La flessibilità non è nemmeno più in discussione, la fedeltà all’azienda ha perso appeal e le persone hanno voglia di cambiare. Ecco su cosa puntare
In un mercato sempre più candidate-driven, Page Group ha rilevato i 5 punti chiave per ridisegnare la propria strategia di talent retention. Il report Global Talent Trends 2023 è frutto di un’indagine che ha coinvolto quasi 70mila lavoratori, per lo più (66%) full time ma ci sono anche imprenditori, lavoratori autonomi, part time e disoccupati in cerca di lavoro.
Dallo studio emerge un quadro di profonda rivoluzione: prima di tutto perché in posizione di vantaggio ci sono oggi i candidati di talento, e non più le aziende. In secondo luogo perché le persone non puntano più alla carriera, ma al benessere e alla soddisfazione personale. La flessibilità non è più un benefit ma un “must have” e la lealtà all’azienda ha completamente perso appeal, tanto che le persone tendono a cambiare lavoro anche se si trovano bene.
In Europa, la maggior parte dei dipendenti è aperta a valutare nuove opportunità di carriera, indipendentemente dall’età, dal sesso, dal ruolo attuale e dal settore. In Italia la percentuale di lavoratori pronti a cogliere nuove opportunità supera il 90%, e il 59% lo sta cercando attivamente.
Il 37% intervistati è soddisfatto delle proprie mansioni e 1 su 2 anche dello stipendio attuale. Tuttavia, anche chi è contento della propria situazione si dichiara aperto a cercare opzioni migliori. Solo l’8% degli italiani non si farebbe tentare da questa opportunità.
In questa nuova realtà, lo stipendio è la motivazione che più influisce nella scelta di cambiare lavoro. I candidati si aspettano una retribuzione equa e commisurata alla loro esperienza e posizione. Il 57% dei professionisti dichiara che il pacchetto retributivo è l’informazione più rilevante in un’offerta di lavoro.
L’equilibrio tra lavoro e vita privata ha preso il sopravvento e non è più negoziabile. Nel dettaglio, 8 persone su 10 danno priorità al work-life balance rispetto al successo professionale.
Solo il 27% degli italiani, però, rifiuterebbe una promozione se ritenesse che possa avere un impatto negativo sul proprio benessere (contro il 54% dei professionisti europei).
La flessibilità – intesa come possibilità di orari flessibili (per il 71%) e di lavoro ibrido (per il 77%) – è uno degli elementi fondamentali per i lavoratori di ogni fascia di età.
“Oggi – spiega Tomaso Mainini, Senior Managing Director Italia & Turchia di PageGroup – le persone mettono al centro il proprio valore e quasi nessuno è più disposto a sacrificare il proprio benessere. Anzi, un numero sempre maggiore di candidati valuta il proprio lavoro sulla base di una chiara equazione di valore: stipendio + crescita professionale + flessibilità. È su questi tre pilastri, ormai imprescindibili, che vanno costruite le fondamenta della cultura aziendale”.
“I professionisti di oggi – continua Mainini – desiderano un equilibrio tra lavoro e vita privata molto più concreto e sono alla ricerca di esperienze e opportunità per acquisire competenze, piuttosto che un lavoro a lungo termine”.
“Naturalmente la motivazione dei dipendenti è influenzata in modo significativo dalla situazione economica attuale che, non solo non indebolisce la volontà di cambiare, ma stimola la ricerca di uno stipendio che compensi le difficoltà e l’aumento dell’inflazione”.
“È quindi essenziale – chiude Mainini – rivedere costantemente le retribuzioni per allinearle alle medie dei ruoli e dei settori anche perché quasi il 90% (l’88%, per la precisione) non chiede un aumento di stipendio prima di dimettersi.
Concentrarsi su ciò che conta di più per ottenere un vantaggio competitivo è la chiave per affrontare questa nuova realtà e non perdere i migliori talenti”.
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