Durante il periodo di malattia si potrebbero ricevere meno soldi rispetto al normale: vediamo come funziona
L’indennità di malattiaÈ la somma di denaro che, nei periodi di malattia, viene riconosciuta al lavoratore in sostituzione dello stipendio ed è generalmente più bassa di quest’ultimo. More viene riconosciuta quando si verifica un evento tale da impedire il corretto svolgimento della prestazione lavorativa. Questa incapacità di lavorare è temporanea e dura fino a quando non sarai nuovamente ritenuto idoneo al lavoro.
Per questo periodo riceverai comunque uno stipendio, che però potrebbe essere più basso rispetto a quello che percepisci di solito. La quantità di soldi che andranno in busta paga, infatti, cambia in base a quanto dura la malattia, fino a non essere più pagata dopo una certa soglia di tempo.
L’indennità di malattia, cioè la quantità di denaro che si percepisce nel momento in cui si sta assenti per malattia, non spetta a tutti i lavoratori dipendenti, come si potrebbe pensare.
Sicuramente spetta per:
Ci sono poi delle categorie cui non è riconosciuta questa indennità da parte dell’INPS. Sono un esempio i collaboratori familiari, i portieri, i lavoratori autonomi, ma anche i quadri e gli impiegati dell’industria e i dirigenti.
Per queste ultime categorie, l’indennità per la malattia viene pagata direttamente dal datore di lavoro (quadri, impiegati, dirigenti) o dalle casse previdenziali di riferimento (lavoratori autonomi non iscritti alla gestione separata INPS).
Generalmente chi paga la malattia in busta paga è il datore di lavoro, salvo poi andare a recuperare, tramite conguaglio, quanto anticipato al lavoratore. In pratica, quindi, se ti chiedi chi paga la malattia tra il datore di lavoro e l’INPS, sarebbe corretto dire che nella maggior parte dei casi il datore di lavoro anticipa i soldi che poi l’INPS indirettamente pagherà.
Ma non è tutto così semplice: ci sono anche delle ipotesi di pagamento diretto da parte dell’INPS, o pagamento al 100% direttamente in capo al datore di lavoro.
I primi 3 giorni della malattia, per esempio, non vengono pagati dall’INPS, e per questo si fa riferimento a quello che viene chiamato periodo “di carenza”. Per colmare questo periodo, i contratti collettivi hanno previsto, nella quasi totalità dei casi, che il datore di lavoro si faccia carico del pagamento di queste giornate.
Le ipotesi, invece, in cui l’indennità viene pagata direttamente dall’INPS, sono previste per:
L’indennità è generalmente a carico INPS e spesso prevede delle integrazioni da parte del datore di lavoro. È una garanzia che parte il giorno di effettivo inizio del rapporto di lavoro e rimane valida per tutta la sua durata. Già dal primo giorno, quindi, puoi godere della tutela economica nel caso in cui ti dovessi ammalare.
Attenzione però: l’indennità giornaliera da parte dell’INPS è riconosciuta solo dal quarto giorno in poi. Per i primi tre giorni, detti “periodo di carenza”, non viene pagata alcuna somma da parte dell’istituto di previdenza, e solitamente l’indennizzo è a carico del datore di lavoro stesso, in base alle regole stabilite dal contratto collettivo applicato in azienda.
Nella pratica, una volta che comunichi la malattia all’azienda dove lavori con l’invio del certificato, comincerà la copertura economica prevista.
L’inizio del periodo di indennità è visibile direttamente in busta paga, nello specifico nella parte centrale del cedolino, o tramite il foglio presenze, se disponibile.
Nel prospetto paga, infatti, verranno indicati i giorni di carenza, che non sono indennizzati dall’INPS, e i giorni invece coperti dall’istituto. I giorni a carico INPS, come già accennato, saranno presenti fino alla fine del periodo di comporto.
Per capire esattamente quanto si è percepito durante la malattia, dovrai sommare gli importi di queste due voci. Ricordiamo che il valore ottenuto sarà un’indicazione lorda di quello che andrai a percepire, perciò bisognerà togliere la relativa tassazione.
Come spesso accade, nel settore dell’edilizia ci sono regole differenti. In questo caso, infatti, il trattamento economico in caso di malattia non viene integrato dal datore di lavoro, ma dalle Casse Edili di appartenenza.
Bisogna inoltre fare alcune distinzioni tra:
In via generale, possiamo dire che ai dipendenti in prova non spetta l’indennizzo economico della malattia. Inoltre, se ti ammali mentre sei in prova, questo periodo viene sospeso e quindi allungato per tanti giorni quanti hai dovuto essere assente per malattia.
Per gli operai non in prova, i primi tre giorni di malattia verranno pagati solo se l’evento è superiore a 6 giorni.
Per gli impiegati non in prova, invece, l’indennità verrà pagata in base all’anzianità aziendale e l’importo calerà mano a mano che passano i mesi.
Nel contratto collettivoÈ l’accordo stipulato a livello nazionale tra i sindacati di rappresentanza dei lavoratori e dei datori di lavoro per regolare determinati aspetti dei contratti individuali di lavoro di un certo settore (es. orario di lavoro, retribuzione minima, ferie, congedi, ecc.). More del commercio, la malattia è generalmente pagata al 100% nei primi tre giorni, detti “di carenza”, perché a carico del datore di lavoro.
Attenzione però: questa regola è valida solo per le prime due malattie dell’anno, perché poi anche questo importo diminuisce progressivamente al 66%, 50%, per poi finire di essere pagato a partire dal quinto malanno dell’anno.
Se il certificato di malattia fosse maggiore di tre giorni, avresti diritto a un’indennità INPS, integrata poi dal datore di lavoro, fino al raggiungimento del 75% dal 4° al 20° giorno, per poi tornare al 100% a partire dal 21° giorno.
Prendendo in considerazione il CCNL Metalmeccanica – Industria, possiamo affermare che, anche in questo caso, la percentuale di retribuzione varia in base a diversi fattori.
Il trattamento economico, infatti, è garantito al 100% della retribuzione globale, ma solo per i primi 122 giorni. Questo periodo può aumentare, in base all’anzianità di servizio, a partire da 3 anni in su. Il CCNL, poi, detta norme particolari in caso di malattie non superiori a 5 giorni per più di 3 eventi.
Il trattamento integrativo a carico dell’azienda va a colmare la differenza di retribuzione non pagata dall’INPS, ma solo per un periodo di tempo limitato. Dopo un primo periodo, infatti, la retribuzione scenderà all’80%.
Il trattamento economico che ricevi in questa occasione non è sempre uguale a quanto avresti percepito se avessi lavorato. In alcuni casi, infatti, la tua busta paga potrebbe avere un importo più basso del solito.
Questo è dovuto al fatto che la misura dell’indennità di malattia è legata alla tua situazione lavorativa. Come abbiamo visto, ci sono quindi diverse variabili che devono essere considerate, come per esempio:
Il calcolo della malattia in busta paga non è affatto semplice. L’indennità deve essere integrata dal datore di lavoro, deve tenere conto della retribuzione media giornaliera e cambia in base al proprio inquadramento (operai o impiegati). Tutto ciò non permette un facile calcolo prendendo a riferimento dati esplicitati nella busta paga del mese.
Per il calcolo, si fa riferimento infatti alla retribuzione media giornaliera del mese precedente, cui si aggiungono poi le mensilità aggiuntive, che possono essere tredici o quattordici, in base al proprio CCNL.
Una volta fatto ciò, si calcolano le giornate indennizzabili, cioè quelle per cui si percepirà un pagamento, e poi si applica l’istituto della lordizzazione, cioè un calcolo matematico applicato ogni qualvolta il datore di lavoro paghi una somma per conto dell’INPS.
Tutto ciò fa sì che, da parte tua,, sia molto difficile calcolare la malattia riportata in busta paga.
Ricapitolando, quindi, la malattia viene pagata quando c’è un evento morboso che impedisce il normale svolgimento dell’attività lavorativa. La malattia viene pagata già dal primo giorno, se fa parte dei primi eventi dell’anno, ma ci sono CCNL che prevedono il pagamento solo se l’evento nel suo complesso dura più di un numero specifico di giornate (vedi edilizia).
Spesso l’inizio della malattia viene pagato direttamente dal datore di lavoro, e poi subentra l’indennizzo INPS, ma anche su questo fronte, l’inquadramento o il CCNL applicato al proprio rapporto può fare la differenza.
Non c’è una singola risposta per sapere se il sabato e la domenica vengano indennizzati dalla malattia.
Anche in questo caso, è bene fare una distinzione:
Se, dopo un evento di malattia, non si vede la relativa indennità esposta nel cedolino della busta paga, ci possono essere più fattori “colpevoli” di tutto ciò.
Può essere per esempio che:
Oltre le ipotesi già menzionate, in cui si fanno più malattie durante l’anno, si può perdere l’indennità di malattia anche con un singolo evento nell’anno, se questo è abbastanza lungo da causarne la sospensione.
Tutti i CCNL, infatti, individuano un periodo denominato “di comporto”, superato il quale l’indennità di malattia smette di essere pagata. Questo periodo è generalmente molto lungo, ma bisogna comunque fare attenzione, perché può essere legato anche alla propria anzianità lavorativa in azienda.
Superato il periodo di comporto, bisogna prestare attenzione anche al fatto che la legge spesso prevede la possibilità, da parte del datore di lavoro, di licenziare.
Se ti viene riconosciuta l’indennità, ti verrà automaticamente riconosciuta anche la contribuzione figurativa. Il tuo periodo di assenza in malattia, quindi, non andrà a ridurre o influenzare la tua pensione.
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