Il lavoro part-time prevede un orario di lavoro a tempo ridotto, con il quale hai gli stessi diritti e doveri dei colleghi con un contratto full-time
Il contratto di lavoro part-time, o a tempo parziale, è un contratto che prevede un orario di lavoro ridotto rispetto a quello del tempo pieno. Per legge, l’orario settimanale a tempo pieno è fissato a 40 ore, ma i contratti collettivi possono stabilire un limite inferiore.
In poche parole, lavorare part-time significa avere un orario di lavoro più corto rispetto a quello settimanale ordinario previsto per il tempo pieno.
Si pensa spesso che il contratto part-time sia molto flessibile e facilmente adattabile alle esigenze dell’azienda. In realtà, questo tipo di contratto è piuttosto rigido, e questo rappresenta un vantaggio per te. Le regole sono infatti pensate per tutelarti, garantendoti di sapere in anticipo quando lavorerai. Una delle caratteristiche principali del part-time è proprio questa: lavori meno ore perché nelle ore “libere” puoi organizzare le tue faccende personali. Per questo motivo, sin dall’inizio, devi conoscere le fasce orarie in cui svolgerai la tua attività.
Il contratto di lavoro part-time deve essere stipulato in forma scritta. Se non c’è un documento scritto, hai il diritto di chiedere al giudice la trasformazione del tuo contratto da part-time a tempo pieno.
Il contratto, inoltre, deve indicare:
No, non esiste un minimo di ore nel contratto part time. La legge infatti non stabilisce la durata minima del rapporto di lavoro a orario ridotto. Ovviamente, le aziende adottano un orario di lavoro part time più coerente con le proprie esigenze organizzative e produttive.
È possibile distinguere tre tipologie di part-time:
Esempio: lavori 8 ore tutti i giorni (come nel tempo pieno) ma solo per tre giorni alla settimana e non cinque;
Esempio: lavori da gennaio ad aprile, tutti i giorni dalle 9:00 alle 15:00, mentre da maggio a dicembre lavori solo per due giorni alla settimana per otto ore al giorno.
La normativa sul lavoro part time è contenuta nel decreto legislativo 81 del 2015. Si tratta del testo legislativo che disciplina anche altre tipologie di contratti, come il contratto a termine e l’apprendistato. La normativa del contratto part time è contenuta negli articoli da 4 a 12.
Quali sono i vantaggi e gli svantaggi del contratto part time?
Tra i principali vantaggi del contratto part-time ci sono la libertà e una maggiore conciliazione tra vita e lavoro. Questo tipo di contratto ti permette di lavorare solo in alcuni giorni o in determinati momenti della giornata. Se la normativa viene rispettata, conoscerai in anticipo i giorni o gli orari in cui devi lavorare, permettendoti di organizzare il tuo tempo libero come preferisci. Inoltre, il contratto part-time ti riconosce gli stessi diritti del lavoro a tempo pieno, quindi non sei un lavoratore di “serie B”.
Gli svantaggi del part-time riguardano principalmente il minor orario e la conseguente minor retribuzione, aspetti che possono influire sul calcolo della tua pensione o su eventuali indennità di disoccupazione.
Se lavori part-time hai gli stessi diritti e doveri dei tuoi colleghi full-time. Questo significa che la paga oraria è la stessa per entrambi i contratti. La differenza sta nella misura dello stipendio, che sarà inferiore nel part-time perché lavori meno ore.
Ad esempio, se hai un contratto part-time verticale e lavori 8 ore nei giorni di lunedì, mercoledì e venerdì, il tuo stipendio in quei giorni sarà uguale a quello dei tuoi colleghi full-time. Tuttavia, a fine mese il tuo stipendio netto sarà inferiore perché avrai lavorato meno giorni.
Se vuoi calcolare il tuo stipendio in caso di part-time, basta moltiplicare la paga oraria per il numero di ore che lavori, così come previsto dal tuo contratto.
Il rapporto di lavoro part time si differenzia da un lavoro ordinario solamente per la durata inferiore dell’orario settimanale. I diritti e i doveri di un lavoratore part time sono gli stessi di un dipendente full time. Possiamo dunque elencare i principali obblighi del lavoratore part time:
Puoi chiedere di trasformare il tuo rapporto di lavoro da full-time a part-time, ma questa modifica, tecnicamente chiamata “novazione”, richiede l’accordo tra te e il datore di lavoro. Si tratta di un cambiamento nelle condizioni contrattuali, in questo caso relativo all’orario lavorativo.
Anche se hai sempre la possibilità di fare richiesta, non hai un diritto automatico alla trasformazione del contratto. Questo significa che l’azienda non è obbligata a concedere il part-time, tranne in situazioni specifiche previste dalla legge o dai contratti collettivi.
Spesso la richiesta di passare al part-time è legata a motivi personali, come la necessità di accudire i figli, problemi di salute o altre esigenze familiari. Ad esempio, nel contratto collettivoÈ l’accordo stipulato a livello nazionale tra i sindacati di rappresentanza dei lavoratori e dei datori di lavoro per regolare determinati aspetti dei contratti individuali di lavoro di un certo settore (es. orario di lavoro, retribuzione minima, ferie, congedi, ecc.). More del commercio, è prevista la possibilità di chiedere il part-time post maternità.
Per sapere se hai diritto a questa trasformazione, è fondamentale consultare il tuo contratto collettivo, che potrebbe prevedere specifiche situazioni in cui il part-time è garantito.
Se sei assunto con un contratto part-time, puoi svolgere sia lavoro supplementare che lavoro straordinario. Il fatto di avere un orario ridotto non impedisce che tu possa lavorare oltre l’orario concordato.
Attenzione però ai termini: nel part-time, il lavoro supplementare è l’attività svolta oltre l’orario previsto dal tuo contratto, ma entro il limite dell’orario pieno (40 o 39 ore settimanali). Se il contratto collettivo non regola il lavoro supplementare, il tuo datore di lavoro può richiederti fino al 25% in più delle ore settimanali concordate. Questo lavoro è retribuito con una maggiorazione del 15% rispetto alla tua paga oraria.
Puoi anche svolgere lavoro straordinario, che è quello eseguito oltre il limite dell’orario ordinario (40 o 39 ore settimanali). In questo caso, si applicano le maggiorazioni e i limiti previsti dalla contrattazione collettivaÈ l’accordo stipulato a livello nazionale tra i sindacati di rappresentanza dei lavoratori e dei datori di lavoro per regolare determinati aspetti dei contratti individuali di lavoro di un certo settore (es. orario di lavoro, retribuzione minima, ferie, congedi, ecc.). More.
Le clausole elastiche rendono il contratto part-time più flessibile, permettendo al tuo datore di lavoro di modificare la collocazione temporale delle tue ore lavorative (nell’arco della giornata, settimana, mese o anno) o di aumentare la durata delle ore di lavoro fino al limite del tempo pieno.
Ad esempio, se lavori part-time dal lunedì al venerdì, dalle 13:00 alle 17:00, il tuo datore potrebbe chiederti, solo per i mesi di gennaio e febbraio, di lavorare dalle 14:00 alle 18:00.
Queste clausole possono essere regolate dai contratti collettivi o, in assenza, essere stabilite direttamente tra te e il datore di lavoro, con l’assistenza delle Commissioni di Certificazione. Devono sempre essere in forma scritta e richiedono il tuo consenso. Se non accetti, il rifiuto non può essere motivo di licenziamento.
Se vengono applicate clausole elastiche, hai diritto a:
Se lavori part-time, maturi le ferie nella stessa misura di un dipendente full-time, ma con alcune differenze a seconda del tipo di contratto:
Se il tuo contratto part-time termina, hai diritto a richiedere la NaspiLa “Nuova Assicurazione Sociale per l’Impiego” (NASpI) è un’indennità mensile di disoccupazione, istituita in relazione agli eventi di disoccupazione involontaria che si sono verificati dal 1° maggio 2015. More, l’indennità di disoccupazione. Non ci sono differenze rispetto a un contratto a tempo pieno: i lavoratori part-time hanno gli stessi diritti dei colleghi full-time.
Se la cessazione del tuo rapporto di lavoro rientra nelle cause previste dalla normativa (come il licenziamento o la scadenza di un contratto a termine), puoi accedere alla disoccupazione.
Ti stai chiedendo quanto prendi in caso di disoccupazione part-time? L’importo della Naspi è sempre proporzionato allo stipendio che avevi durante il rapporto di lavoro. In particolare, riceverai un’indennità pari al 75% della retribuzione media mensile imponibile ai fini previdenziali degli ultimi 4 anni.
Il lavoro part-time può allungare il tempo necessario per raggiungere la pensione, soprattutto se la tua retribuzione non supera il minimale contributivo. Nel nostro sistema pensionistico, le settimane contributive sono fondamentali: rappresentano un periodo “virtuale” che serve per calcolare e accedere alla pensione.
Nel 2024, il minimale retributivo settimanale è fissato a circa 227 € lordi. Questo significa che per ottenere una settimana di contribuzione piena, devi percepire almeno questa somma.
Ad esempio, se la tua paga oraria è di 15 €, devi lavorare almeno 15 ore a settimana per maturare una settimana contributiva completa. In questo caso, la settimana contributiva è considerata equivalente a una settimana di lavoro full-time, anche se l’importo dei tuoi contributi (e quindi della futura pensione) sarà proporzionato alla tua retribuzione.
Se invece lavori poche ore a settimana, come nel part-time verticale o orizzontale con 6-8 ore settimanali, e la tua retribuzione non raggiunge la soglia minima, il periodo verrà accreditato solo parzialmente. In questi casi, i contributi non vengono persi, ma dovrai sommare altri periodi lavorativi per completare il totale necessario per andare in pensione.
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