Possono sembrare facce della stessa medaglia, ma in realtà identificano due cose ben diverse
Oggi più che mai, in un contesto in cui il mondo del lavoro è in continua evoluzione, le esigenze delle persone che lavorano stanno cambiando.
Cerchiamo sempre più un posto di lavoro che riesca a garantire un buon equilibrio vita e lavoro, flessibilità di orario, benefits e welfare.
In contesti come questo, quindi, è bene sapere qual è la differenza tra fringe benefit e welfare aziendale, in modo da poter utilizzare al meglio gli strumenti messi a disposizione dal nostro ordinamento.
In questo articolo, infatti, vedremo cosa distingue il welfare aziendale dai fringe benefit, ma anche quali sono i punti in comune e alcuni esempi pratici. Iniziamo!
Nel linguaggio informale, molto spesso fringe benefit e welfare aziendale vengono utilizzati come sinonimi, ma sono due cose distinte.
Possiamo parlare di fringe benefit in riferimento a tutto quello che il datore di lavoro dà ai propri dipendenti, al di fuori del denaro contante. Il grande vantaggio è che possono essere riconosciuti anche a singoli lavoratori e non per forza a gruppi o categorie.
Questi generalmente rientrano nel reddito da lavoro dipendente, ma ci sono alcune eccezioni.
La norma prevede infatti che, al di sotto di una certa soglia annua stabilita dal legislatore, i fringe non siano considerati per il calcolo del reddito su cui poi applicare l’aliquota dell’IRPEF, cioè dell’imposta sul reddito delle persone fisiche.
Questa soglia è stata più e più volte ritoccata e oggi, per il solo 2024, è differenziata a seconda della presenza o meno di figli a carico. Sono previsti infatti due limiti differenti:
I due limiti che abbiamo riportato sono limiti massimi: questo vuol dire che se il datore di lavoro concede fringe benefits entro queste soglie non si pagano le imposte, ma basta solo 1 euro in più e tutto l’importo sarà assoggettato a tassazione.
Attenzione: i fringe benefit non sono obbligatori per legge, ma rimangono una libera scelta del datore di lavoro.
Il welfare aziendale, invece, identifica l’insieme dei beni e servizi che l’azienda può mettere a disposizione dei propri dipendenti:
Nel primo caso, c’è una sostanziale libertà nel determinare i modi e i termini con cui introdurlo nella propria azienda, ma in ogni caso è obbligatorio rispettare un requisito fondamentale: deve essere previsto per la generalità del personale dipendente oppure per categorie omogenee di lavoratori. Nel secondo caso, invece, bisogna fare fede all’importo prescritto dal CCNL, potendo però garantire anche somme più elevate.
In pratica, con il welfare non ci sarà un importo nella busta paga che andrà a concorrere alla formazione del netto in busta. È come se i servizi offerti venissero direttamente pagati dal proprio datore di lavoro.
Pur trattandosi di due cose distinte, ci sono alcuni punti comuni tra welfare e fringe benefit.
In entrambi i casi ne puoi trarre un vantaggio: con i fringe sicuramente parliamo di un vantaggio retributivo, mentre con il welfare aziendale possiamo parlare di un vantaggio di work-life balance, cioè di conciliazione vita-lavoro.
Ma non solo: entrambi non concorrono alla formazione del reddito entro certe soglie stabilite dalla legge.
Certamente, queste soglie sono diverse tra loro:
Per ultimo poi, ma non per importanza, sia il welfare aziendale che i fringe benefit devono essere introdotti con un accordo. Per il welfare, a seconda dei casi, si può valutare tra un accordo o contratto collettivo, un regolamento interno oppure un atto unilaterale.
Per i fringe, invece, è sufficiente un accordo individuale.
Per capire meglio la differenza tra fringe benefit e welfare, può tornarci utile fare degli esempi pratici.
I fringe più diffusi sono:
Il welfare aziendale, invece, abbraccia più tipologie di beni e servizi che spaziano dall’ambito sanitario a quello dell’istruzione, dello svago e del tempo libero. Ecco alcuni esempi di categorie di servizi che possono essere garantiti:
Ma non solo: nel concetto di welfare rientrano anche tutte le misure destinate alla migliore conciliazione vita-lavoro.
Riassumendo, quindi, possiamo dire che la differenza tra welfare e fringe benefit è anche di natura retributiva: i fringe sono inclusi nella definizione di retribuzione in natura e vanno a integrare la retribuzione che già si percepisce.
Al contrario, il welfare non può mai essere fornito con finalità retributive, ma solo allo scopo di migliorare la qualità di vita dei propri dipendenti e favorire il loro work-life balance.
Nulla vieta, comunque, all’azienda di introdurre nel welfare aziendale anche i fringe benefit. In questo caso potrebbero assumere la veste di buoni spesa; buoni carburante e rimborsi per le spese sostenute per le bollette e l’affitto (valido solo per il 2024).
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