Le donne investono impegno e capitale nell’innovazione ma rappresentano ancora una piccola parte del totale
Negli ultimi 2 anni le startup innovative guidate da donne sono aumentate di 572 unità. Un trend di crescita timido ma comunque significativo evidenziato dall’Osservatorio Unioncamere, che ha acceso i riflettori su l’intraprendenza femminile negli ambiti innovazione e nuove tecnologie.
Questo fermento avviene in una congiuntura economica generale non favorevole, ma l’evoluzione dell’innovazione al femminile in Italia è positiva: sono 2mila le startup innovative condotte da donne registrate a fine settembre 2022.
Cosa hanno creato queste donne in ambito innovativo? Hanno dato vita a società di capitali, specializzate nello sviluppo, nella produzione e nella commercializzazione di un prodotto o servizio ad alto valore tecnologico.
Dalla startup che crea nano satelliti, considerati la nuova frontiera nella trasmissione di grandi quantità di dati ad altissima velocità, a quelle che si dedicano all’agricoltura verticale e alla valorizzazione della cultura contadina, fino a imprenditrici che combinano lo studio delle lingue con tecniche di mentoring e coaching.
L’investimento in innovazione da parte delle donne è trasversale, e arriva a toccare anche l’ambito medico che, grazie alle nuove tecnologie, sta facendo passi da gigante nel miglioramento del servizio al paziente e nell’evoluzione della chirurgia.
In particolare, nel 2019 è nata Syndiag, un’azienda che applica l’intelligenza artificiale alle immagini ecografiche così da facilitare la diagnosi precoce dei tumori, restituendo una descrizione accurata e oggettiva del caso. L’obiettivo della startup è quello di estendere questo approccio ad altri distretti anatomici progettando dispositivi medicali altamente avanzati e digitalizzati e rivoluzionando l’accesso alla diagnosi.
Le startup innovatrici rappresentano il 13,6% del totale, una quota analoga a quella registrata due anni prima (13,5%). Ma la loro crescita, in questo biennio, è stata notevole (+40%).
Cresce la predisposizione delle donne a impegnarsi in settori imprenditoriali più innovativi, oggi in gran parte ancora appannaggio degli uomini, e la crescita delle iscritte a corsi di laurea in materie STEM potrebbe accelerare questa tendenza.
Oltre il 70% di queste 2.000 imprese femminili si dedica allo sviluppo di servizi alle imprese (1.455). Arrivano al 15% quelle dedite alle attività manifatturiere (306), mentre il 4,6% è attivo nel commercio (91).
L’aumento delle startup innovative procede di pari passo con l’impegno crescente delle donne nei settori dove è richiesto un buon patrimonio di competenze: dalla finanza alla comunicazione, per arrivare a sanità, istruzione, ambiti professionali scientifici e tecnici e assistenza sociale.
A fine settembre 2022, le imprese femminili registrate da Unioncamere sono state oltre 1 milione 342 mila e rappresentano il 22,18% dell’imprenditoria italiana. Tra i settori a maggior tasso di femminilizzazione le altre attività dei servizi, la sanità e assistenza sociale (37,21%), l’istruzione (30,92%), le attività dei servizi di alloggio e ristorazione (29,21%), l’agricoltura (28,13%), il noleggio, agenzie di viaggio e servizi alle imprese (26,54%).
Fatta eccezione per Lombardia (407 imprese) e Veneto (128), le imprese femminili sono più diffuse al Centro e nel Sud Italia, dove rappresentano oltre il 23% dell’imprenditoria totale, con punte del 27% nel Molise, del 26% in Basilicata, di oltre il 25% in Abruzzo e di più del 24% in Sicilia e in Umbria.
La sensibilità di governi e istituzioni verso l’imprenditoria femminile è sempre più accentuata: per le startup guidate da donne sono stati stanziati 100 milioni di euro dalle risorse del PNRR. Per le imprese costituite interamente da donne, la misura prevede un finanziamento a tasso zero del 90% delle spese ammesse, senza alcuna garanzia.
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