Sostenibilità è ormai una parola chiave per il business. I manager che se ne occupano devono avere capacità di visione e di leadership
Fino a non molti anni fa era spesso visto come un benevolo visionario, oggi invece occupa una posizione strategica di primaria importanza, centrale per lo sviluppo del business. Figura fondamentale nel dialogo tra organizzazione e stakeholder, il manager della sostenibilità è ormai di grande rilievo: più che conoscenze tecniche molto approfondite, gli si richiedono visione e lungimiranza, ma anche capacità di guida e di azione.
Questa la tendenza rilevata dal report Sustainability Career Compass 2022, uno studio condotto da Sustainability Makers, l’associazione dei professionisti della sostenibilità, in collaborazione con ALTIS-Università Cattolica del Sacro Cuore e l’Università degli Studi di Milano. L’indagine ha coinvolto 394 manager e professionisti del settore, con l’obiettivo di delineare le tendenze nel campo delle professioni della sostenibilità.
Il sustainability manager ha principalmente il compito di sviluppare, implementare, monitorare e aggiornare il piano strategico di sostenibilità all’interno di un’organizzazione. L’obiettivo del piano deve essere quello di massimizzare i benefici materiali e immateriali per tutti gli azionisti e di favorire un dialogo costruttivo con loro.
Tra i goal del sustainability manager c’è anche l’adozione di un business model sostenibile, realizzato attraverso una value chain con positivi impatti socio-ambientali.
Talvolta, il manager della sostenibilità può avere anche un ruolo di coordinamento nei confronti di altre risorse aziendali, in vista di uno scopo comune. Pensiamo ad esempio ai programmi di approvvigionamento responsabile, dove può monitorare le forniture coordinando i colleghi delle funzioni acquisti e operations.
Quanto alle competenze, il report di Sustainability Makers sottolinea soprattutto l’importanza di quelle cosiddette “soft”. Non ci si aspetta, infatti, che il sustainability manager sia un tecnico e nemmeno che possa dominare in modo troppo approfondito ogni settore merceologico.
Deve essere, però, esperto in fatto di processi aziendali e con una aggiornata conoscenza su tutti i temi della sostenibilità. E in più, va da sè, deve avere alcune competenze specifiche a seconda del settore in cui lavora, dalla moda al food.
Si ricercano poi alcune competenze trasversali indispensabili per esercitare un ruolo di leadership, quindi capacità di negoziazione, comunicazione, project management.
Ancora, il report parla di strategia e tattica, di capacità di visione e azione. E anche di «lungimiranza, intesa come volontà di guardare e capacità di vedere nel medio-lungo periodo, bilanciando attentamente costi e benefici senza cadere nella vista miope tipica dello short-termism».
In passato si pensava che la figura del sustainability manager fosse destinata a scomparire, per lasciare spazio a “responsabili di funzione” pienamente consapevoli e preparati sulle sfide della sostenibilità. L’attualità sta dimostrando quanto questa tesi fosse sbagliata.
Il manager della sostenibilità, al contrario, sta diventando indispensabile perché tra le sue funzioni ce ne sono di ormai inderogabili.
Il “Responsabile della Sostenibilità”, cita il report di Sustainability Makers, «ha il compito di scegliere degli assi di intervento e degli obiettivi da raggiungere compatibili con lo specifico business e con la rischiosità collegata. Per questo, occorrono innanzitutto competenze per identificare e dialogare con i principali stakeholder dell’azienda, comprenderne le istanze, i rischi, e tradurre il tutto in una matrice di materialità, che darà le priorità di intervento in base ai temi individuati e ai rischi impliciti».
Suo, inoltre, è il compito di redigere la DNF (dichiarazione non finanziaria), che dal 2022 si chiama Report di Sostenibilità.
Gli obiettivi di sviluppo sostenibile sono ormai centrali in ogni contesto: non è solo una questione di sensibilità per l’ambiente e per il bene comune, ma di business. E i manager della sostenibilità rivendicano su di sé la capacità non solo di visione, ma di guida.
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