Il momento delle dimissioni è uno dei più critici nella carriera lavorativa, dunque è importante conoscere gli aspetti principali della normativa che disciplinano questa fase.
Su questo argomento si rincorrono falsi miti, notizie false o imprecise, vulgate popolari. Facciamo un po’ di chiarezza su cinque aspetti da sapere prima di compiere questo passo.
“Mi sono licenziato” è una delle frasi più pronunciate da tutti quelli che lasciano il proprio posto di lavoro. In realtà è un’espressione sbagliata. Se – come recita Nanni Moretti – “le parole sono importanti”, è necessario tenere distinte le due ipotesi.
Infatti, il lavoratore non si licenzia, ma si dimette. Il licenziamento è l’atto con cui il datore di lavoro esercita il potere di recesso, ossia provoca la fine del rapporto contrattuale di lavoro. Il licenziamento è dunque espressione dell’esclusivo potere datoriale.
Invece, quando il dipendente esercita il proprio potere di recesso, si verifica l’ipotesi delle dimissioni dal posto di lavoro. Pertanto, l’espressione corretta da usare non è “mi sono licenziato”, ma “mi sono dimesso” oppure “ho dato le dimissioni”.
C’è un secondo aspetto molto importante: la legge e i contratti collettivi ne parlano esclusivamente con riferimento ai contratti di lavoro a tempo indeterminato.
Perché questa scelta? Perché nel nostro ordinamento c’è un principio generale che sancisce che in tutti i rapporti a tempo indeterminato deve essere prevista la facoltà delle parti di recedere, ossia porre fine al rapporto.
Diversamente, nei rapporti contrattuali di durata, come i contratti di lavoro a tempo determinato, proprio perché le parti si sono impegnate a tenere in vita il rapporto per un tempo ben preciso, il lavoratore non è libero di dimettersi, nemmeno rispettando il preavviso. In questi casi, sono ammesse solo per giusta causa.
Il preavviso è il periodo di tempo che intercorre tra la comunicazione delle dimissioni e l’effettiva cessazione del rapporto. La durata del preavviso non è prevista dalla legge e non c’è un termine uguale per tutti.
Per capire quanto dura il preavviso è necessario fare riferimento al contratto collettivoÈ l’accordo stipulato a livello nazionale tra i sindacati di rappresentanza dei lavoratori e dei datori di lavoro per regolare determinati aspetti dei contratti individuali di lavoro di un certo settore (es. orario di lavoro, retribuzione minima, ferie, congedi, ecc.). More applicato. Solitamente, questo periodo varia in base all’inquadramento e all’anzianità lavorativa: maggiore è l’anzianità e il livello, più lungo è il periodo di preavviso.
Facciamo un esempio concreto: una commessa inquadrata al quarto, con una anzianità lavorativa di 4 anni, secondo il ccnl commercio applicato dall’azienda deve rispettare un preavviso di 15 giorni di calendario “a decorrere dal primo o dal sedicesimo giorno di ciascun mese”.
Dunque, se comunica di volersi dimettere il giorno 2 marzo 2023, dovrà lavorare fino al 30 marzo 2023, data in cui il rapporto termina definitivamente.
No. Il preavviso rappresenta la modalità di cessazione del rapporto ordinaria. Tuttavia, ci possono essere delle situazioni più complicate o patologiche:
“Se mi dimetto perdo la disoccupazione” è un’altra frase sentita e risentita. Come tutte le vulgate popolari ha una parte di verità e un po’ di imprecisione.
L’indennità di disoccupazione spetta anche in particolare ipotesi di dimissioni del lavoratore. E infatti la NASpILa “Nuova Assicurazione Sociale per l’Impiego” (NASpI) è un’indennità mensile di disoccupazione, istituita in relazione agli eventi di disoccupazione involontaria che si sono verificati dal 1° maggio 2015. More (come viene chiamata oggi) è uno strumento che tutela il dipendente che si ritrova in uno stato di disoccupazione involontaria.
È chiaro che tale scenario non si verifica nel caso in cui il lavoratore si dimetta perché, ad esempio, ha trovato una nuova e migliore occupazione.
Diversamente, ci possono essere dei casi di dimissioni in cui invece l’indennità è garantita. Vediamo qualche esempio:
Leggi anche:
Le dimissioni per giusta causa
Il preavviso di dimissioni è obbligatorio sempre?
Dimissioni: quando spetta l’indennità di disoccupazione?