Illegittimità licenziamento per superamento del periodo di comporto: quando succede?

illegittimità licenziamento per superamento del periodo di comporto
(foto Shutterstock)

Se l’infortunio è causato da una mancata formazione in merito a rischi e pericoli sul lavoro, le assenze non contribuiscono al “periodo di comporto”

Licenziamento in malattia è legittimo? 

Sì, il licenziamento durante la malattia è legittimo, ma solo a certe condizioni.

Se ti ammali, hai diritto alla conservazione del posto di lavoro e a una tutela economica. La legge ti garantisce la possibilità di non perdere la retribuzione durante il periodo di malattia. Tuttavia, questa tutela non è illimitata.

Per bilanciare i tuoi diritti con quelli dell’azienda, il contratto collettivo di riferimento stabilisce un limite massimo di assenza per malattia, chiamato periodo di comporto. Se superi questo limite, l’azienda può licenziarti per malattia prolungata.

Spesso si dice che il licenziamento durante la malattia è nullo: questa affermazione non è sempre corretta. Il licenziamento è illegittimo solo se vieni licenziato mentre hai ancora diritto alla conservazione del posto di lavoro. Se invece hai superato il periodo di comporto, il licenziamento è valido.

Licenziamento per superamento periodo di comporto: quando si verifica?

Per capire le regole del licenziamento per malattia, è fondamentale conoscere il concetto di periodo di comporto. Questo termine indica il tempo massimo di assenza per malattia o infortunio, durante il quale non puoi subire il licenziamento.

La legge prevede specifiche tutele per chi si ammala, garantendo protezione sia economica che previdenziale e normativa. Se sei in malattia o hai subito un infortunio, hai diritto a mantenere il posto di lavoro e non puoi essere licenziato solo perché temporaneamente non sei in grado di svolgere le tue mansioni.

Il riferimento normativo principale è l’articolo 2110 del Codice Civile, che stabilisce che, in caso di malattia, infortunio, gravidanza o puerperio, hai diritto alla retribuzione o a un’indennità, secondo le regole stabilite dalla legge. Tuttavia, una volta superato il periodo di comporto, l’azienda può licenziarti, come previsto dall’articolo 2118 del Codice Civile.

La legge non stabilisce una durata fissa del periodo di comporto per tutti i lavoratori. Ogni CCNL definisce nel dettaglio i limiti di assenza per malattia in base al settore di riferimento. Se vuoi sapere quanto dura il periodo di comporto per il tuo lavoro, devi verificare il contratto collettivo applicato.

Licenziamento per ernia del disco o licenziamento per mal di schiena

Molti si chiedono se sia legittimo il licenziamento per ernia del disco o per mal di schiena. Per rispondere, è importante chiarire alcuni aspetti fondamentali.

Prima di tutto, per ragioni di privacy, il tuo datore di lavoro non conosce la tua patologia specifica. Nei certificati di malattia inviati all’INPS, infatti, non viene indicata la diagnosi.

Inoltre, queste patologie seguono le stesse regole di qualsiasi altra malattia. Se la tua assenza per malattia supera il periodo di comporto previsto dal contratto collettivo, l’azienda può procedere con il licenziamento per superamento del comporto, indipendentemente dal tipo di patologia.

Insegnante malata di tumore licenziata: il caso​ 

Di recente ha fatto molto discutere il caso di un’insegnante malata di tumore licenziata dal proprio istituto. Il tema delle malattie oncologiche e del licenziamento per malattia è particolarmente delicato e, spesso, la gestione dei singoli casi dipende più dalla sensibilità dell’azienda che dalle regole legali e contrattuali.

Per capire se un lavoratore malato di tumore può essere licenziato, è fondamentale consultare il contratto collettivo applicato.

Molti CCNL prevedono una tutela specifica per le malattie oncologiche, escludendo queste assenze dal computo del periodo di comporto. Questo significa che i giorni di assenza non riducono il numero di giorni di malattia disponibili, offrendo una protezione maggiore per chi affronta cure lunghe e complesse.

Tuttavia, alcuni contratti collettivi non prevedono regole specifiche per le patologie oncologiche. In questi casi, le assenze per tumore seguono la stessa disciplina delle malattie ordinarie e, se superano il periodo di comporto, possono portare al licenziamento.

È sempre importante controllare il contratto collettivo anche per quanto riguarda le assenze per interventi chirurgici o ricoveri ospedalieri, perché in alcuni casi queste assenze non vengono conteggiate nel periodo di comporto.

Illegittimità di licenziamento per malattia invalidante

Il licenziamento per malattia invalidante è diverso dal licenziamento per malattia ordinaria. In questo caso, si parla di licenziamento per invalidità o inidoneità sopravvenuta, cioè quando le tue condizioni di salute peggiorano al punto da renderti incapace di svolgere le tue mansioni.

A differenza del licenziamento per superamento del comporto, l’azienda può licenziarti per inidoneità alla mansione anche prima che tu superi il periodo massimo di malattia. Tuttavia, deve prima verificare la tua inidoneità e dimostrare di non poterti assegnare ad altre mansioni, nemmeno inferiori, all’interno dell’azienda.

Regole simili valgono anche per il licenziamento di un lavoratore con disabilità o con invalidità riconosciuta dalla legge 104. Se hai ottenuto l’assunzione come persona parte di una categoria protetta, il licenziamento è illegittimo se l’azienda non dimostra di aver valutato tutte le possibili alternative e di non avere altre mansioni disponibili per te.

Cosa succede se scade il periodo di comporto?

Quando scade il periodo di comporto, l’azienda può decidere di licenziarti.

Non ha l’obbligo di avvisarti che la scadenza si avvicina. Spetta a te tenere traccia dei giorni di malattia già utilizzati per evitare di superare il comporto e rischiare il licenziamento.

Se non hai la certezza del limite massimo di assenza per malattia, puoi controllare il contratto collettivo applicato al tuo settore o chiedere informazioni al datore di lavoro o all’ufficio del personale.

Cosa può fare il lavoratore per evitare di essere licenziato?

Se sei in malattia e vuoi evitare di perdere il posto di lavoro, hai la possibilità di interrompere il periodo di comporto mettendoti in ferie, a patto che tu abbia ferie maturate e non ancora godute.

Per farlo, devi inviare una richiesta scritta al datore di lavoro, specificando da quale data vuoi che l’assenza per malattia venga trasformata in assenza per ferie. Attenzione: non devono esserci certificati di malattia già emessi per lo stesso periodo.

Devi presentare la richiesta prima della scadenza del comporto e il datore di lavoro deve approvarla. Se l’azienda rifiuta la tua richiesta, deve fornire una motivazione adeguata.

Ma cosa succede concretamente quando un dipendente si infortuna, e quali sono i suoi diritti? 

Un esempio pratico: se sei un operaio e ti fratturi a causa della caduta di materiali non custoditi correttamente, i giorni di assenza per malattia devono essere conteggiati nel periodo di comporto?

Molti contratti collettivi prevedono che, in situazioni del genere, i giorni di assenza non vengano calcolati nel periodo di comporto, perché la responsabilità dell’infortunio ricade sul datore di lavoro.

Anche se il contratto collettivo non lo specifica, la legge stabilisce comunque che le assenze per malattia o infortunio causate da una violazione dell’obbligo di sicurezza del datore di lavoro non vadano incluse nel comporto. Questo accade quando la patologia è dovuta alla nocività dell’ambiente di lavoro o alla mancanza di misure preventive che l’azienda avrebbe dovuto adottare.

Un caso recente ha fatto molto discutere: la Corte d’Appello di Messina ha dichiarato illegittimo il licenziamento di una fisioterapista che aveva superato il limite di assenze per malattia.

La lavoratrice si era ammalata di sindrome del tunnel carpale e, dopo mesi di assenza, era stata licenziata per superamento del comporto. Tuttavia, i giudici hanno stabilito che il problema di salute era dovuto alla mancata formazione dell’azienda sulle norme di prevenzione degli infortuni.

L’articolo 37 del Testo Unico sulla Sicurezza obbliga il datore di lavoro a formarti sui rischi legati alla tua mansione e sulle misure di prevenzione. Poiché questa formazione non era stata fornita, i giorni di assenza non dovevano essere conteggiati nel comporto.

Di conseguenza, la lavoratrice non aveva effettivamente superato il limite massimo di assenze, il licenziamento è stato annullato e l’azienda è stata obbligata a reintegrarla sul posto di lavoro.

E se il dipendente finge la malattia, cosa succede?

Devi sapere che essere in malattia non significa rimanere in casa o evitare qualsiasi attività fisica o sportiva. Al di fuori degli orari delle visite fiscali, hai la libertà di svolgere qualsiasi attività, a patto che questa non peggiori la tua condizione o non ritardi la guarigione.

La situazione cambia, invece, se simuli falsamente uno stato di malattia.

Secondo la Corte di Cassazione (Sentenza n. 17113 del 2019), la falsità della malattia può essere dimostrata attraverso elementi concreti, come:

  • accertamenti sanitari che smentiscono la tua dichiarazione di malattia;
  • azioni incompatibili con la patologia dichiarata, come svolgere attività fisiche o lavorative che dimostrano uno stato di salute diverso da quello dichiarato.

Se emergono questi elementi, l’azienda può avviare una contestazione disciplinare e procedere con il licenziamento per giusta causa.

Licenziamento per superamento periodo di comporto e naspi​ 

Se subisci il licenziamento per malattia, hai diritto alla NASpI, l’indennità di disoccupazione.

La NASpI è una tutela prevista in tutti i casi in cui il rapporto di lavoro viene interrotto per decisione dell’azienda, quindi anche quando il licenziamento avviene per superamento del periodo di comporto.

Se ti trovi in questa situazione, puoi fare richiesta e ottenere l’indennità, che ti aiuterà a sostenerti economicamente mentre cerchi un nuovo impiego.

 

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