Dormire sul lavoro può costare il licenziamento

Dormire sul lavoro
(foto Shutterstock)

La Corte di Cassazione ha chiarito la distinzione tra l’addormentamento in servizio e l’abbandono del posto di lavoro

Dormire sul posto di lavoro: licenziamento legittimo 

Cosa rischi se ti addormenti mentre sei al lavoro? Anche se a volte è davvero difficile restare svegli, soprattutto dopo una notte insonne o durante turni notturni e poco movimentati, dormire sul posto di lavoro non è mai una buona idea.

Anche se può sembrare una “pennichella innocente”, si tratta in realtà di un comportamento grave, perché viola uno dei tuoi obblighi principali come dipendente. In certi casi, questo può portare perfino al licenziamento per giusta causa.

Detto questo, non sempre dormire sul lavoro porta al licenziamento. Bisogna vedere cosa dice il contratto collettivo: a volte è prevista solo una sanzione disciplinare più lieve, come un richiamo o una sospensione.

Se invece il contratto non prevede nulla di specifico, l’azienda può comunque decidere di licenziarti, ma tu hai il diritto di contestare questa decisione, anche davanti a un giudice.

Contestazione disciplinare: dormire sul posto di lavoro

Se subisci un licenziamento per giusta causa perché stavi dormendo durante il lavoro, devi sapere che l’azienda non può licenziarti all’improvviso, senza seguire una procedura. Anche nei casi più gravi, come questo, il datore di lavoro deve prima comunicarti ufficialmente una contestazione disciplinare.

Nel nostro ordinamento, il licenziamento non può essere immediato. Serve sempre un procedimento disciplinare, e solo alla fine si può arrivare al licenziamento.

La contestazione disciplinare deve essere tempestiva, cioè inviata subito dopo il fatto. Deve descrivere in modo preciso e dettagliato ciò che ti viene contestato, spiegando esattamente cosa hai fatto. Inoltre, deve informarti che hai il diritto di difenderti, cioè di dare la tua versione dei fatti prima che l’azienda decida il da farsi.

Sorpreso a dormire sul posto di lavoro: cosa dice la cassazione 

La Corte di Cassazione ha esaminato un caso proprio su questo tema: un lavoratore sorpreso a dormire durante il turno.

Si trattava di una guardia giurata, incaricata di sorvegliare uno stand. Il datore di lavoro l’ha trovata addormentata su un divano, in pieno orario di lavoro.

Dopo aver verificato il fatto, l’azienda ha deciso per il licenziamento per giusta causa, considerando il comportamento come un vero e proprio abbandono del posto di lavoro.

La guardia giurata però non ha accettato la decisione e si è rivolta al giudice, sostenendo che il licenziamento fosse ingiusto e troppo pesante rispetto all’errore commesso.

La valutazione del caso concreto

Per il caso della guardia giurata non è possibile parlare di abbandono del posto di lavoro, secondo la Corte di Cassazione con la Sentenza del 10 ottobre 2019 n. 25573. Tuttavia, ogni licenziamento ha una storia a sé ed è sempre necessario analizzare le peculiarità del caso concreto. 

Nel caso deciso dalla Cassazione sono stati valorizzati questi due elementi:

  1. il contesto in cui si è verificato l’addormentamento non è stato tale da determinare un pericolo, anche solo potenziale, per lo stand da sorvegliare. Quest’ultimo, infatti, era collocato all’interno di un padiglione controllato anche da altre guardie giurate e con porte di accesso chiuse;
  2. il lavoratore si è addormentato in un padiglione dal quale era comunque possibile vedere lo stand da sorvegliare.

In altri termini, queste circostanze hanno consentito di escludere la volontà del dipendente di abbandonare il posto di lavoro, pur essendosi allontanato dalla propria postazione.

In questo caso, pertanto, il comportamento della guardia giurata configura la meno grave ipotesi di addormentamento in servizio, punita con la sanzione della sospensione dal servizio e dalla retribuzione da 1 fino a 6 giorni.

Si tratta di una condotta scorretta, ma non al punto tale da determinare giusta causa di licenziamento, in quanto non è idonea a incidere, in modo definitivo, sul rapporto di fiducia con il datore di lavoro.

 

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