Cambiano la platea dei lavoratori che ne hanno diritto, e lo scaglione dell’importo massimo
Il sistema degli ammortizzatori sociali è stato recentemente modificato dalla Riforma Orlando. Per «ammortizzatori sociali» si intendono tutti quegli interventi che garantiscono lo stipendio ai lavoratori di aziende in crisi, che hanno ridotto o sospeso la propria attività produttiva.
Il più famoso ammortizzatore sociale è la cassa integrazione guadagni, prevista per le aziende dell’industria, dei trasporti e dell’edilizia. Per tutti gli altri settori, dal commercio ai servizi, dall’artigianato agli studi professionali, cambia il nome, ma non la finalità.
La più importante novità della Riforma Orlando è l’estensione della platea dei beneficiari. A partire da gennaio 2022, tutti i lavoratori hanno diritto di percepire la cassa integrazione, o altro analogo sostegno previsto per il proprio settore di competenza.
Quella che prima era una tutela offerta solo alle grandi aziende, dal 2022 viene estesa a tutte le aziende. Che significa? Anche la piccola ditta, con un solo dipendente, può chiedere la cassa integrazione.
L’unico limite per potere percepire questa forma di sostegno al reddito è l’anzianità lavorativa. Gli ammortizzatori sociali, infatti, possono essere percepiti da coloro che hanno un’anzianità lavorativa di almeno 30 giorni presso l’unità produttiva interessata dalla sospensione o riduzione dell’attività.
La Riforma Orlando ha ridotto l’anzianità rispetto ai precedenti 90 giorni: oggi solo i neoassunti, con meno di 30 giorni di anzianità, non possono rientrare tra i beneficiari degli ammortizzatori sociali.
Nel calcolo dell’anzianità non si tiene conto dell’orario lavorativo full time o part time e si considerano come lavorati anche tutti quei giorni di sospensione dal lavoro per malattia, ferie, infortunio, maternità.
Nel caso in cui l’azienda richieda l’intervento della cassa integrazione, lo stipendio, per le giornate di non lavoro, è garantito dall’INPS. Il lavoratore può essere “messo in cassa” a 0 ore, ossia senza lavorare nemmeno un giorno al mese, oppure solo parzialmente.
La retribuzione per le ore non lavorate sono pagate dall’INPS, direttamente o anticipate dall’azienda.
Tuttavia, per queste ore (o giornate) il lavoratore non percepisce lo stipendio ordinario, come se avesse effettivamente lavorato, ma l‘80% della retribuzione globale.
È previsto però uno scaglione massimo: indipendentemente dallo stipendio, la somma massima mensile che un lavoratore in cassa può percepire è pari ad €. 1.199,72 euro lordi.
Significa, ad esempio, che se un dipendente ha uno stipendio lordo di € 1.800 ed è in cassa a 0 ore (ossia tutto il mese a casa) non percepisce più di 1.199,72 euro lordi, meno di € 1.000 netti.
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