato si concentrano da sempre su due aspetti: la durata e le causali.

Secondo l’articolo 19 del decreto legislativo 81 del 2015 (il Jobs Act), la durata massima del contratto non può superare i 24 mesi: i primi 12 mesi sono liberi nel senso che possono essere contrattualizzati senza motivazioni particolari, mentre i restanti 12 mesi sono più vincolati. In altre parole, non puoi ottenere l’assunzione con contratti a termine per più di due anni presso la stessa azienda.

In ogni caso comunque, alla scadenza del contratto possono succedere tre cose

  • il tuo contratto viene rinnovato o prorogato
  • non viene rinnovato il rapporto di lavoro
  • il rapporto è trasformato a tempo indeterminato, confermando così il tuo posto in azienda.

Il contratto a termine è sempre più diffuso nel nostro Paese. 

Secondo l’Osservatorio Inps, ogni anno il numero dei contratti a termine aumenta: rispetto al 2023, infatti, nei primi due mesi del 2024 sono stati attivati 574.155 contratti rispetto ai 571.186 dello stesso biennio dell’anno precedente. 

Questi stanno ben al di sopra dei contratti a tempo indeterminato: sempre tra i mesi di gennaio e febbraio 2024, infatti, ne sono stati attivati solo 273.500.

Ma perché c’è questa grande differenza? La risposta dipende da settore a settore, ma spesso le aziende hanno bisogno di un contratto più flessibile per gestire il picco di lavoro che si accumula in determinati periodi del mese o dell’anno e per questo scelgono il contratto di lavoro a tempo determinato. 

In altri casi, anche se non proprio in regola con quello che prevede la legge, molte aziende preferiscono il contratto a tempo determinato perché lo usano come un lungo periodo di prova per valutare le tue capacità.

Premesso tutto questo, quindi, quali sono i pro e i contro di questa forma contrattuale? 

Vantaggi e svantaggi contratto a tempo determinato​

Il contratto a termine offre vantaggi principalmente per le aziende. Questo tipo di contratto garantisce maggiore flessibilità, permettendo al datore di lavoro di rispondere a necessità temporanee, come un picco di attività o una sostituzione di un altro dipendente. 

Tuttavia, ci sono regole ben precise che servono a evitare abusi e a tutelarsi. Per i lavori stagionali, ad esempio, sono previste norme specifiche. Se l’azienda non rispetta le regole, il contratto a termine può essere trasformato in un contratto a tempo indeterminato.

Dal tuo punto di vista, il contratto a termine ha alcuni svantaggi. La durata limitata può rendere difficile pianificare il futuro o la carriera. La forte frammentarietà del rapporto di lavoro, infatti, rende difficile anche l’accumulo costante di contributi utili: 

  • per garantire le tutele tipiche riconosciute dall’Inps per assenze quali malattia o gravidanza; 
  • garantire la pensione al termine della carriera lavorativa. 

Da non trascurare poi, la possibilità di accesso ai finanziamenti: con un contratto a termine potresti incontrare ostacoli nell’accesso a strumenti di finanziamento, come prestiti o mutui, poiché il rapporto di lavoro non è considerato stabile.

Durata minima contratto a tempo determinato​  

La legge non stabilisce una durata minima per il contratto a tempo determinato. Questo significa che il contratto può avere una durata anche di pochi giorni. Tuttavia, una scelta così breve potrebbe risultare poco utile, soprattutto considerando le regole che disciplinano il rinnovo dei contratti a termine.

È importante sapere che alcuni Contratti Collettivi Nazionali di Lavoro, i cosiddetti CCNL, possono prevedere una durata minima specifica per determinati settori o tipologie di lavoro. Ti conviene sempre controllare il tuo contratto collettivo per verificare se ci sono disposizioni particolari nel tuo caso.

Non dimenticare, poi, che le aziende tramite un contratto di prossimità, possono cucire su misura alla propria azienda un complesso di regole che vanno a stabilire proprio la durata e il funzionamento del contratto a termine. 

La legge, però, stabilisce in modo molto chiaro e puntuale le regole da rispettare per la durata massima del contratto. 

Durata massima contratti a tempo determinato​

La durata massima di un contratto a tempo determinato è fissata dalla legge in 24 mesi.

Come abbiamo già anticipato, non possono essere stipulati contratti a termine che superano questa durata massima, salvo qualche rara eccezione. 

Il blocco dei 24 mesi è così suddiviso: 

  • i primi 12 mesi possono essere attivati in modo immediato e semplice, senza necessità di avere una giustificazione specifica; 
  • i successivi 12 mesi, invece, possono essere prorogati o rinnovati solo in presenza di una giusta causa, che la legge definiscecausale. In pratica deve essere un motivo legittimo che giustifica la scelta dell’azienda di scegliere per un contratto a termine piuttosto che per un contratto a tempo indeterminato

È possibile superare la durata massima? Come dicevamo, solo in alcuni casi specifici: questi devono essere previsti dai contratti collettivi e devono essere chiaramente indicati nel contratto stesso o in eventuali proroghe o rinnovi. In ogni caso, il limite complessivo di 24 mesi si applica all’intero rapporto di lavoro, anche in caso di proroga o rinnovo.

Esiste un’unica eccezione, rara e poco comune, che permette di aggiungere ulteriori 12 mesi alla durata massima. In questa ipotesi, è possibile stipulare un nuovo contratto a tempo determinato tra le stesse persone, ma solo rivolgendosi all’Ispettorato del lavoro.

Quali sono le causali?

La causale è un motivo, ben individuato dalla legge o dal CCNL, che permette di firmare una proroga o un rinnovo di contratto che porta a superare i primi 12 mesi acasuali, oppure un contratto a termine che già in origine supera i 12 mesi

La legge individua tre tipi di causale: 

  1. sostituzione di altri lavoratori assenti
  2. casi previsti dai contratti collettivi nazionali, territoriali o aziendali; 
  3. se i contratti collettivi di cui al punto 2 non dicono nulla, casi previsti individualmente dal datore di lavoro e dal lavoratore in fase di assunzione che rispondono a esigenze tecniche, produttive e organizzative

Quest’ultimo punto è particolarmente importante perché in capo all’azienda e al futuro dipendente c’è la grande responsabilità di scegliere quali causali apporre al contratto a termine. 

E questo è particolarmente vero per il datore di lavoro che non può indicare causali troppo generiche, ma anzi devono essere particolarmente precise e puntuali. 

Ad ogni modo, il punto tre può essere considerato un’opzione percorribile solo fino al 31 dicembre 2025, salvo eventuali e ulteriori proroghe. 

Fai attenzione perché queste causali devono essere indicate per iscritto nel tuo contratto o nella lettera di assunzione. Se non vengono riportate o risultano false, puoi impugnare il contratto e chiedere che il rapporto sia trasformato a tempo indeterminato, oltre ad ottenere eventualmente anche un risarcimento economico.

Questa normativa serve a prevenire e punire l’abuso dei contratti a termine quando vengono usati al di fuori delle condizioni previste dalla legge.

Scadenza contratto a tempo determinato comunicazione

Quando un contratto a tempo determinato è arrivato alla scadenza, l’azienda deve rispettare alcuni obblighi. Uno dei principali è comunicare la cessazione del rapporto al Centro per l’Impiego, entro 5 giorni dalla fine del contratto.

Per quanto riguarda il rapporto con te, la legge non obbliga l’azienda a informarti della cessazione in anticipo. Tuttavia, sarebbe corretto che il datore di lavoro ti comunicasse la decisione di non proseguire o prorogare il contratto, per consentirti di organizzarti al meglio.

Proroga contratto a tempo determinato 

È importante distinguere tra proroga e rinnovo di un contratto a tempo determinato, due concetti che spesso vengono confusi. Facciamo un po’ di chiarezza:

  • la proroga del contratto a tempo determinato si verifica quando si sposta in avanti la scadenza di un contratto in corso. Ad esempio, un contratto che scade a settembre 2025 può essere prorogato fino a dicembre 2025;
  • Il rinnovo, invece, riguarda un contratto che è già scaduto e che riprende in un secondo momento. Ad esempio, un contratto scaduto a settembre 2024 può essere rinnovato a dicembre 2024, con una nuova scadenza a giugno 2025. In questo caso, bisogna rispettare il cosiddetto “stop and go”, cioè un periodo obbligatorio di pausa tra i due contratti: 10 giorni per contratti inferiori a 6 mesi e 20 giorni per quelli di durata superiore. Capiremo meglio questo concetto nel paragrafo successivo. 

Le regole attuali stabiliscono che proroghe e rinnovi sono consentiti liberamente, senza necessità di indicare causali, se la durata complessiva del rapporto non supera i 12 mesi.

Quante proroghe sono consentite? Il numero massimo è quattro nell’arco di 24 mesi. Se c’è una quinta proroga o si supera il limite dei 24 mesi, il contratto si trasforma automaticamente a tempo indeterminato. Per i rinnovi, invece, non c’è un limite specifico, ma resta il vincolo della durata massima di 24 mesi.

Ricorda che sia in caso di proroga che di rinnovo è necessario che tu sia d’accordo

Stop and go contratti a termine​

Tra un contratto a tempo determinato e quello successivo con lo stesso datore di lavoro, deve passare un certo periodo di tempo, chiamato “stop and go”. In altre parole, non puoi essere assunto nuovamente con un contratto a termine immediatamente dopo la scadenza del precedente.

La durata dello stop and go dipende dalla lunghezza del primo contratto:

  • 10 giorni di pausa, se il contratto iniziale era di 6 mesi o meno;
  • 20 giorni di pausa, se il contratto iniziale superava i 6 mesi.

Questa regola non vale in alcuni casi particolari, come per le attività stagionali, le start-up innovative e i contratti nel settore agricolo.

Riattivazione Naspi

Durante un contratto a tempo determinato, l’indennità di disoccupazione (NASpI) viene sospesa. Una volta terminato il contratto, la NASpI può essere riattivata a condizione che tu comunichi tempestivamente la cessazione del rapporto di lavoro all’INPS.

Tieni presente un punto importante: se il contratto a termine supera i 6 mesi, la NASpI non viene più sospesa ma decade. In questo caso, per ricevere nuovamente l’indennità di disoccupazione, dovrai presentare una nuova domanda, a patto che soddisfi ancora i requisiti richiesti. Non ci sarà alcuna attivazione automatica.

Un’altra cosa da non dimenticare, riguarda la novità 2025 in materia di requisiti per fare domanda di NASpI: nelle specifico, infatti, se ti dimetti dal tuo lavoro e entro 12 mesi ne trovi uno nuovo, dal quale però ti licenziano, potrai chiedere l’indennità all’Inps solo se l’ultimo lavoro è durato almeno 13 settimane

Questa regola non vale per le dimissioni date durante il periodo protetto della maternità e paternità o date per giusta causa. 

Trasformazione contratto da tempo determinato a tempo indeterminato​

In quali casi si verifica la trasformazione del contratto da tempo determinato a tempo indeterminato?​ Ci sono tre situazioni principali in cui questo può accadere. Vediamole tutte:

  • per scelta delle parti: il contratto viene trasformato in tempo indeterminato per decisione dell’azienda o in base a un accordo tra te e il datore di lavoro;
  • per decisione del giudice: se impugni il contratto e il tribunale accerta che sono state violate le regole sul contratto a termine, il rapporto viene dichiarato a tempo indeterminato;
  • per superamento della scadenza del contratto o della durata massima fissata dalla legge: se continui a lavorare dopo la scadenza del contratto, senza una decisione specifica dell’azienda, il contratto si trasforma in tempo indeterminato. Questo accade: dopo 30 giorni, se il contratto iniziale durava fino a 6 mesi; dopo 50 giorni, se il contratto iniziale superava i 6 mesi.

Come licenziarsi da un contratto a tempo determinato

Prima di tutto, non si parla di licenziamento, ma di dimissioni. Con un contratto a tempo determinato, non puoi dare liberamente le dimissioni. Firmando il contratto, ti sei impegnata o impegnato a portare avanti la collaborazione per l’intera durata prevista.

L’unica eccezione sono le dimissioni per giusta causa, cioè quando si verificano gravi inadempimenti da parte del datore di lavoro che non ti permettono di proseguire il rapporto di lavoro nemmeno per pochi giorni. In questi casi, puoi dimetterti immediatamente senza rispettare il preavviso previsto per il tuo inquadramento.

Questo non vuol dire che non puoi mai dimetterti da un contratto a termine: l’azienda infatti non può impedirti di andartene, motivo per cui bisognerà trovare un accordo d’uscita. È oggettivamente più complicato dare le dimissioni da un contratto a termine rispetto ad un contratto a tempo indeterminato, dato che è stata volutamente negoziata una data di fine in origine.

Preavviso per contratto a tempo determinato​

Come abbiamo appena visto, con un contratto a tempo determinato, non puoi dimetterti liberamente, a meno che non ci sia una giusta causa. Questo significa che non devi preoccuparti di un eventuale periodo di preavviso, poiché questo tipo di dimissioni hanno effetto immediato e non richiedono alcun preavviso.

Se però interrompi il contratto senza una giusta causa, rischi che l’azienda trattenga dalla tua busta paga somme a titolo di risarcimento. Queste trattenute possono essere pari al periodo di preavviso che avresti dovuto rispettare se il tuo contratto fosse stato a tempo indeterminato. 

 

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