Scopri i limiti, gli obblighi e le tutele quando si lavora oltre l’orario normale
È possibile licenziare un dipendente che rifiuti sistematicamente lo straordinario? Assolutamente sì, almeno secondo la sentenza 10623/2023 della Corte di Cassazione.
La Corte ha infatti confermato il licenziamento per un dipendente accusato di non voler lavorare mai oltre l’orario normale, parlando di “assenza di spirito collaborativo”, “violazione di un obbligo imposto da direttiva aziendale” e “plateale noncuranza degli interessi dell’impresa datrice di lavoro”.
Ma quali sono i diritti e i doveri dei dipendenti in merito al lavoro straordinario?
Naturalmente, per rispondere a questa domanda non possiamo che partire dalla definizione di “lavoro straordinario”.
In generale, questo termine fa riferimento a qualsiasi attività lavorativa oltre le 40 ore settimanali, come stabilito dall’articolo 1 e dall’articolo 3 del decreto legislativo numero 66 del 2003, la norma più importante in materia di orario di lavoro.
Vi sono tuttavia casi in cui i singoli contratti collettivi prevedano un orario ordinario settimanale (o mensile) inferiore rispetto alle 40 ore settimanali. In queste circostanze – quando quindi lo straordinario riguarda i lavoratori part time – si parla di lavoro supplementare. Nome diverso, stesso significato: un’attività lavorativa prestata in eccesso rispetto al normale orario di lavoro.
Il già citato decreto legislativo 66/2003 disciplina anche il limite massimo di ore lavorabili in straordinario. L’articolo 4 prevede infatti che “la durata media dell’orario di lavoro non possa in ogni caso superare, per ogni periodo di sette giorni, le 48 ore, comprese le ore di lavoro straordinario”.
L’articolo 5 aggiunge che: “In difetto di disciplina collettiva applicabile, il ricorso al lavoro straordinario è ammesso soltanto previo accordo tra datore di lavoro e lavoratore per un periodo che non superi le 250 ore annuali”.
Lo straordinario viene solitamente retribuito con una maggiorazione o con riposi compensativi. In altre parole, le ore lavorate in straordinario avranno un valore economico maggiore rispetto a quelle dell’orario ordinario.
Per quanto riguarda l’importo delle maggiorazioni, non esiste una percentuale fissa valida per tutti, in quanto le percentuali per ciascun settore sono stabilite dai singoli contratti collettivi.
Le percentuali aumentano ulteriormente in caso di straordinario notturno o nei giorni festivi.
Il decreto legislativo 66/2003 stabilisce inoltre che, dove non regolato dai contratti collettivi, lo straordinario deve essere concordato tra l’azienda e il lavoratore.
In molti casi, è lo stesso lavoratore a rendere nota la propria disponibilità allo straordinario, così da aumentare l’importo percepito in busta paga.
In contesti di medie e grandi dimensioni, tuttavia, potrebbe capitare che il lavoratore non si renda disponibile a lavorare oltre l’orario. In questi casi, può l’azienda obbligare il lavoratore a lavorare ore aggiuntive?
Come detto all’inizio, la risposta è affermativa: nella quasi totalità dei casi, il dipendente è infatti tenuto a svolgere lo straordinario entro i limiti previsti dalla legge. La maggior parte dei contratti collettivi contiene a tal proposito specifiche previsioni che consentono all’azienda di richiedere il lavoro straordinario, senza possibilità di opposizione da parte del dipendente.
Resta inteso che tale richiesta non possa in alcun modo superare i limiti lavorativi giornalieri e settimanali, casi in cui il rifiuto del lavoratore potrebbe effettivamente essere legittimo.
Se il lavoratore rifiuta sistematicamente lo straordinario, si esporrà al rischio di contestazioni disciplinari, come sottolineato dalla già menzionata sentenza 10623/2023 della Corte di Cassazione, che ha confermato la legittimità del licenziamento per un lavoratore che rifiutava sistematicamente lo straordinario.
Leggi anche: