Lavoratori no mask e no vax: sospensioni e licenziamenti

No mask e no vax, sospensioni e licenziamenti
(foto Shutterstock)

Linea dura dei Tribunali, che hanno confermato la legittimità dei provvedimenti disciplinari adottati dalle aziende nei confronti dei lavoratori non vaccinati o che si rifiutano di indossare le protezioni anti-contagio

Ai Giudici del lavoro arrivano le prime cause di impugnazione dei provvedimenti con cui le aziende hanno sanzionato, anche con il licenziamento, i lavoratori che non si sono sottoposti alla vaccinazione o che si sono rifiutati di indossare le mascherine.
Tutte le prime sentenze sono a favore delle aziende.

 Maestra no mask: legittimo il licenziamento

Secondo il Tribunale di Trento è legittimo il licenziamento di una maestra di una scuola d’infanzia che si era rifiutata di indossare la mascherina sul luogo di lavoro. La maestra è stata licenziata dopo aver ricevuto numerosi avvertimenti e ammonizioni sulla necessità di indossare i dispositivi durante l’attività lavorativa. La lavoratrice ha impugnato il licenziamento, ma il Giudice ha ritenuto corretto il provvedimento adottato dall’azienda.

La motivazione? Per il Tribunale di Trento l’atteggiamento tenuto dall’insegnante rappresenta una inosservanza alla normativa a tutela della salute e sicurezza sul luogo di lavoro, e in particolare dell’art. 20 d.lgs. 81/2008, secondo cui «ogni lavoratore deve  prendersi  cura  della  propria  salute e sicurezza e di quella delle altre persone presenti sul luogo di lavoro, su cui ricadono gli effetti delle sue azioni o omissioni».

La ripetuta violazione di tali precetti rileva sul piano disciplinare e costituisce giusta causa di licenziamento.

Lavoratori no vax: no ai licenziamenti

Ad eccezione delle speciali norme per il personale sanitario, ad oggi non c’è alcuna previsione normativa che obblighi i lavoratori a vaccinarsi contro il Covid-19.

In mancanza di un obbligo legale, il rifiuto del lavoratore a sottoporsi al vaccino anti Covid-19 non può integrare un giustificato motivo o una giusta causa di licenziamento. Si tratta di una libera scelta del lavoratore che rientra nelle libertà riconosciute dall’art. 32 della Costituzione e che, in difetto di una specifica previsione normativa, non può rappresentare un motivo di licenziamento.

L’azienda, tuttavia, può adottare altri provvedimenti, come ad esempio la sospensione dal lavoro.

In quali casi il lavoratore no vax può essere sospeso?

L’azienda potrebbe sospendere il proprio dipendente se il medico competente, preso atto del rifiuto a sottoporsi a vaccinazione, esprime un un giudizio di inidoneità temporanea della mansione, e l’azienda non disponga di diverse mansioni, anche inferiori, a cui adibirlo. In questa ipotesi, la società può sospendere il lavoratore, collocandolo in aspettativa non retribuita.

In questo senso si è espresso il Tribunale di Modena con la sentenza del 19 maggio 2021, secondo cui il comportamento del no vax rappresenta una ingiustificabile mancanza di collaborazione alla creazione di un ambiente di lavoro salubre e sicuro per sé e per gli altri. Un simile atteggiamento, seppur rientrante tra le libere scelte del lavoratore, rappresenta comunque un inadempimento che incide sul rapporto lavorativo, «tanto da comportare o una modifica delle mansioni in concreto affidabili o addirittura la sospensione temporanea del rapporto».

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