Con la circolare 35/e del 4 novembre 2022, l’Agenzia delle Entrate ha fornito i chiarimenti sull’ambito oggettivo e soggettivo dei bonus e sul trattamento fiscale da adottare nel caso in cui i bonus superino la soglia massima prevista per legge. Attenzione, inoltre, alla conservazione della documentazione da esibire in caso di successivi controlli.
I bonus bollette e il bonus carburante sono tra i più importanti provvedimenti adottati dal Governo per permettere alle aziende di aiutare i propri lavoratori nella lotta al “caro vita”.
Molte società hanno introdotto numerosi strumenti di welfare e di sostegno al reddito dei propri collaboratori per contrastare l’inflazione e l’aumento dei prezzi dell’energia, gas e carburanti. In molti casi si tratta di misure virtuose che vanno oltre il limite massimo di bonus previsto dal Legislatore.
Il bonus bollette è stato introdotto dal Decreto Aiuti Bis e consiste nella possibilità concessa alle aziende di rimborsare le spese sostenute dai propri dipendenti per il pagamento delle utenze domestiche (luce, gas, riscaldamento).
Il bonus benzina, invece, è una somma, pari a 200 euro, che le aziende versano direttamente ai lavoratori, destinate al rimborso dei costi per il carburante.
Quali sono i vantaggi? Questi importi rientrano tra i cosiddetti fringe benefitl’insieme dei vantaggi concessi dal datore di lavoro ai propri dipendenti come forma remunerativa complementare alla retribuzione principale (per es. auto a disposizione, borse di studio, viaggi premio, ecc.) More: si tratta di somme, in denaro o in servizi, che l’azienda offre ai dipendenti e che sono esenti da tasse e contributi.
Con la recente circolare del 4 novembre 2022, l’Agenzia delle Entrate ha delineato il perimetro delle utenze domestiche che possono essere rimborsate dall’azienda.
Vediamo i punti principali:
In ogni caso, il rimborso deve avere a oggetto spese, bollette o oneri effettivamente sostenuti. Significa che, anche al fine di agevolare successivi controlli, deve esserci la prova sia del costo dell’utenza, sia dell’effettivo pagamento.
L’Agenzia delle Entrate ha così chiarito che è necessario conservare la documentazione relativa ai singoli esborsi.
La conservazione può avvenire in diversi modi:
In ogni caso, suggerisce l’Agenzia delle Entrate, l’azienda dovrebbe acquisire una dichiarazione sostitutiva di atto di notorietà che attesti che le bollette di cui il dipendente chiede il rimborso non siano già state oggetto di richiesta di rimborso presentata non solo al datore di lavoro che riceve la richiesta, ma anche ad altri.
La seconda importantissima indicazione dell’Agenzia riguarda la conseguenza nel caso in cui l’azienda offra un rimborso di importo superiore alla somma di 600 euro prevista dalla normativa.
È l’ipotesi, sempre più frequente, in cui le società offrono ai propri collaboratori dei fringe benefit più favorevoli rispetto a quelli ordinari. Nel nostro caso, riguarda tutte le società che abbiano previsto un rimborso di utenze domestiche superiore a 600 euro.
In tale ipotesi, si devono tassare solo gli importi che eccedono il limite o tutta la somma erogata?
Secondo l’Agenzia delle Entrate, in questi casi rimane valida la disciplina generale. Lo sgravio fiscale è valido solo nel caso in cui si offra ai propri dipendenti un bonus fino a 600 euro. Nel caso in cui si offra di più, a essere soggetta a tassazione è l’intera cifra.
Vale la stessa cosa per il buono benzina: nel caso in cui vengano erogate somme per un importo superiore a 200 euro, l’intero importo sarà soggetto a tassazione.
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