Giusta causa di licenziamento: è rilevante la condotta precedente all’assunzione?

(foto Shutterstock)

I comportamenti del lavoratore, anche precedenti all’inizio del rapporto di lavoro, possono costituire giusta causa di licenziamento, se incidono sulla fiducia riposta dall’azienda

IL FATTO

Un datore di lavoro, dopo essere venuto a conoscenza di una denuncia, per alcuni reati, a carico di un proprio dipendente, lo ha licenziato per giusta causa.
Il lavoratore si è rivolto al giudice, sostenendo che il licenziamento era illegittimo, perché i fatti, sebbene gravi, erano precedenti all’inizio del rapporto lavorativo.
I fatti commessi prima dell’assunzione possono costituire giusta causa di licenziamento? E in quali casi?

LA DECISIONE DELLA CORTE DI CASSAZIONE

La Corte di Cassazione ha più volte affermato che c’è giusta causa di licenziamento in presenza di quei comportamenti che incidono, in maniera definitiva, sul legame di fiducia presente tra le parti del rapporto lavorativo.
I comportamenti possono essere interni al rapporto di lavoro ma anche esterni, in ogni caso tali da rendere il lavoratore non più idoneo.
Le condotte extralavorative, infatti, anche se tenute fuori dall’orario di lavoro e dall’azienda, e anche se non direttamente riguardanti lo svolgimento delle mansioni, possono incidere sulla prosecuzione del contratto di lavoro.
Ciò si verifica quando questi comportamenti compromettono il corretto e futuro svolgimento delle attività del lavoratore.

I giudici hanno fatto anche un’altra precisazione importante: le condotte extralavorative non devono necessariamente essere successive all’instaurazione del rapporto di lavoro.
Anche i comportamenti precedenti, infatti, possono assumere rilievo, a condizione che siano conosciuti dal datore di lavoro durante il rapporto di lavoro.
Deve trattarsi di fatti caratterizzati da una certa gravità, e tali da risultare incompatibili con il ruolo assunto dal lavoratore all’interno dell’organizzazione aziendale.

Sulla base di queste considerazioni, la Corte di Cassazione ha affermato che la denuncia per alcuni reati, a carico del dipendente, rappresenta un fatto di particolare gravità, anche in assenza di una sentenza definitiva di condanna.
Di conseguenza i giudici hanno ritenuto legittimo il licenziamento per giusta causa del lavoratore perché, pur trattandosi di fatti commessi prima dell’assunzione, incidono in modo definitivo sulla fiducia riposta dall’azienda (Sentenza n. 428 del 10 gennaio 2019).

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