Una breve guida alla NASpI per i lavoratori dipendenti che hanno perso involontariamente il lavoro
Il mercato del lavoro evolve e si trasforma e i lavoratori fanno parte di questa trasformazione. In che modo? Cambiando lavoro più spesso rispetto al passato oppure, nei casi meno fortunati, perdendolo.
È importante allora conoscere le tutele che esistono per i lavoratori, come la NASpILa “Nuova Assicurazione Sociale per l’Impiego” (NASpI) è un’indennità mensile di disoccupazione, istituita in relazione agli eventi di disoccupazione involontaria che si sono verificati dal 1° maggio 2015. More. La prima cosa da valutare, però, è la modalità con cui si è perso il lavoro. In generale, infatti, se non si lavora più per una scelta volontaria allora non si ha diritto a questa indennità di disoccupazione mensile.
Ma allora in quali casi l’Inps paga questa indennità? Per quanto tempo? Scopriamolo insieme in questo articolo!
Un lavoratore dipendente può perdere il lavoro in due modi diversi:
Conoscere questa differenza è molto importante perché, a seconda dei casi, il lavoratore avrà o non avrà diritto alla NASpI. Se ti dimetti volontariamente, infatti, non puoi fare domanda per la NASpI salvo alcune eccezioni. Quali? Le dimissioniL’atto unilaterale con cui il lavoratore comunica di voler interrompere il rapporto lavorativo con il datore di lavoro. More per giusta causa, ad esempio, cioè quelle presentate per un motivo talmente tanto grave da non consentire di proseguire il rapporto di lavoro nemmeno per pochi giorni. O ancora: le dimissioni dei genitori lavoratori dipendenti entro l’anno di età del figlio.
Si tratta di un’indennità che viene garantita e pagata dallo Stato, se si rispettano precisi requisiti e condizioni, quando un dipendente perde involontariamente il proprio lavoro oppure decide di lasciarlo per validi motivi riconosciuti dalla legge.
NASpI è l’acronimo di Nuova Assicurazione Sociale per l’Impiego, cioè un’indennità temporanea che spinge a trovare una nuova occupazione e non a rimanere disoccupati.
In generale devono essere rispettati quattro requisiti fondamentali:
Se non conosci quanti contributi hai versato nel tempo, puoi sempre controllare l’estratto conto contributivo Inps.
La NASpI viene pagata ogni mese per una durata pari a metà del numero di settimane di contributi versati nei 4 anni precedenti la conclusione del rapporto di lavoro, fino a un massimo di 24 mesi, cioè due anni.
Facciamo un esempio semplice per capire meglio: se nei 4 anni precedenti alla perdita del lavoro hai versato 13 settimane di contributi, cioè circa 3 mesi, hai diritto alla NASpI per 1 mese e mezzo, cioè la metà di 3 mesi. Ricordiamo che l’importo della NASpI viene ridotto del 3% ogni mese a partire dal sesto mese di utilizzo.
Sì, se parliamo di lavoratori dipendenti. Sono inclusi, infatti, anche gli apprendisti, i soci lavoratori di cooperative, il personale artistico con contratto subordinato e i dipendenti a termine della Pubblica amministrazione.
Per i lavoratori parasubordinati, invece, esiste la DIS-COLL, mentre i lavoratori autonomi e/o liberi professionisti devono fare riferimento al loro Ordine o Cassa professionale di appartenenza o alla diversa gestione previdenziale.
Non è vietato, ma bisogna stare attenti a diversi elementi.
Sicuramente, il lavoratore decade dalla NASpI, quindi smette di prenderla, quando trova un nuovo lavoro subordinato a tempo indeterminato oppure quando non comunica all’Inps il reddito che presume di prendere da più rapporti di lavoro part-time.
Puoi perdere la NASpI anche se inizi una nuova attività autonoma senza comunicarlo all’Inps oppure quando raggiungi i requisiti per la pensione di vecchiaia o anticipata.
È molto semplice, devi solo visitare il sito Inps e accedere all’area riservata con SPID o CIE. Nella barra di ricerca scrivi “disoccupazione” e poi clicca su “NASpI: indennità mensile di disoccupazione”. Una volta cliccato su “utilizza il servizio”, dovrai compilare tutte le sezioni controllando che le informazioni inserite siano giuste.
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