Una sentenza della Cassazione dichiara che il superamento dell’età anagrafica fa perdere il diritto all’assegno di invalidità
La Corte di CassazioneÈ l’organo di vertice della magistratura ordinaria italiana e rappresenta l’ultimo grado di giudizio ricorribile. Ad essa spetta, in via definitiva, l’ultima parola sulla legittimità o meno di una sentenza. More, con l’ordinanza 3001 del 2023 ha ribadito che i soggetti over 65 – oggi over 67 – non hanno diritto a ricevere l’assegno di invalidità civile e se già titolari, decadono dal beneficio.
Dopo questa data, i soggetti over 67 non rimangono senza assistenza ma possono chiedere esclusivamente la pensione sociale.
Nel 2005 una signora ha fatto domanda per il riconoscimento dell’assegno erogato dall’INPS a favore dei soggetti invalidi. In seguito al rigetto della domanda, la signora ha promosso ricorso giudiziale.
Il Tribunale, dopo aver eseguito degli accertamenti medici, ha ritenuto che la richiedente non avesse diritto all’assegno. La signora non si è data per vinta e ha appellato la sentenza di primo grado.
La Corte d’appello, effettuati nuovi accertamenti clinici, ha accolto l’impugnazione e le ha riconosciuto il diritto a percepire l’assegno di invalidità a decorrere dal 2015. Ma a questo punto, l’INPS ha presentato ricorso in Cassazione per l’annullamento della sentenza. Il motivo? La signora aveva superato l’età anagrafica per aver diritto all’assegno.
È un trattamento previdenziale riconosciuto a favore di determinati soggetti che, a causa di una patologia, hanno una ridotta capacità lavorativa.
È previsto e disciplinato dall’articolo 13 legge 118 del 1971, che lo riconosce a favore degli “invalidi civili di età compresa fra il diciottesimo e il sessantaquattresimo anno nei cui confronti sia accertata una riduzione della capacità lavorativa, nella misura pari o superiore al 74%, che non svolgono attività lavorativa e per il tempo in cui tale condizione sussiste”.
Può richiederlo chi soddisfa questi requisiti:
Per l’anno 2023 l’assegno ammonta a 313,91 euro mensili per 13 mensilità, con un limite di reddito annuo personale non superiore a euro 5.391,88. Questo importo è stato confermato dall’INPS con la circolare numero 135 del 2022.
Nel processo avviato dalla richiedente l’assegno è successo un evento particolare: la signora, nelle more del giudizio, ha superato l’età anagrafica che le avrebbe consentito di chiedere e ottenere l’assegno di invalidità. All’epoca dei fatti di causa, il limite anagrafico era fissato a 65 anni. La Corte d’Appello ha trascurato questo aspetto e per errore le ha comunque riconosciuto il diritto all’assegno.
La Corte di Cassazione, tuttavia, chiamata a pronunciarsi su ricorso dell’INPS, ha dovuto accertare che la signora over 65 non aveva diritto ad alcun assegno perché la normativa non le consentiva, per ragioni anagrafiche, di ricevere l’assegno di invalidità.
La Suprema Corte ha affermato che l’assegno di invalidità non può essere riconosciuto “a favore di soggetti il cui stato di invalidità si sia perfezionato con decorrenza successiva al compimento dei sessantacinque anni o che, comunque, ne abbiano fatto domanda dopo il raggiungimento di tale età”.
Tuttavia, gli over 65 – oggi più correttamente over 67 – non rimangono privi di assistenza. E infatti, come ricordato dalla Corte di Cassazione, per queste persone, anche se già titolari dell’assegno di invalidità, è previsto “l’alternativo beneficio della pensione sociale, anche in sostituzione delle provvidenze per inabilità già in godimento”.
Significa, dunque, che con il superamento del requisito anagrafico, i titolari di invalidità civile avranno diritto alla pensione sociale.
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