Il contratto a tempo indeterminato è la tipologia contrattuale più ambita da tutti i lavoratori
Un contratto a tempo indeterminato è un accordo tra te e l’azienda che non prevede una data di fine. Questo significa che il rapporto di lavoro continua senza una scadenza prefissata.
Il contratto può essere interrotto se decidi di dimetterti oppure per ragioni legate all’azienda, come comportamenti gravi o molto gravi da parte tua (licenziamento per giusta causa o giustificato motivo soggettivo) o motivi aziendali, ad esempio difficoltà economiche o riduzione del personale.
Il contratto a tempo indeterminato è la forma più comune di rapporto di lavoro. Di solito, il tuo contratto di lavoro è a tempo indeterminato, mentre il contratto a tempo determinato è un’eccezione. Questo significa che, se nel tuo contratto non è indicata una data di fine per iscritto, il rapporto di lavoro è considerato a tempo indeterminato.
Le regole per questo tipo di contratto vengono definite da due fonti principali:
Queste fonti si combinano per stabilire le regole che si applicano al tuo contratto a tempo indeterminato.
Ci sono alcune regole generali e obbligatorie che valgono per tutti, stabilite dalla legge e dal Codice civile, ma molte altre possono cambiare a seconda del settore in cui lavori. Ad esempio, le regole nel settore metalmeccanico possono essere diverse da quelle nel settore commercio o turismo.
I doveri e diritti dei lavoratori non cambiano se si ha un contratto a termine o a tempo indeterminato. Ecco quali sono i principali.
I tuoi doveri:
I tuoi diritti:
Quali sono i vantaggi e gli svantaggi di un contratto a tempo indeterminato? I vantaggi superano di gran lunga gli svantaggi. Questa è infatti la forma di rapporto di lavoro più stabile: non devi preoccuparti di una scadenza, perché non esiste un termine. Questo ti permette di pianificare la tua vita e le tue esigenze contando su una certa stabilità economica.
Allo stesso tempo, hai sempre il diritto di dimetterti, rispettando il periodo di preavviso, ad esempio se trovi un altro lavoro.
Gli svantaggi riguardano principalmente gli obblighi di un lavoro subordinato. Tra questi ci sono il dovere di rispettare un orario prestabilito, l’obbligo di essere presente sul posto di lavoro e la necessità di chiedere permessi o ferie per gestire le tue esigenze personali.
Gli elementi essenziali di un contratto sono:
Devi sempre firmare una lettera di impegno all’assunzione?
No, non è obbligatorio. Tuttavia, nella pratica, soprattutto se stai già lavorando, firmare una lettera di impegno diventa importante per lasciare il tuo attuale lavoro in modo sereno.
L’orario di lavoro e lo stipendio del tuo contratto a tempo indeterminato sono indicati nel contratto stesso o nella lettera di assunzione. La retribuzione può essere calcolata in due modi:
Attenzione: non c’è alcuna differenza tra lo stipendio di un contratto a tempo determinato e quello di un contratto a tempo indeterminato. L’azienda non può discriminare tra i lavoratori basandosi solo sul tipo di contratto.
Il periodo di prova è un tempo durante il quale sia tu che l’azienda potete interrompere il rapporto senza bisogno di dare spiegazioni. Questo periodo serve proprio per “provare” sia il tuo inserimento nel lavoro sia l’ambiente aziendale. Non riguarda solo il datore di lavoro, ma anche te.
Per essere valido, il periodo di prova deve essere scritto nel contratto al momento dell’assunzione. Tuttavia, non è obbligatorio per un contratto a tempo indeterminato, perché è considerato un elemento “accessorio” e non essenziale del rapporto di lavoro.
Con il nuovo Decreto Lavoro e il Collegato Lavoro, se nel contratto viene inserito un periodo di prova, questo non può superare i 6 mesi.
I livelli sono il modo in cui i contratti collettivi classificano i lavoratori all’interno di un’azienda. L’inquadramento nei livelli dipende dalle tue capacità, dalle mansioni che svolgi e dall’anzianità di servizio.
Uno scatto di livello avviene quando passi a un livello superiore, cioè a una posizione lavorativa più gratificante. Tuttavia, lo scatto di livello in un contratto a tempo indeterminato non è sempre un tuo diritto.
In alcuni casi, soprattutto per mansioni più semplici, lo scatto di livello è legato semplicemente al trascorrere del tempo, ed è noto come scatto di anzianità. Per altri livelli, invece, lo scatto dipende dall’assegnazione e dall’esecuzione di compiti che richiedono maggiore impegno e responsabilità.
Lo smart working è una modalità particolare per svolgere la tua attività lavorativa. È regolato dal decreto legislativo 81 del 2017, che nella sua versione originale non prevedeva né luoghi né orari precisi di lavoro.
Oggi, però, lo smart working si avvicina più a una forma di “telelavoro”, in cui lavori da remoto invece che in ufficio.
Per lavorare in smart working è obbligatorio un accordo consensuale tra te e l’azienda. Dopo l’esperienza della pandemia, infatti, nessuna categoria di lavoratori ha più il diritto automatico di richiedere lo smart working.
Se hai un contratto a tempo indeterminato, hai diritto alla conservazione del posto di lavoro in caso di malattia. La legge prevede questo diritto, ma la durata del periodo in cui il tuo posto è garantito dipende dai contratti collettivi. Questo periodo è chiamato “periodo di comporto”.
Quando il periodo di comporto termina, l’azienda potrebbe procedere con il licenziamento. Per evitare questa situazione, molti contratti collettivi prevedono un periodo di aspettativa dopo il comporto. Durante l’aspettativa, hai ancora il diritto di conservare il posto di lavoro per un periodo aggiuntivo, la cui durata è definita dal contratto collettivo.
Di solito, questo periodo di aspettativa è non retribuito.
Come lasciare un contratto a tempo indeterminato? Prima di tutto, è importante usare il termine corretto: si parla di dimissioni, non di licenziamento, che è una prerogativa del datore di lavoro.
Per dare le dimissioni devi considerare questi tre aspetti:
Il preavviso e le dimissioni da un contratto a tempo indeterminato sono aspetti importanti da considerare. Per sapere quanti giorni di preavviso servono, tutto dipende dalle motivazioni con cui vuoi concludere il rapporto di lavoro. Questo vale sia per te che per l’azienda.
Ad esempio:
Fuori dai casi di giusta causa, ad esempio per dimissioni ordinarie, è obbligatorio rispettare il preavviso. La legge non stabilisce una durata fissa del preavviso per un contratto a tempo indeterminato: questa viene determinata dai contratti collettivi e dipende da fattori come il livello di inquadramentoServe a classificare il personale dipendente in base alla categoria, alla qualifica professionale e alle attività concretamente svolte (mansioni). Da esso dipende il trattamento economico e normativo applicato al singolo dipendente. More e la anzianità aziendale.
Ci sono situazioni in cui l’azienda non è obbligata a riconoscere il preavviso a tuo favore. Questo significa che il datore di lavoro può interrompere il rapporto immediatamente.
Un esempio è il licenziamento per giusta causa. In questo caso, l’azienda avvia un procedimento disciplinare e, al termine, ti comunica il licenziamento. Da quel momento, il rapporto di lavoro cessa immediatamente.
Il Codice civile, all’articolo 2119, definisce la giusta causa come una situazione in cui diventa impossibile continuare il rapporto lavorativo, anche solo temporaneamente. Questo accade in caso di inadempimenti molto gravi da parte tua.
Spesso, i contratti collettivi elencano esempi di comportamenti o situazioni che permettono all’azienda di procedere con un licenziamento per giusta causa.
Perché un lavoratore potrebbe preferire farsi licenziare invece di dimettersi? La risposta sta nelle regole rigide della NaspiLa “Nuova Assicurazione Sociale per l’Impiego” (NASpI) è un’indennità mensile di disoccupazione, istituita in relazione agli eventi di disoccupazione involontaria che si sono verificati dal 1° maggio 2015. More (indennità di disoccupazione). Solo chi perde il posto di lavoro in modo involontario può richiedere la disoccupazione, mentre se ti dimetti volontariamente, non hai diritto alla Naspi.
Per questo motivo, in passato, alcuni lavoratori preferivano farsi licenziare per poter accedere all’indennità di disoccupazione. Una delle strategie più comuni era quella dell’assenza ingiustificata: non tornavi più al lavoro, costringendo l’azienda a licenziarti.
Con l’entrata in vigore del Collegato Lavoro, però, questo espediente non è più utilizzabile. Ora, se non ti presenti al lavoro per più di 15 giorni senza giustificazione, questa condotta è considerata alla pari delle dimissioni volontarie, e quindi perdi il diritto alla Naspi.
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