Quando può essere proposta l’offerta conciliativa, come funziona, cosa comporta e perché può convenirti accettarla
L’offerta conciliativa agevolata è una possibilità che consente alle parti (azienda e persona licenziata) di trovare un accordo dopo che è stato comunicato un licenziamento.
Si tratta di una scelta volontaria: infatti, nessuno è obbligato né a proporre l’accordo né ad accettarlo.
Questo tipo di accordo è chiamato anche offerta conciliativa Jobs ActIndica il pacchetto di provvedimenti legislativi con cui si è attuata la riforma del diritto del lavoro in Italia tra il 2014 e il 2015. More, perché è stato introdotto da una legge del 2015 (il Jobs Act, art. 6 d.lgs 23/2015).
Si tratta di un’opportunità molto vantaggiosa per entrambe le parti, perché permette di pagare delle somme senza tasse né contributi.
L’offerta conciliativa Jobs Act può essere fatta solo entro un tempo preciso: va presentata entro 60 giorni dalla data in cui è stato comunicato il licenziamento, cioè prima della scadenza dell’impugnazione stragiudiziale del licenziamento, ossia senza andare in tribunale.
L’offerta conciliativa è un’opportunità molto conveniente, ma non è valida per tutte le situazioni di licenziamento.
Puoi usare questa possibilità nei seguenti casi:
Se rientri in uno di questi casi, in seguito a un licenziamento puoi scegliere l’offerta conciliativa per raggiungere un accordo con l’azienda.
Questa possibilità non è un obbligo: né tu né l’azienda siete tenuti a proporre o accettare l’accordo, perché resta sempre una scelta volontaria.
L’offerta conciliativa agevolata può essere usata anche nelle piccole imprese, cioè quelle con meno di 15 dipendenti.
In questo caso, però, la somma che puoi ricevere è più bassa rispetto a quella prevista per aziende più grandi. L’importo che ti spetta è infatti pari a mezza mensilità (0,5) per ogni anno in cui hai lavorato, con un minimo garantito di 1,5 mensilità e un massimo di 6 mensilità.
Il funzionamento dell’offerta conciliativa agevolata è molto semplice: entro 60 giorni da quando ti è stato comunicato il licenziamento, l’azienda può proporti una somma di denaro per chiudere qualsiasi contestazione sul licenziamento stesso.
Questa somma non può però essere decisa liberamente dall’azienda, perché è stabilita dalla legge. Ti spetta infatti 1 mensilità (calcolata sulla stessa retribuzione che si usa per il TFR) per ogni anno che hai lavorato.
In ogni caso, la legge prevede che l’importo offerto non possa mai essere inferiore a 3 mensilità, né superiore a 27 mensilità.
L’offerta si chiama agevolata proprio perché su questa somma non paghi né tasse né contributi: ricevi quindi la cifra completa, come se fosse già netta.
Se l’azienda decide di farti questa offerta, deve consegnarti la somma sotto forma di assegno circolare presso una delle sedi autorizzate dalla legge (ispettorato del lavoro o una sede sindacale).
L’offerta conciliativa e la tua eventuale accettazione sono valide solo se firmate in una di queste sedi autorizzate.
Se decidi di accettare l’assegno dell’offerta conciliativa, questo significa che il tuo rapporto di lavoro termina definitivamente dalla data in cui hai subito il licenziamento. Inoltre, accettando l’offerta, rinunci a contestare il licenziamento in qualsiasi sede.
Rimane comunque valida per te la possibilità di richiedere e ottenere la NASpILa “Nuova Assicurazione Sociale per l’Impiego” (NASpI) è un’indennità mensile di disoccupazione, istituita in relazione agli eventi di disoccupazione involontaria che si sono verificati dal 1° maggio 2015. More, cioè l’indennità mensile di disoccupazione.
L’importo dell’offerta conciliativa non viene deciso liberamente dall’azienda, ma è fissato dalla legge.
La somma deve essere pari a una mensilità per ogni anno di servizio, calcolata sulla base della retribuzione usata per il TFR (cioè quella che si considera per il trattamento di fine rapporto). L’importo, in ogni caso, non può essere inferiore a 3 mensilità e non può superare le 27.
Facciamo qualche esempio:
È importante sapere che per calcolare la somma non si guarda solo la busta paga. Vanno considerate anche altre voci previste dal contratto collettivoÈ l’accordo stipulato a livello nazionale tra i sindacati di rappresentanza dei lavoratori e dei datori di lavoro per regolare determinati aspetti dei contratti individuali di lavoro di un certo settore (es. orario di lavoro, retribuzione minima, ferie, congedi, ecc.). More (come tredicesima, premi o indennità), cioè tutti gli elementi che servono per calcolare correttamente il TFR.
La legge dice che bisogna usare la retribuzione di riferimento per il TFR. Cosa vuol dire? Che nel calcolo rientrano tutte le voci previste dal tuo contratto collettivo, come la tredicesima, eventuali premi, indennità o altri compensi che fanno parte della retribuzione complessiva.
Quindi, la mensilità su cui si basa l’offerta conciliativa è quasi sempre più alta rispetto al tuo stipendio mensile normale.
Può succedere che l’azienda ti comunichi il licenziamento e solo in un secondo momento ti proponga un’offerta conciliativa. Di solito, questa offerta non viene inserita direttamente nella lettera di licenziamento, ma ti viene presentata successivamente, quando iniziano le trattative per trovare un accordo.
Come hai visto, l’offerta conciliativa è una soluzione vantaggiosa sia per te che per l’azienda. Se decidi di accettarla e firmi tutto in una delle sedi protette previste dalla legge (come l’ispettorato del lavoro o una sede sindacale), il rapporto di lavoro si considera chiuso dalla data del licenziamento. Allo stesso tempo, rinunci a impugnare il licenziamento, cioè a fare ricorso o causa.
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