Offerta conciliativa: tutto quello che c’è da sapere

Offerta conciliativa
(foto Shutterstock)

Quando può essere proposta l’offerta conciliativa, come funziona, cosa comporta e perché può convenirti accettarla

Cos’è l’offerta conciliativa

L’offerta conciliativa agevolata è una possibilità che consente alle parti (azienda e persona licenziata) di trovare un accordo dopo che è stato comunicato un licenziamento.

Si tratta di una scelta volontaria: infatti, nessuno è obbligato né a proporre l’accordo né ad accettarlo.

Questo tipo di accordo è chiamato anche offerta conciliativa Jobs Act, perché è stato introdotto da una legge del 2015 (il Jobs Act, art. 6 d.lgs 23/2015).

Si tratta di un’opportunità molto vantaggiosa per entrambe le parti, perché permette di pagare delle somme senza tasse né contributi.

L’offerta conciliativa Jobs Act può essere fatta solo entro un tempo preciso: va presentata entro 60 giorni dalla data in cui è stato comunicato il licenziamento, cioè prima della scadenza dell’impugnazione stragiudiziale del licenziamento, ossia senza andare in tribunale.

Chi può utilizzare l’offerta conciliativa?

L’offerta conciliativa è un’opportunità molto conveniente, ma non è valida per tutte le situazioni di licenziamento.

Puoi usare questa possibilità nei seguenti casi:

  • se hai firmato un contratto di lavoro da dipendente dal 7 marzo 2015 in poi;
  • se avevi un contratto a termine che, dopo il 7 marzo 2015, è diventato a tempo indeterminato;
  • se avevi un contratto di apprendistato e hai ottenuto la qualifica definitiva dopo il 7 marzo 2015;
  • se lavoravi già prima del 7 marzo 2015 in un’azienda che, dopo quella data, ha superato il limite dei 15 dipendenti.

Se rientri in uno di questi casi, in seguito a un licenziamento puoi scegliere l’offerta conciliativa per raggiungere un accordo con l’azienda.

Questa possibilità non è un obbligo: né tu né l’azienda siete tenuti a proporre o accettare l’accordo, perché resta sempre una scelta volontaria.

L’offerta conciliativa si applica anche ai lavoratori delle piccole imprese?

L’offerta conciliativa agevolata può essere usata anche nelle piccole imprese, cioè quelle con meno di 15 dipendenti.

In questo caso, però, la somma che puoi ricevere è più bassa rispetto a quella prevista per aziende più grandi. L’importo che ti spetta è infatti pari a mezza mensilità (0,5) per ogni anno in cui hai lavorato, con un minimo garantito di 1,5 mensilità e un massimo di 6 mensilità.

Come funziona l’offerta di conciliazione 

Il funzionamento dell’offerta conciliativa agevolata è molto semplice: entro 60 giorni da quando ti è stato comunicato il licenziamento, l’azienda può proporti una somma di denaro per chiudere qualsiasi contestazione sul licenziamento stesso.

Questa somma non può però essere decisa liberamente dall’azienda, perché è stabilita dalla legge. Ti spetta infatti 1 mensilità (calcolata sulla stessa retribuzione che si usa per il TFR) per ogni anno che hai lavorato.

In ogni caso, la legge prevede che l’importo offerto non possa mai essere inferiore a 3 mensilità, né superiore a 27 mensilità.

L’offerta si chiama agevolata proprio perché su questa somma non paghi né tasse né contributi: ricevi quindi la cifra completa, come se fosse già netta.

Se l’azienda decide di farti questa offerta, deve consegnarti la somma sotto forma di assegno circolare presso una delle sedi autorizzate dalla legge (ispettorato del lavoro o una sede sindacale).

L’offerta conciliativa e la tua eventuale accettazione sono valide solo se firmate in una di queste sedi autorizzate.

Cosa succede se si accetta una offerta conciliativa?

Se decidi di accettare l’assegno dell’offerta conciliativa, questo significa che il tuo rapporto di lavoro termina definitivamente dalla data in cui hai subito il licenziamento. Inoltre, accettando l’offerta, rinunci a contestare il licenziamento in qualsiasi sede.

Rimane comunque valida per te la possibilità di richiedere e ottenere la NASpI, cioè l’indennità mensile di disoccupazione.

Esempio di calcolo dell’offerta di conciliazione 

L’importo dell’offerta conciliativa non viene deciso liberamente dall’azienda, ma è fissato dalla legge.

La somma deve essere pari a una mensilità per ogni anno di servizio, calcolata sulla base della retribuzione usata per il TFR (cioè quella che si considera per il trattamento di fine rapporto). L’importo, in ogni caso, non può essere inferiore a 3 mensilità e non può superare le 27.

Facciamo qualche esempio:

  • se hai lavorato per 1 anno, ti spettano comunque 3 mensilità;
  • se hai lavorato per 5 anni, l’importo sarà di 5 mensilità.

È importante sapere che per calcolare la somma non si guarda solo la busta paga. Vanno considerate anche altre voci previste dal contratto collettivo (come tredicesima, premi o indennità), cioè tutti gli elementi che servono per calcolare correttamente il TFR.

La legge dice che bisogna usare la retribuzione di riferimento per il TFR. Cosa vuol dire? Che nel calcolo rientrano tutte le voci previste dal tuo contratto collettivo, come la tredicesima, eventuali premi, indennità o altri compensi che fanno parte della retribuzione complessiva.

Quindi, la mensilità su cui si basa l’offerta conciliativa è quasi sempre più alta rispetto al tuo stipendio mensile normale.

Licenziamento con accettazione dell’offerta di conciliazione 

Può succedere che l’azienda ti comunichi il licenziamento e solo in un secondo momento ti proponga un’offerta conciliativa. Di solito, questa offerta non viene inserita direttamente nella lettera di licenziamento, ma ti viene presentata successivamente, quando iniziano le trattative per trovare un accordo.

Come hai visto, l’offerta conciliativa è una soluzione vantaggiosa sia per te che per l’azienda. Se decidi di accettarla e firmi tutto in una delle sedi protette previste dalla legge (come l’ispettorato del lavoro o una sede sindacale), il rapporto di lavoro si considera chiuso dalla data del licenziamento. Allo stesso tempo, rinunci a impugnare il licenziamento, cioè a fare ricorso o causa.

 

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