Parità di genere: le indicazioni per l’esonero contributivo

Parità di genere: le indicazioni per l’esonero contributivo
(foto Shutterstock)

Le aziende certificate hanno ogni anno a disposizione 50 milioni di euro di sgravio contributivo

Il tema della parità di genere assieme a quello del work life balance sono due delle grandi sfide che appassionano il mondo del diritto del lavoro.

Interessano trasversalmente sia il mondo delle aziende e degli HR, con iniziative mirate ad attrarre talenti e a garantire il benessere dei lavoratori, sia il mondo politico, con interventi legislativi finalizzati a incentivare comportamenti virtuosi. 

In questa direzione si muove la previsione, contenuta nella legge 162 del 2021, che ha introdotto, in modo strutturale, uno sgravio contributivo a favore delle imprese che ottengono (e mantengono) la certificazione della parità di genere.

Con il decreto interministeriale del 20 ottobre 2022 sono state indicate le modalità con cui poter chiedere ed essere ammessi a tale sgravio contributivo.

Come si ottiene?

È uno dei progetti legati al PNRR: offrire un sistema premiale e incentivante a favore delle imprese che hanno ottenuto la certificazione di parità.

È stata prevista dal nuovo articolo 46 bis del decreto legislativo n. 198 del 1996, “A decorrere dal 1° gennaio 2022 è istituita la certificazione della parità di genere al fine di attestare le politiche e le misure concrete adottate dai datori di lavoro per ridurre il divario di genere in relazione alle opportunità di crescita in azienda, alla parità salariale a parità di mansioni, alle politiche di gestione delle differenze di genere e alla tutela della maternità”.

La certificazione è rilasciata da apposite società, che devono accertare il rispetto di alcuni indici e criteri previsti dalla legge.

Gli incentivi per ottenerla

Il legislatore ha previsto un sistema premiale a favore di tutte le aziende che ottengono e mantengono nel tempo la certificazione.

L’esonero contributivo è sicuramente l’incentivo più importante, anche in termini economici. Ma non è l’unico. C’è anche un punteggio di favore per tutte le aziende che partecipano all’aggiudicazione di appalti pubblici o comunitari e nel caso di partecipazione a bandi nazionali o europei.

Vi è poi un ulteriore aspetto, non meno importante: la certificazione di genere costituisce un fortissimo elemento di attrattività per tutte le aziende che stanno cercando nuove risorse e talenti.

Il tema dell’equality è un aspetto nei confronti del quale le nuove generazioni hanno maturato una spiccata sensibilità e che può essere un fattore decisivo nella scelta del posto di lavoro.

Le modalità di accesso all’esonero contributivo

A quanto ammonta il risparmio garantito alle aziende che hanno ottenuto la certificazione della parità di genere?

Con il decreto interministeriale del 20 ottobre 2022 sono stati forniti i primi chiarimenti per rendere operativo lo sgravio contributivo per le aziende certificate.

Il limite massimo di esonero contributivo è pari a 50.000 euro annui per ciascuna azienda. Lo sgravio è pari all’1% dei contributi a carico dell’azienda calcolati su base mensile.

Per l’anno 2022 e per tutte le annualità successive è stato stanziato un fondo di 50 milioni di euro. Il Decreto precisa che, in caso di esaurimento di tale fondo, lo sgravio contributivo verrà comunque garantito, anche se in percentuale inferiore.

La domanda deve essere presentata telematicamente all’INPS, allegando l’autodichiarazione di essere in possesso della certificazione e specificando la media della retribuzione media, delle aliquote e del numero di risorse impiegate.

La richiesta è verificata dall’INPS che, al termine dei controlli, comunica l’autorizzazione allo sgravio contributivo.

Si decade dall’esonero in caso di perdita di DURC regolare, in caso di mancato rispetto dei contratti collettivi o in caso di sospensione dei benefici contributivi disposta dall’Ispettorato del lavoro.

 

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